Shall I compare thee to a summer's day?

31. Non potevo stare senza di lei

Alex's pov, qualche ora dopo
Stupida!

Sei una stupida, Alex!

Non avrei dovuto baciarla, lei non vuole stare con me, devo farmene una ragione.

Ma come potrei farmene una ragione?
Mi manca da impazzire e non desidero altro che stare con lei; non voglio nessun'altra se non lei.

Quel corpo mozzafiato, quegli occhi, quei maledetti occhi azzurri che da soli illuminavano l'intera hall e quelle labbra, non mi hanno fatto capire più niente.

Mi hanno annebbiato la mente.

Non posso farci nulla, sono innamorata.
Sono innamorata di Piper Elizabeth Chapman e morirò innamorata persa di Piper Elizabeth Chapman.

Il giorno dopo
È domenica mattina ed io, come al solito, mi preparo per il mio consueto allenamento a Central Park, nonostante avessi passato una nottataccia, per ovvie ragioni, e non avessi chiuso occhio.

Tra uno sbadiglio e l'altro, mi infilo una t-shirt bianca, prendo le mie immancabili cuffiette e scendo di casa, avviandomi verso il parco, sotto un caldissimo sole estivo.

Dopo più di un'ora di corsa intensa, mi fermo, sudata e affaticata, all'ombra di una quercia, sia per riprendere fiato e dissetarmi, ma anche per non stare sotto il sole cocente delle 12, non vorrei beccarmi un'insolazione per così poco.

Appoggio, quindi, la schiena al grande tronco di quest'albero e lentamente mi abbasso, fino a sedermi completamente sull'erba umida di rugiada; alzo, poi, la testa e chiudo gli occhi, cercando di godermi questo piacevole e leggero venticello che mi accarezza i capelli.
Solo adesso scopro quanto è piacevole questa zona di Central Park: è una zona meno battuta rispetto agli altri posti, passano sì e no un paio di persone ogni mezz'ora e, se capita, si possono trovare delle coppiette sedute sulle panchine, in cerca di un po' di tranquillità.

Potrei rimanere qui per tutta la giornata, ma devo alzarmi e riprendere l'allenamento.
Prima di alzarmi, però, apro la mia borsa ed estraggo il mio cappellino da baseball con visiera, per evitare che i caldi raggi del sole siano diretti proprio sulla mia testa e scongiurare, così, un brutto colpo di sole.

Prima di chiudere la borsa, però, all'interno noto un fogliettino di carta piegato.
Incuriosita, prendo il fogliettino proprio nello stesso istante in cui mi alzo e una volta in piedi, lo apro per capire se fosse un mio promemoria e avessi dimenticato di fare qualcosa:

Shall I compare thee to a summer's day?
But when I met you by surprise
I didn't realize
that my life would change forever

È il primo verso del Sonetto 18 di Shakespeare, seguito dalla prima strofa della canzone Reality che ieri sera ho dedicato a Piper.

«ma cosa?» chiedo poi confusa, ma appena alzo la testa per guardare dinanzi a me, non faccio in tempo a dire una parola perché mi ritrovo Piper davanti che mi spinge con forza contro il tronco alle mie spalle, mi toglie, poi, il cappello dalla testa, buttandolo letteralmente per terra e mi bacia con foga, facendo aderire completamente il suo corpo al mio, strofinandolo contro il mio a causa della forte eccitazione che sta provando.

Io porto entrambe le mie mani sul suo viso, come segno di protezione e possessività, mentre lei mi stringe la t-shirt all'altezza dei fianchi, afferrandola letteralmente con le unghie, come a voler esprimere una frustrazione e una rabbia che ha tenuto repressa da fin troppo tempo.

Nessuna delle due vuole fermarsi, a costo di andare in apnea, cosa che sta capitando a me nello specifico, anche perché avevo già il respiro a metà per via della corsa intensa che ho fatto ed ora non mi è rimasto nemmeno un po' di ossigeno di scorta nei polmoni.
Piuttosto che staccarmi da lei, per riprendere fiato mi sposto semplicemente verso il suo collo, non prima però di aver abbandonato le sue labbra con un piccolo morso.