• 45 - La ciliegina sulla torta.

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Quando rientro in ufficio,la prima cosa che noto è un foglio sulla scrivania che prima non c'era, quindi mi avvicino e lo prendo.

Password: fordindustries097833

Il mio cuore compie un balzo nel petto.
La password non potevi darmela senza fiatare eh? No. Dovevi prima farmi incazzare in modo da prendermi un'ulcera e poi darmela. Scritta su un foglietto di carta.

Pezzente.

Scuoto il capo prima di sedermi ed iniziare a smanettare nel database della Ford, precisamente nelle aree in cui ho accesso, fin quando non arriva il momento di inserire la password e lo faccio.
Per fortuna non sbaglio e,quando davanti a me appaiono una sfilza di video, compresi quelli di adesso, mi sistemo meglio sulla sedia.

Vediamo.

Digito nella barra spaziatrice la data in cui è avvenuta la misfatta, ovvero il 3 Luglio , e davanti appaiono numerosi filmati corrispondenti a varie aree dell'edificio.
Ciò che mi serve è il filmato degli archivi ma appare una schermata nera con scritto 'filmato non disponibile'.

Il signor Ford aveva detto che questa persona era stata così furba da spegnere le telecamere.

Le telecamere si possono spegnere soltanto dall'ufficio del capo e di Richard.
Scorro velocemente con il mouse i vari filmati, fino ad ottenere una chiara visione dell'ufficio che apparteneva a me e Richard.

Nei primi minuti s'intravede soltanto noi due seduto dietro la scrivania a scherzare e svolgere pratiche, per cui passo avanti finchè la situazione non si fa interessante.
In questo momento del filmato Richard ed io siamo assenti dall'ufficio, o almeno finché la porta non si apre e mi avvicino ancora di più allo schermo.

Ti tengo nel sacco.
Oh si, se sei tu ,ti strangolo.

Una capigliatura nera fa il suo ingresso nell'inquadratura della telecamera e sobbalzo.
Ryan?
Quest'ultimo si avvicina alla scrivania del capo, si china verso il computer e smanetta con esso per vari minuti.
E io non ci voglio credere.

Dopo una manciata di minuti fa per allontanarsi ma entra Victoria, la quale sembra porgergli una domanda, poi alza la mano in sua direzione e gli batte il cinque.

Al che sento una fitta al cuore.
Non mi sarei mai aspettata una cosa del genere da lui.

Vorrei spegnere il computer e andarmene ma devo avere delle certezze.
Così, con le mani tremanti porto la freccetta sul filmato del corridoio che porta all'archivio, e ottengo la conferma.
Ryan si apposta alla fine del corridoio: purtroppo la telecamera non riprende quell'angolo, ma ho già ottenuto la risposta che cercavo.

Sono incredula, schifata.
Non mi sarei mai aspettata una cosa del genere da lui.
Lui che, quando quel giorno fuggii amareggiata ed in lacrime, mi aveva consolata. Lui che ero quasi sul punto di scegliere, credendolo sincero.

Che schifo.

Poi una domanda balza nella mia mente: le chiavi dell'archivio le avevo solo io.
Ma la risposta è già presente.
È così evidente.

Ryan è stato a casa mia tante di quelle volte che ho perso il conto, ma io mi sono fidata cecamente. Ho anche smesso di controllare se le chiavi ci fossero o meno, per cui non me ne sono accorta. E lui in qualche mio momento di distrazione se n'è approfittato per appropriarsene.

Spengo il computer e strappo il foglietto della password, poi esco dall'ufficio barcollando leggermente.
E si, ho accusato il colpo.
Un colpo pesante.
Vorrei prendere tutte le mie cose e andare ad urlargli che mi fa schifo ma non ce la faccio, non ne ho le forze.

Per un Manhattan di troppoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora