Capitolo 21

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TERZA PARTE






Luca
Cerco di liberarmi, fallendo per la quinta volta. Scivolo giù sul pavimento, ormai stanco di riprovare in tutti i modi di uscire da questa stanza. È passato solo un giorno, un fottuto giorno da quando sono qui, chiuso tra quattro mura che mi distanziano da Natalia.

La mia forza è la ragazza che mi ha fatto innamorare, i suoi occhi verdi che sembrano gemme preziose, i suoi capelli rossi, come il fuoco. I colore degli occhi e i capelli sono ciò che la descrivono: magnifica nel modo in cui la gemma splende e il fuoco è la sua forza, con lei non è possibile scherzare, se no paghi le conseguenze. E questo che mi piace di Natalia, è una ragazza che sa il suo fatto, forte e intelligente, ma forse dovrebbe lasciarsi andare qualche volta, vivere la sua vita in modo leggero, senza che i brutti pensieri la tormentano per sempre.

Sono stato lontano da lei per due giorno, non le ho rivolto una parola, nemmeno il solito "ciao". Ma mi sono serviti quei due giorni, per pensare, e ho capito che non riesco a stare senza Natalia.

Sento la serratura della chiave - la causa che mi distoglie dai pensieri - e mi alzo di scatto, non mostro nessuna emozione, sono abituato a queste cose. L'uomo, che sarebbe Michael, entra in stanza. È molto più alto di me, tra noi non c'è amicizia. Certo, posso anche essere uno di loro, ma ho preferito - ad ogni missione - fare tutto da solo.

« Andiamo piccolo nano, il capo di aspetta » dice, venedomi a prendere per il cappuccio della giacca.

« Guarda che so camminare anche da solo, non ho bisogno della mamma » dico sarcastico, mentre lui stringe di più, che quasi non soffoco per quanto stia tirando, ma ho capito che lo fa apposta per la stupida battuta.

Dopo aver girato a destra, ci troviamo davanti alla porta del suo ufficio. Siamo al Jocker*, il locale di cui Santiago ne è a capo. Qui viene gente ricca, che spendono soldi e gli vincono giocando al gioco d' azzardo. Entriamo dentro e osservo sua figlia Nina, al suo fianco. Non so come faccia ad essere ancora con il padre, ha quasi vent'anni, potrebbe anche andarsene, ma senza la ricchezza di certo non potrebbe farne a meno, tale padre tale figlia.

« Bene, bene, bene. Luca, che piacere vedere il mio braccio destro qui con noi. Sai quello che hai fatto è stato...come posso dire...ah sì, hai disubbidito alle mie regole » dice, guardandomi con quei occhi del diavolo « e sai cosa cosa succede a quelli che non mostrano rispettano le mie regole? Finiscono col fare una brutta fine, quella fine che ti aspetta » si alza dal suo posto, avvicinandosi di più, ma restando distante di pochi passi.

« Se vuoi uccidermi fallo, cosi come hai fatto con gli altri. Dopotutto nonostante sia il braccio destro del padrino, anch'io ho la stessa fine di tutti i ragazzi che hai ucciso » lo voglio sfidare, infatti tira fuori la pistola, passano solo pochi secondi che sento uno sparo.

Natalia
Mi sto dirigendo alla Darkhouse, ovviamente ci vado a piedi, ho rifiutato di andare con Michele, dato che lui c'è anche nostro padre. È rimasto da noi la notte, mamma non l'ha voluto in camera, figuriamoci a casa nostra. Non pensavo che mia madre avrebbe reagito male alla presenza di papà e mi chiedo se mai ritorneranno insieme. A distrarmi dai pensieri è la suoneria del cellulare, guardo l'emittente che è un numero sconosciuto.

« Pronto? » parlo, ma dalla voce posso riconoscere Ava.

« Finalmente Natalia, ti avrò chiamata almeno cinque volte, così come con Luca e  volevo chiederti se lo hai visto » se l'avessi visto te lo direi, vorrei dire questo ad Ava, ma preferisco come al mio solito non divulgare troppo la faccenda.

« No. E poi a me che importa di Luca » dico con tono un po' brusco.

« Non dirmi che avete litigato. Di nuovo » alzo gli occhi al cielo.

Se adesso mi dici ti amo non so nemmeno dirti chi siamo // Capo Plaza Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora