Dono

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[ sherlock (BBC). ]

«No, Gregory. Non possiamo deciderlo così all'improvviso. Dobbiamo essere consci di quello che stiamo facendo. Non è una cosa da prendere alla leggera.» iniziò a dire il maggiore dei fratelli Holmes.

«Sei conscio del fatto che, dopo una sana notte di sesso, io ti abbia solo chiesto se andiamo o no a fare colazione?» disse il detective di Scotland Yard, lasciandosi sfuggire uno sbuffo.

«Appunto. Dobbiamo decidere lentamente la cosa. Potrebbe esserci sempre tempo per un secondo round...» disse il sostituto della Regina l'Inghilterra, la voce resa roca dal momento, in quanto si era appena svegliato.

«Myc, io scendo. Devo lavorare, oggi. Ed anche tu.»

«E dai, Greg!» si ritrovò ad implorare l'uomo.

«Ora me ne vado. Ho bisogno di bere un caffè prima di andare alla stazione di polizia. E so che tu hai bisogno di bere il tuo tea prima di entrare negli uffici governativi. Ti conosco troppo bene. Siamo sposati da due anni, oramai.»

«Me lo ricordo anche io. Non sono un'idiota. So anche io che l'unico modo per non farti uccidere mio fratello è bere un caffè doppio alla mattina, ma...»

«Niente ma, Mycroft. Questa è la situazione da 6 mesi. Non posso sempre dire che mi sono trattenuto per "motivazioni urgenti" a casa. Rischio di perdere il lavoro.»

«Ho capito, vai.» si rassegnò il più giovane, mantenendo però una faccia delusa e...vendicativa?

Il detective ispettore abbandonò quindi il letto coniugale per andare, finalmente, in cucina, dove si sarebbe preparato un caffè doppio.

Uscì di casa alle 10 circa, e suo marito decise di alzarsi per andare a farsi un tea. Aveva ragione, il Greg che lo conosceva troppo bene. Il Greg che aveva deciso di obbligare quel ministro degli esteri a trovare qualcosa di più importante di un protocollo urgente. Un marito.

"Oggi non è un giorno qualunque" pensò l'elegante politico "oggi è San Valentino. Ho deciso di fargli un regalo che non dimenticherà molto facilmente. Un regalo che lo accompagnerà per tutto il resto della vita.

Insomma: sarà il nostro secondo San Valentino dopo il matrimonio, ma il primo che passavamo da soli. Quello precedente lo avevamo passato con Sherlock e John. Ma, per quest'anno, mio fratello ha chiaramente fatto capire di non volerci fra i piedi. E noi, approfittando del momento, abbiamo subito risposto che per noi non cambiava nulla e che, se avessero voluto, avremmo potuto lasciarli da soli fin da subito.

Pochi secondi dopo la faccia di Sherlock era diventata perfettamente in tinta con il maglione di John, di un rosso porpora ed aveva provato, da quel momento in poi della cena, uno strano interesse per il pollo che era stato cucinato da Mrs Hudson a favore di quella occasione, quindi nessuno di noi aveva più osato toccare l'argomento."

Il regalo che l'uomo aveva in mente era impossibile da comprare, ed in realtà ci sarebbe voluto molto più tempo da quello impiegato realmente. Perché? Ma perché stiamo parlando del Governo Inglese, no?

Prese i fogli che aveva tanto agognato subito dopo che essi erano usciti dalla stampante del suo ufficio agli affari esteri. Dopo questa piccola parentesi era tornato a lavorare normalmente, anche se continuava a lanciare un occhio ai fogli alla sua sinistra.

"E se non gli piacesse, il regalo?" si chiese, mentre stava stilando un importante rapporto per la Regina in persona.

"E se si fosse dimenticato che giorno è oggi?" chiese a se stesso, ancora con quell'aria mortificata. Ma sì, dai gli piacerà.

Contemporaneamente, in una piccola stradina di Londra, lo Yarder Gregory Lestrade faticava, come al solito, a tenere testa ai ragionamenti di Sherlock, che gli stava spiegando, "in un modo in cui anche Anderson potrebbe capire. Graham, mi stai ascoltando?" il caso che era appena riuscito a risolvere con uno schiocco delle dita.

Ma..no, Gregory non stava ascoltando, stava pensando al regalo che voleva fare a Mycroft.

Qualcosa di sobrio, tanto il minore aveva già tutto.

Aveva deciso di optare per una cosa di cui tutti e due avevano bisogno: una vacanza. Quella stessa mattina aveva chiesto al suo capo delle ferie e, stranamente, gli erano state concesse.

"Chissà se gli piacerà" pensò, mentre stava controllando una stanza d'albergo.

"Chissà se se ne ricorderà" fu il pensiero che sopraggiunse nella sua mente sulla strada verso casa.

L'Uomo di Ghiaccio era arrivato a casa circa un'ora prima del compagno, ed in questo momento era impegnato a cucinare.

Le carte, che avrebbero potuto renderlo l'uomo più felice o più idiota al mondo si trovavano si può tavolo, casualmente abbandonate vicino ad una penna a sfera nera, di ottima fattura e, cosa più importante, nuova di zecca. L'inchiostro non sarebbe potuto finire in fretta.

Finito di cucinare servì il tutto in tavola e si sedette su divano, aspettando l'amore della sua vita.

Solo dopo si accorse di un piccolissimo particolare e, fiondatosi al tavolo, scarabocchiò qualcosa sul foglio. Quindi, come se non fosse successo nulla, tornò a sedersi sul divano.

Fu una sorpresa, per l'ispettore, entrare in casa e vedere la cena già pronta e servita in tavola. Il suo compagno era seduto sul divano e stava guardando una partita di rugby in TV.

Appena sentì la porta si alzò in tutta fretta, ed andò a spostare la sedia in cui si sarebbe seduto il marito. Un chiaro esempio di cavalleria.

Greg notò le carte sul tavolo. "Bollette?" pensò "no, non sono state piegate neanche una volta su loro stesse!"

«Greg -disse il minore, in contrapposizione dell'ispettore che invocò il suo, di nome- volevo dirti solo...Buon San Valentino!» conclusero la frase assieme e, accortisi di questo, iniziarono a ridere.

«Ti ho fatto un regalo...è una vacanza. Un modo per staccare da tutto e da tutti. Andremo in piscina, faremo bello che vuoi.»

Grazie Gregory. Lo apprezzo. Anche io ti ho fatto un regalo -sopraggiunge in questo momento la voce dell'impiegato del Governo, indicando le carte- ti do qualche minuto per leggerle, poi avrai tutto il tempo per fare domande.»

Lo Yarder prese le carte in mano come se fossero state oro.

Lesse velocemente, ed un mugugno di gioia fuoriuscì dalla sua bocca.

Non ci poteva chiedere, Mycroft Holmes gli stava chiedendo di adottare un bambino insieme.

Fece una sola domanda: «Il bambino ha già un nome?»

Una sola risposta gli arrivò: «William Jackson Lestrade Holmes.»

L'altro, senza esitazione, prese la penna fra le dita della mano destra ed iniziò a firmare.
Fu così che una richiesta di adozione, firmata da due uomini di Londra, arrivò agli orecchi di una brava proprietaria di un orfanotrofio.

E fu così che il piccolo William, di soli due anni, ebbe una famiglia.

Ma questa è un'altra storia.

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