• 12 - Verità.

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Sorseggio il bicchiere di acqua e zucchero preparatomi da Richard, senza riuscire a guardare in faccia nessuno.

Non so chi è il padre delle mie figlie; potrebbe essere chiunque, ma tutti gli indizi a mia disposizione portano a lui.

Alzo lo sguardo verso di lui, che non se ne accorge perché sta giocando con Kylie e Chloe.
Un ciuffo gli ricade sul viso, sulla quale padroneggia un bellissimo sorriso spontaneo dedicato alle mie figlie.

E vorrei non rovinare tutto con quello che sto per fare, ma devo sapere.

"Che ne dite di vedere Dumbo?",chiedo. Entrambe le biondine si voltano e gioiscono mentre si fiondano sul divano in attesa che io metta il dvd sotto lo sguardo confuso di Richard.
Mentre inserisco il cd mi mordo ripetutamente il labbro inferiore, pensando a come intavolare un discorso senza combinare casini.

Se fosse davvero lui il padre delle mie figlie? Come reagirebbe? Come reagirei io?

Gli faccio cenno col capo di seguirmi ed entro in cucina chiudendo la porta una volta entrato Richard.

Non voglio che accada quello che è successo in precedenza con le mie bambine: hanno origliato.
Stavolta non deve arrivare nulla alle loro orecchie.
Perciò ho messo Dumbo. Non lascerebbero quel film neanche morte.

"Richard...", inizio. Lui continua a guardarmi imperterrito, aspettando che io parli.

"Hai dei figli?", sgancio la bomba.

Rimane a guardarmi per un po', poi si siede e apre i bottoni delle maniche della camicia, per poi tirarsele su.
Cosa che fa solo quando è sotto pressione.

"Sì, ma non li conosco.", dice senza guardarmi negli occhi.

Bugia.
Non avresti litigato così con tuo padre altrimenti.
Perché menti? Perché lo fai?

Mossa da un moto di rabbia la mia lingua parla da sola senza collegarsi prima con il cervello.

"Dimmi che queste fatidiche figlie non sono quelle che hai a pochi metri da te, Richard. Dimmelo.",

S'irrigidisce tutto d'un botto.
Spalanca le palpebre e si alza in piedi di scatto, passandosi una mano tra i capelli.

Ed io lo prendo come un sì.

"Non riesco a crederci...", borbotto mentre il magone inizia a salire nella mia gola.
Mi ha mentito per questo breve tempo, figuriamoci se fosse passato ancora di più.

"Come hai fatto a capirlo? Hai fatto qualche test?",

"Hai anche il coraggio di chiedermelo?! Siete praticamente uguali tu e le bambine! Avete lo stesso comportamento, Chloe non ha mai legato con nessuno come è successo con te! Non l'avrà capito lei ma io si. Sono una donna, non una stupida.",

"Non ho mai detto questo, Stephanie."

"Tu non mi hai mai detto nulla! È questo il punto!", urlo.

La testa mi pulsa dal dolore, le mani tremano dalla rabbia mentre nel mio cervello passano flash confusi di quella sera, la sera in cui io e Richard abbiamo fatto sesso.

" Credimi, quando ti ho vista per la prima volta dopo quella sera con quel pancione avrei voluto correrti incontro, ma non potevo. Mio padre mi ha deliberatamente vietato di avvicinarmi a te...Io ero spaventato. Da tutto. Era una responsabilità troppo grande e...Ho ascoltato il suo ordine. Me ne sono andato per cinque anni.",

Per un Manhattan di troppoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora