Come avrei voluto ucciderlo [seconda parte]

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Taehyung pov.

«Da quanto tempo il nostro Kai è diventato così permaloso, Sungwoon? Per caso tu conosci la risposta?» Taemin aggrotta le sopracciglia e cerca la mano di Lisa, che accarezza. Sembra perplesso, come se davvero non conoscesse il suo migliore amico.

«Ogni tanto lo fa, quando è veramente arrabbiato, ma credevo capisse che adesso stavo scherzando» Sungwoon fa spallucce «Andiamo, certe uscite avrebbe potuto risparmiarsele. Fossi stato in Lisa mi sarei offeso, e ho preferito fermarlo.»

«Ti ringrazio» Lisa gli accenna un sorriso, e abbassa la testa, «Quel ragazzo non mi va molto a genio sinceramente... ma Jimin, invece?» si rialza subito «Starà bene da solo con lui? Mi è sembrato così a disagio certe volte nel corso della serata.»

«...Lisa, non dovevi dirlo.»

Sungwoon in una sera è riuscito a conoscermi meglio di molti altri, e ha capito cosa questa ultima uscita di Lisa possa aver scatenato in me. Come se già non fossi fottutamente preoccupato, come se la mia mente non stesse cercando di andare da qualche altra parte, perché è ferma sulla stessa persona, dal momento esatto in cui ha lasciato il ristorante. Sbuffo, e appoggio i gomiti sul tavolo, per poter gettare letteralmente la faccia tra le mie mani e disperarmi «Vorrei non dire brutte parole, ma porca troia. Jimin vi ha per caso raccontato quello che ha passato per colpa di quel ragazzo?»

Taemin sospira «Ci ha detto che Kai lo ha preso in giro per il peso.»

Ridacchio senza nemmeno rendermene conto, una cosa talmente impulsiva alla stronzata che ho appena sentito «Fosse solo questo, Taemin, che non è comunque una cosa giustificabile. Ma stiamo parlando di anni dove Jimin, a causa di Kai, ha subito vero e proprio bullismo. Parliamo di violenza psicologica, dove Jimin tornava a casa con me per piangere sulla mia spalla, dopo che Kai gli aveva ricordato per la centesima volta quanto gli facesse schifo perché in carne, e di violenza fisica, dove io e Jimin andavamo a comprare almeno una volta a settimana una giacca nuova per lui perché Kai aveva la mania di gettarlo a terra con un calcio o uno spintone, parliamo dell'enorme insicurezza che quello stronzo gli ha causato e della mia voglia che avevo di spaccargli la faccia, ogni santo giorno. Che poi, rivedendolo, ho scoperto ci sia ancora. Ora mi comprendete meglio?»

Il tavolo rimane in silenzio, io invece rimango immobile, aspettando che qualcuno mi dia qualche segno di vita. Esternare questi schifosi ricordi mi è servito a trovare una risposta ai miei dubbi. Posso perdonare Jongin per quello che ha fatto, nonostante sia passato, proprio come sembra aver fatto Jimin? No, col cavolo. Non potrò mai dimenticare la sconfitta interiore che provava costantemente quella che è la persona più speciale della mia vita, a causa sua.

«Taehyung...» Taemin sbuffa, ma non perché contrariato, anzi, si può dire sia uno di quegli sbuffi colmi di amarezza «in nostra discolpa nessuno sapeva tutto ciò, e Jimin si è sempre dimostrato così tranquillo nei confronti di Jongin che non ci siamo posti alcuna domanda. È stato lui stesso a dirmi di organizzare questa uscita, io volevo soltanto che Sungwoon potesse conoscerti e ho chiesto quindi aiuto a Jimin, che ha proposto di questa cena.»

«C-come sarebbe a dire?» bevo dell'acqua, cercando di ritrovare della voce che improvvisamente ho perso, «Qualcosa non va, perché essere tanto stupidi?» e mi alzo dal tavolo, battendoci le mani sopra con forza e attirando l'attenzione dei clienti seduti vicino a noi «Devo ritrovarlo e chiedergli perché—»

«Taehyung,» Taemin mi richiama «siediti. Da come se ne sono andati non credo vogliano che qualcuno interferisca. Fa' passare del tempo. Nel caso avesse bisogno, sono sicuro che Jimin non esiterà a fartelo sapere» e mi fa l'occhiolino.

«Tutto questo però è anche così egoista, Taemin» Sungwoon prende il bicchiere e comincia a giocarci, tenendo lo sguardo basso, «Taehyung si merita un po' più di rispetto da parte di Jimin, c-cioè... scusami, Taehyung,» e sempre a testa bassa, si volta verso di me «sarò timido ma sento sempre di dovere dire quello che penso, nel bene o nel male...»

Too good for me || VMINDove le storie prendono vita. Scoprilo ora