[ sherlock (BBC). ]
Il mio amico sedeva sulla propria poltrona, gli occhi chiusi.
Certo, quest'ultima non era proprio una novità, in questi ultimi giorni.
Arricciò il naso, forse infastidito dal rumore dei miei strani e stupidi pensieri. La sua voce, anche se appena tremante, mi arrivò alle orecchie: «Potresti...potresti leggermi il giornale, John?» il giornale che avevo lasciato sul tavolo della cucina. Aveva ragione, però, di solito a quell'ora lo leggevo. «Vado farmi un tè. Ne vuoi uno anche te?»
Lui, per rispondermi, mi guardò. E Dio, lo avrò visto migliaia di volte, ma continuava a farmi arrabbiare. I suoi occhi, di quel fantastico colore cangiante che tanto amavo, avevano perso la loro luce, tutto per colpa di quell'uomo. Perché colpire il suo orgoglio creando un omicidio semplice mascherato come uno "almeno da otto, Jawn!", non era stato abbastanza. Doveva anche togliergli il suo lavoro, facendo ancora non abbiamo ben capito cosa ai suoi occhi.
Non avevo ascoltato la sua risposta, ma la sapevo positiva; la mia successiva tappa fu, ovviamente, la cucina.
Il giornale era lì, sul tavolo, dove lo avevo lasciato. Quel tavolo, ora sgombro dai suoi esperimenti, gli esperimenti che da due settimane fingevo che non mi mancassero.
O gli spari al muro. Le notti si erano fatte sin troppo silenziose. Ormai, la nostra giornata era scandita dalle medicine che gli erano state prescritte.
Una volta messo il bollitore sul fuoco, iniziai a leggere il giornale. Una frase, "arrestato l'uomo che ha aggredito il famoso investigatore Holmes", attirò la mia attenzione. Lo avevano...lo avevano preso.
Un mugolio abbandonò le mie labbra, a quanto pare; pochi secondi dopo Sherlock era al mio fianco, con una mano sulla mia spalla. Inizialmente non mi sembrava una cosa importante, prima lo faceva sempre, ma poi realizzai. «Hai fatto dalla tua poltrona alla cucina. Da solo. Senza colpire nulla.» Mi voltai, affondando la testa nella sua maglia, stringendolo a me. Mugugnai: «Sono così fiero di te...»
Le sue mani, prima ferme accanto al suo corpo, finirono fra i miei capelli, distruggendo il mio lavoro con il gel. Poco male, ci avrei ripensato più tardi. Ora, è importante una sola cosa. Una mia mano, anche se tremante, aveva stretto la sua, abbassandola fino al mio volto.
Essa si mosse, toccandone ogni parte, come la dottoressa Pance gli aveva detto di fare. Deglutii, anche se a vuoto, sapendo di doverglielo lasciare fare.
"Dio, fa che funzioni." Pensai, mentre mi alzavo sulle punte dei piedi, per sussurrargli ad un orecchio: «Dimmi cosa vedi.»
I brividi che si propagavano per la sua spina dorsale mi fecero capisce che il mio sforzo era stato, almeno in parte, ripagato.
«Dimmi cosa vedi.» Ripetei, chiudendo gli occhi. La mia mano sinistra andava furtiva alla tasca dei miei pantaloni.
«Dovresti dormire di più...» iniziò a dire «vedo delle occhiaie. Dovresti anche tagliare i capelli, sono arrivati fino agli occhi. Ma anche il ciuffo di prima era... bello.» Smise di parlare, facendo scivolare la sua mano lungo il mio braccio, fino al polso, appena fuori dalla tasca.
L'altra, ancora sul mio viso, mi alzava il viso. Deglutii.
«Dimmi cosa vedi.» Dannata voce tremante.
Tolsi la mano dalla tasca, stringendola alla sua.
«Vedo il mio futuro marito.» Disse, prima di unire le sue labbra alle mie. Le mie dita, allo stesso tempo, sfioravano lentamente l'anello che gli avevo appena messo all'anulare.[ 556 parole. ]
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𝐎𝐍𝐄𝐒𝐇𝐎𝐓𝐒 → Multifandom
RandomHo iniziato a scrivere questa storia verso maggio/giugno 2017, quindi sì, il mio modo di scrivere è cambiato. Mi sentivo in colpa a non tenere questo piccolo pezzo della mia storia nel mio profilo, quindi. - Aggiornamenti every now and then. - #2 in...