Taehyung pov.
Avevo dodici anni quando lui cominciò a far parte della mia vita. «Studenti, alzatevi! Diamo il benvenuto al nostro nuovo alunno, ehm... Park Jimin, giusto?»
L'insegnante lo guardò dall'alto verso il basso: quel bambino era diverso dagli altri, era tremendamente goffo, impacciato, anche cicciottello, dovetti ammetterlo, però aveva un sorriso davvero carino. «Sì, mi chiamo Park Jimin!»
«Presentati alla classe, allora.»
«Mh, certo, ehm...» Jimin si grattò la testa, chiunque poteva capire quanto fosse in imbarazzo «mi chiamo Park Jimin... come l'insegnante ha già detto, ho da poco compiuto tredici anni e... non so cosa dire» ridacchiò.
«Hai delle passioni, Jimin?»
«Sicuramente quella di mangiare!» Jongin disse questo ad alta voce, facendo ridere l'intera classe, tranne me. Jimin abbassò la testa, strisciando avanti-e-indietro un piede per terra, come se volesse concentrarsi su quello senza badare al commento cattivo che gli era appena stato detto. Oh, poverino, avrebbe dovuto purtroppo abituarsi ad essere in classe con quello stupido...
«Kim Jongin vai subito in presidenza!» lo riprese l'insegnante, tirandolo per l'orecchio e portandolo fino alla porta della classe, da cui lo fece uscire a suon di rimproveri. Gli altri risero nuovamente.
«Jimin, scusa questa intera classe di vandali,» l'insegnante tornò vicino a lui, piegandosi quel che bastava, con le mani sulle ginocchia, per poterlo guardare dritto in faccia «la presentazione possiamo dichiararla conclusa, d'accordo?»
Jimin annuì, guardandosi intorno, poi portò il suo sguardo su di me e non lo tolse più. I nostri occhi si incontrarono per la prima volta e già potei percepire che era scattato qualcosa, anche se non capii cosa. «Oh, quello che stai guardando è Kim Taehyung, ti piacerebbe essere il suo compagno di banco? È molto gentile» gli domandò l'insegnante.
«Ma sì, tanto quello è sempre solo!»
«Il ciccione insieme allo strambo!»
La classe scoppiò a ridere l'ennesima volta, ed io tornai a badare al mio quaderno. Ero ormai purtroppo abituato a quei commenti di cattivo gusto e ai dispetti, ecco perché non volevo mai provare a fare amicizia e rimanevo sempre da solo. Non era colpa mia, era colpa loro, e non smetterò mai di crederlo, fermamente.
«Ragazzi, smettetela di comportarvi in questo modo terribile o sarò costretta a darvi una nota disciplinare di classe!» l'insegnante batté la mano sulla cattedra con rabbia, tornando successivamente ad occuparsi di Jimin «Recati pure al tuo posto, allora.»
E pochi passi dopo sentii il rumore di uno zaino venire buttato per terra. Lo guardai, pur mantenendo lo sguardo basso.
Jimin si sedette accanto a me e non disse nulla per un po'.
La lezione riprese come se nulla fosse successo, e fu soltanto dopo una decina di minuti che il suo indice mi picchiettò sul braccio. "Fantastico", il me di allora abituato a stare solo pensava ironicamente, già dovevamo fare gli amici.
«Mh?»
«Ehm ciao, sono Jimin.»
«Taehyung.»
«È un bel nome.»
«Grazie.»
Non che volessi essergli realmente ostile, ma non avevo la minima idea di cosa io potessi dirgli. Nessuno mai prima di lui aveva provato a rivolgermi la parola, se non per qualche presa in giro o dispetto. Quindi non riuscivo a capire, Jimin si stava realmente riferendo a me? Aveva fatto un complimento al mio nome? «Sai, ho scelto te come compagno di banco perché sei l'unico che non ha riso alla presa in giro di quel Jongin... grazie» e fu allora che rialzai la testa, per poterlo guardare meglio. «Significa tanto per me» aggiunse, facendomi un sorriso. Quel sorriso fu accecante, non ne avevo mai visto uno simile prima di quel momento: emanava talmente tanta felicità che i suoi occhi non riuscivano a contenerla, dovendo socchiudersi in due simpatiche mezzelune. Sì, pensai davvero fossero simpatiche.
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Too good for me || VMIN
FanfictionKim Taehyung e Park Jimin sono da sempre migliori amici, anche se il primo con il passare degli anni realizza di essere innamorato profondamente dell'altro. Peccato però che a Jimin la vita nella loro città stia stretta, a tal punto che decide di an...