Come siamo venuti allo scoperto [prima parte]

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Taehyung pov.

Questa mattina, a svegliarmi ci pensa la mia figura preferita, quella di Jimin, che mi sovrasta, sdraiandosi sopra di me. Non sarà mai troppo pesante, per me potrebbe rimanere qui per sempre, se solo non avessi da lavorare.

«Buongiorno, TaeTae...» la sua voce, celata in un sussurro, mi fa aprire gli occhi, e la sua bocca si avvicina al mio collo, «è ora di alzarsi. Ti ho lasciato dieci minuti in più con gli occhi chiusi, eri tanto sereno, non volevo svegliarti, specialmente dopo ciò che ho ricevuto ieri sera.»

«Jiminah,» sbadiglio, con voce impastata, «non sono triste o arrabbiato per quello, mettitelo in testa» poi prendo il suo viso tra le mani, «Sono solo deluso. Due secondi prima, Jungkook era in casa mia e diceva di odiarsi per avermi perso, e due dopo era a casa del tuo ex che mi detesta e io detesto a sua volta, nudo nel suo letto. Mi sono sentito preso in giro. Cioè, io ho provato ad essere felice con lui per dimenticarmi di te, ok? E mi ripaga così!» e ridacchio, cercando di smorzare la tensione.

«Non sarà un problema lavorarci assieme, vero? Cazzo,» Jimin stringe i denti, «mi sento una merda per essere arrivato troppo tardi. Se solo avessi capito, e avessi lasciato cadere le mie insicurezze prima, tutto questo non sarebbe successo. Scusa...»

«Sh, non dire niente. Piuttosto, dammi un buongiorno come si deve» e alle mie parole, Jimin porta le sue labbra sulle mie, e con il suo punto più intimo spinge contro il mio, a dividerli solo i boxer di entrambi. Sussulto, negando con la testa, e lentamente mi stacco «N-non così, Jiminah. Non posso... andare a lavoro con un solo pensiero per la testa.»

«Uff, nemmeno io» Jimin mette il broncio, contrariato «Non posso andare a badare ad una bambina e pensare solamente a come vorrei prendere il tuo—»

Sgrano gli occhi, portando una mano a tappargli la bocca prima che possa dire qualcosa di troppo esplicito, «Jimin!» ma lui se la toglie subito di dosso, scoppiando a ridere. Non so come reagire, non abbiamo ancora mai fatto niente di concreto, se non quando io l'ho toccato, e sentirlo parlare così apertamente e in modo diretto mi tenta e spaventa al tempo stesso. «Ehm... come va con la piccola Subin?» così gli domando della bambina, volendo cambiare discorso.

«Molto bene, questi giorni saranno più facili del solito perché mi hanno avvisato abbia la febbre, quindi non solo sta a casa da scuola, ma i suoi genitori mi hanno assicurato che deve rimanere sempre a letto, o al massimo dentro camera sua, al caldo. E non che sia mai stata una bambina tanto movimentata, ma... non è così male l'idea di non correre per la casa e rimanere sempre nella stessa stanza» mi spiega Jimin, accennando un sorriso. Poi torna al mio orecchio «Farò finta di non aver capito che hai cambiato volutamente discorso.»

«D-dai, io... scusa, ora mi alzo» e così faccio, scansandolo gentilmente da sopra di me e alzandomi, per andare verso il bagno. Jimin ha sempre saputo tutto di me tranne che della mia inesperienza in quel campo, perché gliel'ho tenuto nascosto fino a poco fa, ne sono consapevole, però... so anche che lui in questo ambito, a differenza mia, è sicuramente molto più avanti ed esperto, e dovergli ricordare che io invece sono ancora ad un punto morto mi mette in soggezione. Così cerco di scacciare via il pensiero, andando davanti alla doccia, dove mi sfilo i boxer prima di entrare.

«Tae, comunque ho deciso che— ehi, ma vuoi farti la doccia!» non faccio però in tempo a metterci piede dentro che Jimin, alla porta, mi blocca. Mi volto verso di lui e lo guardo, che cerca di non portare lo sguardo in basso, «P-potremmo, ecco, insomma,» accenna, portando una mano tra i capelli, che stringe timidamente «potremmo farla assieme—»

Too good for me || VMINDove le storie prendono vita. Scoprilo ora