Forse lo è

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[ sherlock (BBC). ]

Il sorriso del biondo sembrò illuminare la stanza, seguito dall'espressione dei sentimenti di tutti, nella stanza. "Fantastico" commentò lui, non appena il ragazzo scomparso fu ritrovato. "Sono felice che tu pensi lo sia stato, John. Ma io non lo definirei così. Un minuto solo e Tim sarebbe morto. E, soprattutto, il colpevole sarebbe ancora in libertà. È stato un fallimento, anche se non su tutti i fronti. Sarei dovuto essere più veloce, John." L'ispettore Lestrade mugulò in tutta risposta, ricordando agli altri che erano tre giorni che non dormivano. Firmando un tacito accordo con un lieve cenno della testa, furono tutti d'accordo a rivedersi il giorno dopo, per i festeggiamenti del caso.

Solamente uno di loro non era d'accordo col ritirarsi nella propria abitazione, il medico desiderava mangiare un boccone, prima. Andarono Da Angelo's, sicuri di avere un posto occupato per loro, grazie alla chiamata del consulente investigativo. Il moro, ancora arrabbiato per la sua prestazione mediocre nell'ultimo caso, non se la sentì di litigare con il dottore, quindi un abbondante piatto di zuppa finì davanti a lui. Prendendo ogni qualche minuto una cucchiaiata di zuppa per poi farla ricadere nel piatto, il minore iniziò a parlare: "Mi spiace per ciò che ho detto, John. Sapevo che non potevo chiederti di allontanarti dall'azione...ma quando hanno iniziato a sparare..." chiuse gli occhi, obbligandosi a bere. L'ex militare finì il suo piatto.

"Andiamo a casa," propose il medico "ho bisogno del mio letto." l'altro concordò, quindi si avviarono. "John?" domandò il moro, mosso dall'istante. La mano del biondo si era stretta alla sua. Quest'ultimo si girò, sorridendo lievemente. Questo silenziò Sherlock, che tornò a guardare le loro mani. Avevano deciso di andare a piedi, invece di fermare un taxi, quindi arrivarono solo dopo qualche minuto al 221B. Uno strano silenzio era calato fra loro.

Nessuno disse nulla per tutto il tempo che intercorse fra l'arrivo ed il suono del campanello, quindi John iniziò a ripensare ai suoi ricordi del caso appena risolto, sia per far passare il tempo che per ricordarsi meglio in previsione del suo resoconto sul blog. Una strana sensazione lo prese, come se qualcuno lo stesse strozzando, quindi si voltò. Le sue labbra s'erano dolcemente posate su quelle del detective, che lo aveva tirato a se tramite la cravatta che egli indossava.

"Non sai quanto ho aspettato tutto questo -ammise John- e l'ansia mi stava corrodendo. Non mi guardare così, Sherlock, io non sono gay. Tu sei l'unico. Perché amo il modo in cui metti il mio nome quasi alla fine di ogni frase. Ed il modo in cui lo pronunci, come se fosse la tua unica ancora di salvezza. È adorabile."

"Forse lo è..."

[ 441 parole. ]

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