-Pronto?- risposi svogliata al telefono mentre Harry mi accarezzava la schiena.
-Christina!- una vocina stridula urlò dall’altra parte.
-Ellie?- la riconobbi.
-Non ti fai sentire mai. È così che si tratta un’amica?
Un’amica? Ah, beh.
-Sono un po’ impegnata- risposi sinceramente.
-Andiamo, sei giovane! Domani mattina facciamo colazione insieme ok? Non me la conti giusta. Ci vediamo alle 9 in punto da Starbucks.
-D’accordo- risposi sconfitta- a domani.
Non avevo alcuna voglia di vedere Ellie e di ascoltarla mentre parlava della sua cotta immaginaria per Harry. Al solo pensiero mi si infittiva lo stomaco. Non potevo sopportarlo. Allo stesso tempo, però, sentivo il bisogno di rompere la bolla di cui mi circondavo e di aprirmi di più agli altri. Ora che Harry sarebbe stato via per due settimane mi avrebbe fatto bene avere un’amica.
-Esci domani mattina?- domandò guardando fuori dalla finstra.
-A quanto pare- mi legai i capelli.
-È una brava ragazza?- ok, mi stavo innervosendo. Cos’era, un terzo grado?
-Sicuramente più di me.
-Stai attenta- mi guardò negli occhi e sembrava aver assunto le sembianze di un cinquantenne. E mi venne in mente di quando nel treno mi dava del lei. Perché era così pesante?
-Sono adulta e vaccinata- risposi acida- so badare a me stessa.
-Nessuno lo mette in dubbio, mi preoccupo solo per te.
-Sappi, mio caro- gli puntai il dito contro- che anche se mi hai baciata non hai alcun diritto su di me.
-Ti ricordo che tua nonna…
-Mi hai stancata! Per la miseria Harry. Goditi la tua vita, cosa diavolo può succedermi se vado a prendermi un caffè con un’amica?
Non rispose, uscì e chiuse la porta sbattendola. Eccolo qua, il primo litigio. E io che mi preoccupavo che non ce ne fosse ancora stato uno. Mi faceva imbestialire il fatto che volesse avere il comando della mia vita con la scusa di mia nonna. Decisi di andare a prendere una boccata d’aria per fumarmi in santa pace una sigaretta. Presi la felpa e le converse e scesi giù per avvisare Claire.
-Harry è uscito- disse vedendomi.
-Esco anche io- sorrisi fingendo disinvoltura.
-Torni per cena?- domandò come se non fosse curiosa.
-Suppongo di si- mi chiusi la porta di ingresso alle spalle e vidi Harry a bordo piscina parlare animatamente al telefono.
-Ti ho detto di si, cazzo!- urlò e chiuse la telefonata. Aveva un pantalone nero a vita bassa, una maglia a mezze maniche che lasciava scoperte le braccia tatuate e una di quelle orribili bandane in testa. Cosa ci trovava di bello?
-Stai uscendo?- domandò vedendomi lì impalata.
-Si- risposi pensando che mi avrebbe fatto il terzo grado, di nuovo. Invece non disse niente e uscì dal cancello passandomi davanti. Era come se per un momento avesse dimenticato tutto. Che avesse scordato che stava rinunciando ad una tappa extra del suo tour per me, come se quel bacio fosse stato soltanto un incontro passeggero, come quando conosci qualcuno in aereo, ci fai due chiacchiere e poi non lo rivedi più e quel qualcuno scompare dalla tua vita per sempre. Era come se non avesse sentito tutti quei brividi che avevano provocato le sue mani sul mio corpo. Era stato un bacio, lo so. Ma quel bacio mi aveva lasciato un segno. Un segno indelebile. Mi passò davanti come se io vivessi in casa sua per puro errore, come se lui non mi avesse mai voluta. Perché? Perché volevo che non mi facesse mille domande? Era questo il prezzo da pagare per averlo costantemente nella mia vita? Svoltai l’angolo con gli occhi lucidi e mi scontrai in qualcuno.
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Drawing. || Harry Styles
RomanceLa matita scorreva sul foglio e assumeva pian piano una forma sotto i miei occhi. Bianco e nero. Non pensavo quando disegnavo, non lo facevo mai, e mi ricordava lui, in modo indissolubile. Mi allontanava da tutto il peggio che c'era, quanto di piú s...