Playboy

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Chapter 4- Playboy
Nel primo pomeriggio John, qualche ora dopo essere uscito dall'università, in cui stava approfondendo la sua materia preferita in assoluto, cioè economia, si recò con l'automobile del padre in una villetta poco distante dal centro.
Spense il motore non appena fu davanti ad essa, scrutando attentamente la siepe che ne copriva una buona parte di visuale, per poi decidersi a scendere dal veicolo. Suonò il citofono, udendo subito dopo una voce dolce e tranquilla a rispondergli, chiedendo chi fosse.
-Chi è?-
-Sono John- disse semplicemente, essendo più che conosciuto dalle persone all'interno dell'abitazione
A quel punto il cancello, di modeste dimensioni, fece uno scatto, così che il ragazzo potesse aprirlo senza difficoltà, e varcarlo, attraversando tutto il vialetto che conduceva direttamente alla porta d'ingresso, la quale era bianca lucida, di un'eleganza quasi disarmante, come tutta la villetta in sé per sé.
Il primo ad accoglierlo fu un gattino di colore rossastro, tendente all'arancione, il quale, avendolo riconosciuto, iniziò a fargli le fusa rumorosamente.
John non poté impedire a sé stesso di piegarsi sulle ginocchia quel tanto che bastava per raggiungere l'animaletto, che si lasciò subito coccolare dalla grande mano del ragazzo, giocandoci di tanto in tanto con le minuscole zampette munite di piccoli artigli che gli facevano il solletico.
-Ciao piccola Shelly, è sempre un piacere vederti- disse alla gattina, continuando ad accarezzarla premurosamente
-Credo che lo stesso valga anche per lei, mio caro John-
A risvegliarlo fu la stessa voce di prima, che lo fece ritornare subito in piedi, portando i suoi occhi ambrati in quelli grigio-verdi della donna di fronte a sé. Dovette abbassare lo sguardo, dato che ella si trovava su una sedia a rotelle, per poterle parlare faccia a faccia.
-Ciao Jade!- il riccio la salutò con un sorriso a trentadue denti stampato sulle labbra, venendo subito ricambiato
-Ciao caro, entra pure, cosa ci fai fermo lì?- lo intimò lei, in tono sarcastico, ma sempre gentile
-Il mio amore per Shelly mi deve aver distratto-
La frase fece ridere Jade, che lo condusse cordialmente nel grande salone di casa sua, facendo girare energicamente le ruote della sua sedia a rotelle per potersi spostare in completa indipendenza.
-Ti trovo bene Jade- le fece notare lui, sincero, vedendola particolarmente arzilla
La donna, in tutta risposta, gli dedicò una smorfia.
-La stessa cosa non si può dire di quel testone del tuo migliore amico- fece cenno con il capo, indicando la scalinata ricoperta dalla moquette color mogano, perfettamente intonata ai muri dell'abitazione
John si portò una mano sul viso, esasperato.
-Non so più cosa fare con lui- parlò nuovamente Jade, affranta nel parlare del proprio figlio, che si trovava in camera sua, segregato
-Sono venuto qui apposta per parlargli-
-Spero possa servire a qualcosa, perlomeno- confessò, incerto
La bionda lo guardò con immensa ammirazione, come avesse davanti un altro figlio, perché in un certo senso John lo era un po' per i genitori di Roger.
-Sei troppo paziente con lui John, a volte mi trovo a chiedermi come tu faccia a non perdere mai le staffe. E' veramente difficile stargli accanto, dato il modo in cui si comporta tante volte, e lo dico da madre perdutamente innamorata del proprio figlio-
Il riccio sorrise spontaneamente, stringendosi nelle spalle con fare timido.
-Gli voglio bene e sono consapevole che anche lui ne vuole a me, questo basta a consolidare sempre più il nostro rapporto di fratellanza, ormai- spiegò in poche parole
-Grazie per esserci nella sua vita- gli fu riconoscente Jade, quasi commossa dalle sue parole piene di affetto
-Per me è un piacere, non lo vedrò mai come un sacrificio Jade, puoi stare tranquilla-
-Lo so, sei un ragazzo veramente buono, beata la donna che ti sposerà!- lo elogiò per l'ennesima volta, divertendolo
-Oh, come una sbadata non ti ho offerto nulla! Desideri un caffè, una tazza di tè, uno spicchio di torta di mele, non so, un frutto..- elencò
John iniziò ad agitare le mani, in segno di rifiuto.
-Ti ringrazio molto, ma ho mangiato con mio padre in un ristorante circa trenta minuti fa, quindi sono più che sazio- batté due volte la mano sul proprio stomaco
La donna annuì con il capo, decidendo di non insistere.
-Sono consapevole che non faresti mai complimenti a casa nostra, quindi se dovesse venirti fame o sete, ti basta chiedere-
-Certo-
-Ora però vado dal principino- indicò con il pollice la scalinata, decidendosi poi a salirla congedandosi dalla donna, giungendo in poco tempo al piano superiore
Senza esitazione si recò dritto nella stanza che gli interessava, bloccandosi di fronte alla porta, bianca come quella d'entrata, di essa. Nonostante la confidenza che aveva con Roger, bussò in ogni caso. Non ricevette alcuna risposta in un primo momento, così ritentò.
-Mamma, ti ho detto che non ho fame! Lasciami stare!- si udì dall'altra parte della porta
John non disse nulla, bensì aprì e si appoggiò allo stipite, guardando l'amico a braccia conserte, steso sul proprio letto e intento a fissare il soffitto senza alcun apparente motivo.

The Only Exception // R.M.T.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora