Affrontare la verità è una delle cose più complicate della vita. Guardare Harry in quello stato, in attesa di una mia parola, con le mani in faccia e gli occhi spenti mi stava uccidendo. Ero immobile, ferma ancora all'entrata della porta, ai miei piedi la cartella medica sbattuta a terra con la violenza di un mostro e la rabbia di Harry stava vacillando. Vederlo piangere mi stava soffocando e avrei voluto abbracciarlo, ma non mi muovevo. Semplicemente non ero pronta, non ero pronta a questo. Dirgli la verità voleva significare mettere da parte il dolore che mi aveva provocato, i pianti disperati che avevano fatto eco alle mie notti insonni. Non volevo dirglielo, ma la mia cartella parlava, Harry sapeva. Non aveva bisogno delle mie parole buttate al vento.
-Rispondimi cazzo!- urlò facendo volare il tavolino davanti al divano. Mi tappai le orecchie in preda al panico, mi stava facendo paura.
-Harry smettila- sussurrai mentre le lacrime bagnavano lentamente i miei occhi.
-Cosa cazzo significa? Spiegamelo!
Rimasi in silenzio.
Cosa dovevo dirgli? Che ero malata e che sarei morta da un momento all'altro?
-Merito una spiegazione Chris!- stavolta le vittime furono i libri sulla libreria che si ritrovarono presto a terra, con le pagine stracciate.
-Mi dispiace- le lacrime fuoriuscirono senza pietà solcando le mie guance rosee. Chiusi gli occhi in attesa che il mio cuore calmasse il suo battito ormai impazzito.
-Da quanto lo sai?- la sua voce calma, aveva ancora gli occhi lucidi e ogni tanto si passava le mani tra i capelli.
-Non è importante- mormorai cercando di calmarlo. Speravo solo che Zayn sarebbe arrivato presto.
-È fottutamente importante Christina, per questo mi risponderai!- aveva l'affanno, il suo petto si alzava e si abbassava con fatica e lentamente mentre camminava per tutta la stanza stando attento al disastro che aveva combinato. Io continuavo a piangere.
-L'ho scoperto in Italia- singhiozzai.
-Cazzo!- urlò dando un calcio al mobile di legno su cui era posto un vaso di vetro, che cadde a terra rompendosi in mille pezzi. Poi prese posto sul divano, sedendosi più sul bordo. Prese la testa tra le mani cominciando a scuoterla. Non capivo cosa lo turbasse tanto.
Fissai la scena, cercando di recuperare il poco senso intellettivo che mi rimaneva. Le mie gambe erano diventate poltiglia, i miei occhi erano più bagnati di un oceano e il mio cuore aveva preso la velocità di una macchina da Formula 1. Respiravo a fatica e il silenzio della stanza risuonò nelle mie orecchie facendomi tremare. Era peggio di qualsiasi altra cosa, il silenzio che faceva eco a quella situazione. Harry sul divano con le mani in faccia continuava ad imprecare silenziosamente. Mi lasciai scivolare lungo la porta, sedendomi a terra e portando le ginocchia al petto. Tutto quello era doloroso, faceva male ed era peggio di qualunque malattia. Mi ero costruita un muro intorno, l'avevo tenuto lì, vivo, per anni ed era bastato davvero troppo poco per far crollare tutto. Lasciandomi inerme a combattere il mostro che ero, a combattere un amore che non riusciva a nascere, a combattere un cuore che non voleva battere. Era triste, e sapevo che le fitte che avevo al petto erano solo dovute alla distruzione che tutto quello stava portando nella mia vita. Chiusi gli occhi lasciando che le lacrime scivolassero lungo il mio viso. Avevo passato davvero la vita cercando di essere accettata, cercando di sembrare una persona a cui portare rispetto, mi ero sentita libera, forse fin troppo, di prendere decisioni che non mi spettavano e ora la vita si stava vendicando di me, prendendo una decisione fin troppo drastica. Mi stava allontanando dal mondo, dagli altri, rinchiudendomi in una bolla, e mi stava allontanando anche da me stessa. Dovevo combattere contro qualcosa che avrebbe voluto uccidermi, e probabilmente mi sarei fatta male in ogni caso. Io non volevo combattere, non volevo vivere se questo avesse significato perdere tutto. Volevo semplicemente stare in pace con me stessa, una volta per tutte.
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Drawing. || Harry Styles
RomanceLa matita scorreva sul foglio e assumeva pian piano una forma sotto i miei occhi. Bianco e nero. Non pensavo quando disegnavo, non lo facevo mai, e mi ricordava lui, in modo indissolubile. Mi allontanava da tutto il peggio che c'era, quanto di piú s...