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In un attimo mi ritrovai al muro. Lui mi bloccava le braccia. Provai a tirargli un calcio per liberarmi dalla sua presa. Ma lui era troppo forte. «ti odio Alan» dissi urlando. Lui aumentò la presa. Urlai di dolore. «lasciami» dissi, con le lacrime che sgorgavano libere. Lasciò la presa. Mi accasciai a terra. Lui si abbassò e mi guardava preoccupato. «scusa» disse calmo. Mi bloccai dopo aver sentito quella parola uscire dalla sua bocca. «ti stai scusando?» gli chiesi a bocca aperta. «sì. Sei un'umana e sei fragile. Non dovevo trattarti così» disse guardandomi negli occhi. Era sincero. Non sapevo cosa dire. «i-io» dissi balbettando. «sei rimasta senza parole» disse sorridendo. Un sorriso diverso. Non era sadico e malizioso. Era gentile e amichevole. Annuii. «tu mi hai lasciata senza parole» dissi. «hai ragione. Mi perdonerai?» chiese lui. «sì» risposi, incrociando il suo sguardo.
Sentii un dolore lancinante ai polsi. «so che provi dolore» disse gentilmente. «vuoi un Po' Del mio sangue?» chiese poi. «sì» risposi. Lui si morse il braccio e lo avvicinò alla mia bocca. Bevvi il suo sangue. I polsi guarirono in poco tempo. «hai fame?» mi chiese lui. «sì. Ma ci penso io» dissi sorridendogli gentilmente. «ti aiuto» disse lui. Ci alzammo e andammo a cucinare.
Non sapevo se fidarmi delle sue scuse.

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