I want you

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Chapter 19- I want you
Dopo quel pomeriggio, Claire non attese un secondo per raccontare tutto, così come John, ai suoi amici. I due, infatti, dopo aver passato ore e ore sdraiati sul letto del ragazzo a scambiarsi baci e a coccolarsi, avevano ufficializzato tutto, mettendosi insieme.
Inutile dire che tutte le amiche di Claire, compresa Eleonor, impazzirono dalla gioia alla notizia, non sorprendendosene più di tanto, però.
Anche Freddie e Brian avevano abbracciato John realmente contenti per lui, mentre Roger si era limitato a congratularsi, data quella freddezza che ancora arieggiava pesantemente tra i due.
-Oh ma dai! La volete piantare voi due?- li riprese entrambi Freddie con le mani poggiate sui fianchi
-Gli ho detto che sono felice per lui, cosa dovrei fare di più? Saltellare di gioia come un puledro?- chiese Roger scettico
-Credo proprio che voi due dobbiate chiarirvi una volta per tutte, eh- disse, poi, loro Brian guardandoli severamente.
John si voltò verso il biondo scrutandolo, lo notò impassibile, così, dopo aver sbuffato, gli parlò.
-Quanto dovrà andare avanti questa pagliacciata?-
-Dimmelo tu-
-Io non ce l'ho più con te da giorni-
-Nemmeno io se è per questo- gli rispose tranquillamente Roger
-E allora perché tutto questo?-
-Non lo so, okay?-
I due si guardarono a lungo negli occhi, non sapendo cos'altro dirsi. Mancava ad entrambi il loro ridere e scherzare continuo, così come i loro discorsi seri. Gli mancava il loro vecchio rapporto che da pochi giorni a quella parte sembrava essersi scemato totalmente a causa di una sciocca discussione.
-Ti ringrazio per ciò che hai fatto- se ne uscì nuovamente John
-Mh?-
-Con Claire, malgrado all'inizio avrei voluto strozzarti, ti ringrazio e ti devo tutto. Tu sei stato il mio coraggio mancato, come sempre oserei dire-
-Figurati, sono pur sempre il tuo migliore amico, no?- gli domandò, quasi speranzoso, Roger
-E' ovvio che lo sei, stronzo- rise il riccio contagiandolo
-Oh suvvia tesori, abbracciatevi!- li incoraggiò Freddie spazientito avvicinandoli con le proprie mani l'uno all'altro, sotto lo sguardo divertito di Brian.
Il biondo guardò a lungo il proprio migliore amico, dubbioso.
-Quindi dici che dovrei perdonarti il fatto che tu mi abbia dato dello stronzo?-
-Quello lo sei sempre, quindi non vedo perché ne dovremmo fare così tanto un dramma- gli sorrise angelicamente John beccandosi una sberla giocosa sulla fronte, facendo poi il primo passo, abbracciando Roger, che ricambiò la stretta.
-Mi sei mancato brutto stronzo di un biondo-
-Anche tu, riccio complessato-

-

Passarono vari giorni, che si tramutarono lentamente in settimane, il che stava a significare che Novembre era alle porte e che, con lui, anche il fatidico diciottesimo compleanno di Eleonor si stava avvicinando, malgrado, in realtà, fosse a Dicembre.
Per la ragazza in questione, ormai ufficialmente segretaria alla Bright Company, quel lasso di tempo che trascorse fu un vero incubo. Nicole, proprio come le aveva promesso, non le stava dando pace, giorno dopo giorno.
Un giorno insinuava che gli appunti fossero scritti male, quello dopo che Eleonor, invece di portarle il thè, le avesse portato un caffè macchiato, quello dopo ancora che la castana era troppo lenta nello svolgere le proprie mansioni.
Dopo l'ennesimo rimprovero, Eleonor, un giorno come tanti di fine Ottobre, se ne stava poggiata con il capo alla scrivania del suo piccolo ufficio, ormai divenuto il suo ambiente ideale. La castana era esausta e questo particolare fu notato da un ragazzo moro, nonché suo collega e, ormai, grande amico, Nelson.
Egli, difatti, bussò piano alla porta dell'ufficio della ragazza, entrandoci subito dopo, avendola notata in quello stato.
-Ehi El-
-Oh, Nelson, sei tu- abbozzò un sorriso lei
-E' tutto okay? La streghetta ha colpito ancora, vero?- le domandò apprensivo, sbuffando non appena lei annuì
-Ha strappato un documento che avevo scritto al computer impiegandoci un'intera mattinata, causa? Caratteri troppo piccoli e illeggibili secondo lei- raccontò esasperata portandosi una mano tra i capelli, quel giorno raccolti in uno chignon tutt'altro che ordinato
-Non puoi continuare così, Eleonor. Devi dirlo a Luke e Cindy, persino a Sadie. Ti esaurirai se no, lei è il tuo capo, non il tuo Dio- le consigliò Nelson poggiandosi con una natica alla scrivania
-Posso farcela a sopportarla, non ti preoccupare- lo tranquillizzò
-No El, non se ne parla. Come puoi non esaurire la pazienza con lei? Io lavoro con Jack e lui mi tratta veramente con cortesia, non come Nicole tratta te. Sei diventata il suo zerbino, non posso neanche più definirti la sua segretaria-
-Sopporterò, non voglio dare un dispiacere a Luke e Cindy, hanno già i loro problemi e non voglio essere un ulteriore-
-Qui parliamo di rispetto. Il rispetto che Nicole non ti sta portando e mai ti porterà, a questo punto- provò a farla ragionare il ragazzo
-Ripeto: sopporterò-
Nelson roteò gli occhi arrendendosi.
-Sei incredibile, fattelo dire-
-Ho un certo talento a sopportare gli stronzi- mormorò Eleonor facendolo ridere di gusto.
E mentre Eleonor attese la fine di quell'ennesima giornata lavorativa che ormai, come le altre, la stava logorando silenziosamente, Roger rientrò a casa sua allarmato, dato che un messaggio di suo padre, scritto per emergenza, come lui gli aveva detto, con il cellulare di un suo amico, dato il numero sconosciuto, lo aveva avvertito di raggiungerli a casa.
Il biondo pensò che potesse essere successo qualcosa a sua madre, così si affrettò a varcare la porta dell'abitazione, non trovandoci nessuno all'impatto.
-Papà? Mamma?-
Roger fece qualche altro passo, sbiancando non appena vide Rupert e Sam comparire da due lati opposti del suo salone.
-E voi che cazzo ci fate qui?- sbottò
-Dove sono i miei?-
Padre e figlio si guardarono iniziando a ridere di gusto, sotto lo sguardo furente del biondo.
-Ancora credi che il messaggio fosse di tuo padre?- lo sfotté Sam
-No, genio, questo particolare lo avevo capito. Come siete entrati qui?-
-Facile, tuo nonno ha la copia della chiave di ognuna delle nostre case, quindi prendergliela da sotto il naso non è stato poi così difficile- Rupert oscillò l'oggetto in questione in faccia a Roger
-Brutto pezzo di merda, tu..-
-Attento- lo minaccio a denti stretti Sam
-Non mi fai paura, Samuel-
-Io ti consiglio di stare attento, invece-
-Se no?- aprì le braccia il biondo senza paura
-Questo- una voce sconosciuta alle sue spalle lo voltò e poi l'uomo in questione, sconosciuto come la propria voce, colpì in pieno volto Roger facendolo cadere a terra con violenza, inerme, sotto lo sguardo sadico di Rupert, ma scioccato di Sam.
La botta era stata tremenda e Roger ora si sentiva stralunato, percependo l'occhio dolergli e la testa girargli.
-Questo, piccolo nipote mio. Questo succede a chi si mette contro la famiglia Scott. Tieniti pure quella sporca puttana che ha defilato mio figlio per te- sputò velenoso Rupert.
In un altro momento, udendo come egli aveva definito Eleonor, il biondo non ci avrebbe pensato due volte e prenderlo a calci, ma gli fu impossibile in una tale circostanza.
-E non provare a dire una parola, a nessuno. Intesi ragazzino?- gli suggerì malignamente l'uomo che lo aveva colpito
-Intesi?- gli urlò poi Rupert vedendolo annuire flebilmente con il capo
-Bene. Steven, Sam, possiamo andarcene, il lavoro qui è finito- li intimò dirigendosi verso l'uscita, abbandonandolo a sé stesso, ancora dolorante.
I due uomini si avviarono nell'immediato, mentre Sam se ne stette per un po' a fissare il cugino inerme al suolo. Una minuscola parte di sé, nascosta, forse, in qualche angolo remoto del suo cuore, stava provando pena per il ragazzo, ma l'indifferenza e l'astio, come sempre, ebbero la meglio, dato che anche lui lasciò casa Taylor, non curandosi delle condizioni di Roger al quale sfuggì una lacrima al suo stesso controllo, forse per il dolore, o forse per quella solitudine che gli stava maciullando le ossa. Era solo, abbandonato a sé stesso e nessuno, oltre a lui, avrebbe potuto aiutarlo a rimettersi in sesto.

The Only Exception // R.M.T.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora