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Anche questa mattina pioveva ma, a differenza di ieri pomeriggio, oggi veniva solo una pioggerellina leggera con un sole che non vuole starsene dietro le nuvole e aveva deciso di splendere lo stesso.
Per l'ennesima volta mi ritrovo a correre tra questi corridoi con un Andrea che fa finta di non prendermi, beh, almeno ci teniamo in forma.
Svoltiamo, io prima e dopo pochi secondi lui, in uno dei corridoi dove si trovano le classi di prima e seconda.
Vedo un ragazzo biondo e alto correre ed entrare in un aula che non conosco.
Ma, aspetta, quello è Leo!
Accelero il passo e mi fermo davanti ad essa.
Andrea si ferma a sua volta, si guarda attorno e mi fa un cenno di saluto prima di voltarsi e andare nella direzione opposta.
Sicuramente anche lui avrà visto Leo e per proteggere il nostro patto se ne è andato.
Con curiosità apro la porta ed entro.
Leo è di spalle e si sta baciando, molto appassionatamente aggiungerei, con qualcuno seduto sul banco davanti a lui.
-Leo?-
I due si staccano e finalmente ho la conferma che l'altro è anch'esso un ragazzo.
-Giova? che ci fai qui?- 
Sono diventati tutti e due rossi.
-Ti ho visto entrare e ho pensato di seguirti, non mi aspettavo che tu fossi in buona compagnia-
Leo abbassò lo sguardo - non dirmi che ora che lo sai  ti faccio schifo, non lo sopporterei da uno dei miei migliori amici-
Iniziai a ridere - e perchè dovrei?- 
-beh, hai appena scoperto che sono gay-
-Leo e... tu come ti chiami?
- chiamami pure Poldo-
-okay, Leo e Poldo benvenuti nel club-
I due ragazzi si guardarono non capendo cosa io volessi dire.
Poldo mi guardò dritto negli occhi - in che senso?-
Non feci in tempo a rispondere che quella stupida campana si mise a trillare.
-ora non c'è tempo. Leo ti va bene se oggi ci vediamo e ne parliamo?-

Salgo le scale di fretta. Oggi a scuola è stata una giornataccia e Karen mi tiene sempre d'occhio.
- Beh, almeno non ti ha fatto altri discorsetti o chiuso in qualche altro bagno- mi dice Fancy alle mie spalle
- oh, ma che fortuna-  gli rispondo sarcastico roteando gli occhi.
Arrivo al mio piano e tiro fuori le chiavi della porta di ingresso di casa mia e la apro.
La casa come al solito tace, mi fa ancora strano sentirla così, anche se non mi dispiace.
Peccato che domani Manuel torna e ce lo avrò ancora tra le scatole, che palle.
Vado in camera per  mettere giù lo zaino, ma quando entro nella stanza noto che c'è qualcosa sul letto.
Una felpa lavata e ben piegata solo non è mia.
La prendo in mano e in quel momento mi ricordo che è quella di Giovanni.
Sicuramente ieri con la fretta che aveva di tornare a casa si è dimenticato di riprendersela.
Il cuore manca un battito quando mi ricordo che lui ha ancora la mia.
- cos'è quel sorriso? -
-non sto sorridendo, comunque questa è la felpa di Giovanni, forse è meglio se più tardi gliela riporto-
Metto giù lo zaino e vado alla porta finestra tirando fuori dalla tasca un accendino e il pacchetto di sigarette.
Fuori pioviggina ancora ma il Sole non vuole dargli vinta e fa sì che si crei un paesaggio surreale.
Ripenso al giorno prima, a Giorgio e Pietro, ripenso alla chiacchierata che ho fatto con loro.
Sono rimasto sorpreso che Giorgio è d'accordo con me riguardo al fatto che forse non è giusto rendere la vita difficile a ragazzi che conosciamo appena.
-se tu avessi detto tutto, loro ti avrebbero capito lo stesso, lo sai-
- sarebbe stato imbarazzante, e poi da quanto ho capito nemmeno Pietro sa che Giovanni non è poi così etero-
- mi stai dicendo che hai avuto il buon cuore di non intrometterti? -
Fancy dalla voce sembrava non solo meravigliata ma anche felice.
-pff, so solo farmi i fatti miei-
Rispondo a tono.

- quindi lo hai conosciuto solo un paio di giorni fa-
- si- sebbene la mia più che una domanda era un affermazione, Leo si è sentito in dovere di rispondere.
- e solo dopo questo paio di giorni tu ci limoni, senza sapere molto su di lui-
-ehm, diciamo di si- Leo era in totale  imbarazzo, cosa resa più visibile dal viso color peperone.
- Leo, cosa non mi hai detto- dico nel tono che di solito usa mia madre quando faccio qualche cavolata e lei lo scopre.
-hem, niente, perché? -
Roteo gli occhi - va bene, facciamo che per questa volta ti credo-
Leo si lascia andare a un sospiro.
-hai finito l'interrogatorio finalmente-
- sei tu che non ci dici niente, pensavo che ti fidassi di più di noi-
- Giova, io mi fido di voi e mi rendo conto che se fosse capitata una cosa così a te o a Pietro o Matteo, voi lo avreste detto. Mi dispiace, ho avuto paura di perdervi-
Abbassa lo sguardo.
In casa sua oltre la tv messa su un canale a caso, regna il silenzio.
Da fuori si sentiva appena la pioggia che batteva sul tetto e sull asfalto.
-già, Pietro e Matteo, quando hai intenzione di dirlo anche a loro? -
-non lo so, è difficile-
-ricorda che anche loro sono i tuoi migliori amici, non penserai certo he noi ti abbandoniamo come un cane solo perché ti piace un ragazzo-
- è difficile, non credo che tu possa capire-
-oh, invece ti capisco bene-
Leo si gira verso il mio lato del divano alzando le sopracciglia.
-Giovanni? -
Faccio un respiro profondo cercando di raccogliere più coraggio possibile.
Al mio tre lo dico.
Uno.
Due.
Tre.
- mi piacciono i ragazzi-
-coooosaaa? E da quando? -
-non mi ricordo bene da quando, comunque da un po-
-e perché non c'è lo hai mai detto? -
- per le tue stesse ragioni, ma ora ho capito che non ne vale la pena tenervelo nascosto-
Leo mi fissa con la bocca aperta incredulo.
Per non guardarlo prendo in mano il cellulare. Lo sblocco e mi accorgo dell'ora.
-cazzo è tardi, se non vado a casa subito mia mamma mi uccide dico alzandomi di scatto-
- aspetta, non puoi andartene adesso-
-devo-
Prendo le mie cose e arrivato sulla soglia mi fermo.
- senti, che ne dici se domani passiamo il pomeriggio tutti insieme.
Noi quattro e inviti pure Poldo, così lo dici pure agli altri, in questo modo sarà più semplice credo-
- va bene giova, ci penso-
Faccio un sorriso prima di aprire la porta e correre a casa.
La pioggia anzi che diminuire ha iniziato ad aumentare e come ieri io sono senza ombrello.
Allungo il passo e raggiungo velocemente la mia via.
Non vedo l'ora di farmi una bella doccia calda.
Avvicinandomi vedo una sagoma davanti al mio cancello.
Rallento il passo è stringo gli occhi nella speranza di capire chi sia.
Cosa ci fa qui Andrea?












GAZZELLA ~CAMPERKILLER~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora