Capitolo 2

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Capitolo 2:

*Gaz*

Max.Quel semplice nome continuava a saltarmi in mente ogni minuto da quando ci scambiammo i rispettivi numeri la prima volta che ci incontrammo e ci salutammo prima di tornare ognuno a casa propria.Non potevo fare a meno di pensare a quel bellissimo ragazzo dai capelli rosso scuro che quel giorno incontrai al parco.Ogni cosa mi ricordava lui.Il ritorno a casa non fu molto gradevole dato che mio padre me ne isse i tutti i colri aggiungendo anche un"Sei solo un frocio del cavolo.E io non ti ho cresciuto per essere frocio.",a tutto ciò aggiunse altri schiaffi e uno spintone che mi fece finire contro il muro.Quel mercoledì,mentre ero in camera mia a studiare,mi arrivò un messaggio.Controllai e vidi che era lui.Mi chiese se potevamo vederci di nuovo,davanti lo stesso albero in cui incontrammo qualche settimana fa.Dal nostro primo incontro avevamo già messaggiato,ma non ci eravamo mai messi d'accordo per uscire insieme o vederci da qualche parte ,invece ora avevo un"appuntamento"con lui.Probabilmente lui non provava nemmeno a metà di quello che io provavo per lui,ma mi bastavano i suoi stupendi occhi azzurri e il suo sorriso per migliorarmi la giornata. Durante il tempo che passavo con lui,quelle poche volte che ci incontravamo quando andavo al parco,spariva qualsiasi tipo di problema,qualsiasi male su questo schifo di pianeta veniva curato con un suo sorriso. La mia inutile vita ebbe un senso da quando i miei occhi incontrarono i suoi stupendi occhi azzurri sotto quell'albero.La mia era una vita malata...E lui ne era la medicina perfetta.

Mi tremavano le mani al solo pensiero di doverlo rivedere,avevo il solito fruscio nella pancia di quando sei veramente felice e a me non succedeva quasi mai.Questa volta però era tutto organizzato,non un incontro casuale come i precedenti.Avrei voluto dirgli cosa provavo per lui,cosa mi succedeva quando mi sorrideva,ma con tutta l'ansia che avevo gli scrissi solo"Dieci minuti e sono li.xx".In sedici anni non avevo mai capito per bene cosa fosse la felicità,se non per quelle poche volte in cui da piccolo,a Natale avevo un regalo da scartare,ma se in quel momento mi avessero chiesto cosa fosse la felicità io avrei avuto finalmente una risposta.

La felicità era lui,era vederlo sorridere,vederlo mentre continuava a spostarsi il ciuffo di capelli che gli coprivano un'occhio,vederlo mentre si mordeva il labbro inferiore.Quella era la mia felicità e avrei potuto descriverla solo banalmente perché una felicità del genere non penso possa essere espressa a parole.

Presi la giacca,misi il cellulare in tasca e mi catapultai giù dalle scale,su quelle scale non avevo mai corso così tanto come quella volta.E fu una delle cose più strazianti su questo mondo alzare lo sguardove perdere in un secondo tutta la felicità di quel momento. Mio padre era lì,quello sguardo avevo imparato a riconoscerlo,era lo sguardo che aveva prima di iniziare a picchiarmi.

"Guarda qui chi abbiamo,l'uomo di casa che esce per fare conquiste.Un solo passo in avanti e sai a cosa andrai incontro al tuo ritorno.Se hai deciso di essere una donna fai molto bene la sua parte,dovresti startene più tempo a pulire e a cercare un modo di non cucinare più uno schifo come quello di ieri e dei giorni precedenti.Tu rimani qui."Mi si stava spezzando il cuore alle sue parole fredde e acide,mi era scomparsa quella voglia matta di sorridere senza un motivo preciso.Mi stava rovinando la vita,mi stava incasinando l'adolescenza,ma quel giorno non avrebbe potuto fare niente che mi avesse fermato.Ignorai le sue parole e andai all'ingresso principale,stava per tirarmi un pugno,ma gli chiusi la porta in faccia.

Sentivo le sue urla di disprezzo e rabbia nei miei confronti da dietro la porta,ma iniziai a correre ansimando e non m'importava di quello che sarebbe successo al mio ritorno,non m'importava dei suoi insulti,non m'importava di nient'altro che non riguardasse lui.Max.

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