I am not like them!

592 26 3
                                    

Chapter 7- I am not like them!
Intorno alle dieci di quella domenica mattina Roger giunse, del tutto frastornato e malmesso, finalmente a casa sua non appena ebbe parcheggiato la macchina nell'apposito garage della sua villa. Un'emicrania insopportabile lo stava tormentando fin da quando si era svegliato e ciò gli diede problemi anche nell'aprire il portone dell'abitazione.
Non appena la chiave nella serratura scattò la prima ad accoglierlo gioiosamente, come sempre, fu Shelly, la sua gattina, alla quale sorrise dolcemente, tenendo ancora gli occhi socchiusi a causa del forte mal di testa.
Concesse giusto due carezze alla micetta, per poi entrare silenziosamente in casa, così da non svegliare i suoi genitori, nel caso stessero dormendo, anche se ne dubitava, sapendo quanto mattiniera fosse Jade.
Mosse alcuni passi lungo l'ingresso, sobbalzando nel riconoscere la figura di sua madre, la quale lo stava squadrando con uno sguardo fin troppo serio. Aveva le braccia incrociate sotto al seno e la sua espressione non prometteva davvero niente di buono.
Si affrettò a parlare, precedendola.
-Prima che tu possa dire qualcosa, mi dispiace di non avervi avvertiti, non ci ho pensato- provò a giustificarsi, inutilmente
-Ti sembra una giusta giustificazione uscirtene con la frase "non ci ho pensato"?- gli domandò seria
-Mamma, ho vent'anni, non quindici- le disse poi, scocciato
-Neanche questa è una giustificazione. La tua età non aumenta o diminuisce la nostra preoccupazione nel saperti chissà dove, Roger Meddows-
Un'ulteriore fitta al capo lo invase, facendogli stringere forte le palpebre.
-Guardati-
-Sei in condizioni pietose e oltretutto puzzi di alcool e di fumo da fare schifo- gli disse Jade non perdendo nemmeno un briciolo di serietà, mischiata all'apprensione nei confronti del suo unico figlio
-Ho bisogno di una doccia-
-Se non di tre docce- lo bacchettò nuovamente
Delle voci provenienti dalla sala da pranzo lo distrassero dal guardare la propria madre, non capendo chi vi fosse assieme al padre.
-Abbiamo visite?- interrogò la bionda, che sbuffò
-Promettimi che resterai calmo-
Roger a quel punto strabuzzò gli occhi, provando a cancellare dalla sua mente quel bruttissimo presentimento che aveva.
-Non dirmelo- disse semplicemente
-Sono qui per discutere di alcune questioni con tuo padre, se ne andranno a momenti, tranquillo-
-E perché tu non sei con loro?- chiese confuso
-Ho visto Shelly schizzare verso l'ingresso non appena ti ha sentito arrivare, quindi da lei ho capito- gli spiegò, addolcendo leggermente la propria espressione
-Tu non dire niente, io corro in camera mia- le disse poi in un sussurro
-Devi venire almeno a salutare Rog, c'è Brian- provò Jade, ricevendo in risposta soltanto un lamento molto rumoroso fuoriuscito dalle labbra del biondo
-Dimmi almeno che ​loro​ non ci sono- marcò bene la parola "loro" colmo di speranza
L'espressione della madre gli fece capire tutto, facendo sì che la sua frustrazione aumentasse maggiormente. Non poteva sopportare di avere quelle persone lì, avrebbe preferito farsi investire da un treno ad alta velocità.
-A nostro grande malgrado, ci sono tutti Roger-
-Bene, questa giornata non poteva iniziare peggio- disse passandosi una mano sul volto
-Ancora non mi hai detto dove sei stato- gli rinfrescò la memoria Jade, attendendo spiegazioni
-Dopo il concerto sono stato con John ed altre due amiche, dopodiché li ho riaccompagnati e sono andato da un'amica..- raccontò, non sapendo esattamente come definire l'ultima persona nominata
-Amica- ripeté Jade scettica
-Mamma, alla mia età si fanno queste cose, o preferiresti un figlio che sta tutto il giorno attaccato alla Playstation con la bava alla bocca?-
-Vorrei soltanto che mettessi un po' la testa apposto, ci sono tanti altri modi per divertirsi, non esiste solo il sesso e le sigarette-
-Me ne ricorderò- finse un sorriso, facendole roteare gli occhi di rimando
-Ora andiamo- lo incoraggiò, così che raggiungessero insieme la sala da pranzo, dove all'interno, a parte Patrick, vi trovarono un'altra decina di persone, tutte prese a parlare animatamente fra loro, non facendo caso inizialmente al nuovo arrivato
Ad accorgersene fu il padre, intento a discutere con suo nonno.
-Ehilà compare, ben ritrovato- lo salutò allegramente, contento di saperlo sano e salvo, dimostrandosi meno rigido di Jade
Roger si limitò ad alzare una mano, non muovendosi di un millimetro dalla propria postazione, venendo successivamente raggiunto repentinamente dalle sue due zie, Bella e Bridget, che lo strinsero in un forte abbraccio, che lo fece sentire enormemente a disagio.
Si trattava delle due sorelle minori del padre, gemelle, ma completamente diverse. Difatti Bella aveva i capelli più tendenti al castano chiaro mentre Bridget li aveva dello stesso colore di Roger e anche fisicamente erano praticamente opposte, l'unica cosa ad accomunarle erano gli occhi, celesti e cristallini come quelli del nipote.
-Ciao amore di zia- gli diede un bacio sulla nuca Bella, davvero contenta di vederlo
-Ciao zie- si limitò a dirgli, non scomponendosi
Non che non volesse loro bene, ma preferiva mantenere un certo distacco dalla propria famiglia, specie dalla parte di Bridget.
-Cugino- a rallegrarlo leggermente fu l'udire della voce di Brian, suo cugino, il figlio di Bella, il quale lo aveva raggiunto immediatamente, affiancato dalla sua fidanzata Grace
-Bri- si salutarono con una stretta di mano, mentre con la ragazza si limitò ad un cenno con la mano, non avendo poi così tanta confidenza
-Fatto serata?- ammiccò il riccio
-Si vede tanto?- Roger si passò una mano fra la chioma bionda, scompigliandola ulteriormente
-Beh hai delle belle occhiaie- lo sfotté Brian
-Non oso immaginare, oltretutto non ho pensato nemmeno a portarmi dietro gli occhiali da sole-
-Dai, basta una doccia, una dormita e ti rimetterai in sesto-
-Spero te ne basti una più che altro-
-Mia madre mi ha detto più o meno la stessa cosa, puzzo davvero così tanto?- fece una smorfia
-Sappi solo che odorandoti posso immaginare intere distese di piantagioni di tabacco- sia Brian che Grace risero, lasciandolo esterrefatto
-Ho davvero un urgente bisogno di una doccia allora-
-Roger!- lo richiamò, poi, suo nonno Clarke, facendogli cenno da vicino al padre di raggiungerli
-Vai- Brian gli batté una mano sulla spalla, incoraggiandolo
Con pochi passi Roger fu di fronte a suo nonno ed a suo padre, notando solo allora anche sua nonna Ester, la quale lo abbracciò immediatamente, coccolandolo come fosse ancora un bambino.
-Sempre più bello il mio nipotino- lo elogiò Ester, cingendogli la vita, evitando di aggiungere altri commenti sul forte odore di tabacco che emanava
-Cosa mi racconti giovanotto?- lo interrogò Clarke, aspirando poi dal suo sigaro
-Niente di nuovo- si strinse nelle spalle, guardandosi attorno alla ricerca delle persone che avrebbe voluto evitare come la peste, non captandone la presenza, rimanendo sorpreso e sollevato
-Ti stai godendo a pieno i tuoi vent'anni, noto- gli sorrise complice suo nonno, capendo il perché delle sue condizioni abbastanza pietose
-Anche troppo, direi- commentò Patrick, sollevando le sopracciglia contemporaneamente
-Ma se tu alla sua età eri già in tour- Ester difese il nipote
-Non lo stavo criticando- spiegò Patrick, ridacchiando leggermente
-A vent'anni mi sembra anche giusto volersi godere la vita- una nuova voce irruppe fra di loro, facendo raggelare il sangue all'interno delle vene di Roger
Si trattava di Rupert, il marito di Bridget, nonché zio acquisito del biondo, a suo grande malgrado.
Un uomo burbero e meschino, pronto a qualunque cosa pur di fregare chiunque, anche un membro della propria famiglia, al fine di ottenere ciò che voleva. Un mondo totalmente estraneo a quello di Roger.
Anche lui stava fumando un sigaro ed era affiancato dalla persona più detestata in assoluto da Roger, cioè Sam, il figlio di Rupert, che lo stava già fissando con un ghigno derisorio dipinto in faccia.
-Ciao Rog, dormito male stanotte?-
-Sì Sam, ti ho sognato e non sono più riuscito a chiudere occhio dopo- gli rispose a tono, con un pizzico di sarcasmo
-Roger- lo riprese in quattro e quattr'otto il padre, volendo fargli intendere che non ne valeva la pena
-Qual buon vento vi porta qui?- il biondo prestò ascolto a Patrick, unendo le mani e fingendosi interessato alla visita dei suoi amorevoli parenti
-Affari- gli rispose Clarke secco
-Che tipo di affari?-
-Come ben sai io sono arrivato ad un punto della mia vita in cui sono più gli anni che ho vissuto che quelli che mi rimangono da vivere-
-Che vuol dire?- Roger non capiva dove suo nonno volesse andare a parare
-Tuo nonno vuole iniziare a discutere sull'eredità Roger- andò dritta al punto Ester
-Ma zio Greg non c'è, non mi sembra giusto che ne discutiate senza di lui, a proposito.. perché non c'è?-
-Ha avuto problemi di salute- raccontò Patrick
-E hai pienamente ragione, anche per me non è giusto che si parli di certe cose senza la presenza di Greg, papà-
-E quando vorresti parlarne Patrick? Quando tuo padre sarà sepolto al cimitero?- lo derise Rupert, facendo digrignare i denti a Roger per la rabbia
-Non certamente ora, simpaticone-
-Se stiamo a guardare il vostro tempo libero, questa cosa non sarà mai fattibile- commentò acido Sam, con fare superiore
-Sono cazzi del nonno, non di certo tuoi- intervenne Roger
-Le parole!- lo riprese l'anziano
-Taci Taylor- gli si avvicinò portandogli l'indice sulle labbra, che il biondo afferrò malamente, allontanandolo insieme all'intera mano del cugino
-A casa mia parlo quanto voglio, Scott- lo sfidò, chiamandolo per cognome
-Smettetela- Patrick si intromise nell'ennesima litigata fra i due, portando le mani sul petto del figlio, spingendolo con cautela indietro
-Vai, non sei costretto a rimanere se non vuoi-
-E vatti a dare una lavata, puzzi da far schifo- lo giudicò con malizia Sam, storcendo il naso
Roger non riuscì nuovamente a contenersi, provando a raggiungere come una furia l'altro, tenendo la mascella serrata.
-Continua a provocarmi e ti sbatto a calci fuori da casa mia-
-Poi sarò io però a dare un calcio a te, teppista- Rupert difese il figlio, minacciando con l'indice il nipote
-Non ti permettere- anche Patrick decide di prendere senza esitazione le difese del proprio figlio, cingendogli le spalle con il suo braccio
-Possibile che con voi debba finire sempre così?- Jade raggiunse i suoi due uomini, afferrando dolcemente la mano di Roger
-Andava tutto bene fino all'arrivo di Roger- disse Sam
-Ancora parli?-
-Basta!- gridò Clarke ai nipoti
-Prova a darmi torto nonno- continuò Sam, portando i suoi occhi verdi in quelli del medesimo colore di suo nonno
-Rog, devi imparare a contenere la rabbia- gli sussurrò suo padre
-Capisco come ti senti, ma impara ad ignorarli-
-Roger, se continui a creare casini saremo costretti ad astenerti da ogni riunione famigliare, ti avverto- gli disse Clarke, lasciandolo a bocca aperta, sotto allo sguardo da vincente di Sam
Il biondo chiuse violentemente gli occhi, sorridendo.
-Va bene, non serve che facciate nulla, mi astengo io stesso da questa merda- sputò acido, sparendo dopo aver dato una potente spallata al cugino, il quale dovette reggersi al padre per non cadere al suolo
Roger raggiunse l'uscita della stanza a grandi falcate, ignorando i continui richiami dei suoi genitori, venendo per un attimo fermato da Brian.
-Non hai colpe- gli disse il riccio
-Essere nato in questa famiglia è la più grande colpa che ho- rispose semplicemente, rinchiudendosi successivamente in camera sua, cominciando a lanciare vari oggetti che non potessero andare in frantumi contro il muro, accecato dalla rabbia che avrebbe preferito sfogare sul volto del cugino
Ciò che lo fece smettere fu vedere Shelly appollaiata su sé stessa sopra il suo letto, intenta a fissarlo innocentemente, con il minuscolo capo leggermente inclinato verso sinistra.
Il biondo si piegò sulle ginocchia accanto al bordo del letto, poggiando il capo su quest'ultimo, così da poter avere i suoi occhi in quelli dell'animaletto.
-L'unica a capirmi a questo mondo sembri tu, Shelly- disse, pensando a quante volte nemmeno John era riuscito a comprendere quel suo disagio nell'avere una famiglia come la sua
Una famiglia con dei seri conflitti interni, dovuti a Rupert, che da anni non aveva fatto altro che spingere sua zia Bridget ad allontanarsi da tutti loro, senza un reale motivo logico.
A distrarlo dai suoi pensieri e dalle iridi di Shelly fu lo squillo del suo cellulare, il quale gli stava annunciando l'arrivo di un nuovo messaggio di WhatsApp.
Roger lo sbloccò subito con l'impronta digitale, notando di averne ricevuti vari. Due erano di John ed uno era di un numero non memorizzato in rubrica.
Aprì subito quelli di John, che erano i meno recenti.
"Buongiorno biondo, com'è andata la serata?" -9:23
"Sei vivo?" -10:04
Il biondo digitò velocemente la risposta, nella quale gli aveva detto di star bene e di non aver dato per niente retta al cellulare. A proposito della serata gli avrebbe parlato di persona, c'era fin troppo da raccontare.
Poi si decise ad aprire il rimanente messaggio dal numero sconosciuto.
"Ciao Rog, sono Eleonor. Volevo dirti che stasera, se è ancora valido l'invito, posso venire a vedere la tua esibizione. Fammi sapere!"
Roger parve rinsavire del tutto non appena lesse il messaggio della ragazza, aprendo curiosamente la sua immagine del profilo, che la mostrava intenta a ridere allegramente, facendogli capire che si trattava di una foto scattata all'improvviso e non ragionata. Quel sorriso lo fece sorridere di rimando, prima che si affrettasse a risponderle.
"Buongiorno El, fatti trovare pronta per le 21, ti passo a prendere io"
"Ps: sapevo che non mi avresti deluso occhi verdi"
Non appena chiuse l'applicazione, salvò velocemente il contatto e si diresse, finalmente, a farsi una doccia bollente, così che potesse lavargli via anche la rabbia che Rupert e Sam gli avevano scatenato con solo cinque minuti di conversazione.

The Only Exception // R.M.T.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora