• 48 - Io di più.

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-1 al finale.
Piango oceani. 💔

Una settimana.
Solo una settimana, Stephanie, e l'inferno chiamato 'lavoro' sarà finito.
Andrai alle Maldive con Ric- non è vero.

Magari.

Victoria cammina a capo basso per gli uffici Ford mentre svuota la sua postazione.
Per quanto io l'abbia odiata per quello che mi ha fatto, non avrei mai voluto che il signor Ford la licenziasse.
Abbassarmi a certi livelli no.
Purtroppo il signor Ford non ha esitato un attimo non appena ha avuto le prove in mano, ma ciò non è bastato per farsi perdonare da me, non che implori il mio perdono, sia chiaro.
È talmente orgoglioso che non chiederebbe scusa neanche in punto di morte.

Sospiro firmando alcuni fogli, con Richard al mio fianco che lavora duramente.
Sorseggio un po' del mio thè freddo poi glielo porgo.

"Vuoi?", chiedo.
Non esita un attimo ad attaccare la sua bocca alla bottiglia e a berne un sorso generoso.

"No, tranquillo. Bevila pure tutta. Tanto non la volevo.", sbotto sarcastica alzando le sopracciglia per nascondere il mio divertimento.
Ma stranamente assume un espressione colpevole.

"Scusa. Tieni. Vai a prenderne un'altra alle macchinette.", mormora spingendo in mia direzione dei soldi.

Ma è serio?

"Richard, sto scherzando.", rispondo sporgendomi in sua direzione, preoccupata.
Sembra assorto nei suoi pensieri più del solito. Non mi fa un sorriso da quando ci siamo alzati stamattina.

"Ehi...", lo richiamo dolcemente poggiando la mia mano sul suo avambraccio. Al che solleva gli occhi dal foglio in mia direzione e leggo smarrimento.

"Cos'è successo?", chiedo avvicinandomi leggermente.

Sospira passando la lingua tra le sue labbra,  rendendole rosee.
"Vorrei prendere te e le bambine e scappare via. Te lo giuro. In un angolo del mondo, magari. Dove nessuno ci può raggiungere.",

Il mio cuore compie un balzo per la dolcezza di queste parole ma mi rattristisco subito dopo per il modo in cui l'ha detto.

"Sono stanco. Ho bisogno di queste ferie per rilassarmi perché, mi devi credere, non ce la faccio più.",

Per tutto questo tempo ha camuffato la sua stanchezza dietro un sorriso, facendomi credere di stare bene, quando è stanco quanto me.

"Il manager di quest'azienda ieri si è licenziato. Ora tutti gli azionisti mi stanno addosso perché, momentaneamente, ricopro anche questo ruolo e non c'è nessuno disposto a ricoprirlo.", confessa infine, passandosi più volte la mano tra i capelli, sempre senza smettere di guardarmi.

Leggo stanchezza e frustrazione dentro di lui, sensazioni che capisco a pieno.
Fingo di pensare ad una soluzione, ma la verità è che già ce l'ho dentro di me.

"Io sono disposta.", sputo tutta d'un fiato.
Richard spalanca leggermente le labbra, poi si ricompone e torna a guardare i fogli che mantiene tra le mani.

"No. Tu non potresti. È...impegnativo, Stephanie.",

"Invece posso.",

"No che non puoi.", sorride leggermente, "Sei testarda.", aggiunge.

"Più di quanto credi.", ribatto.

"Non mollerai l'osso fin quando non ti dirò di sì, vero?", sospira dopo qualche minuto.

Hai capito proprio bene.

"Eh si.", incrocio le braccia al petto soffiando via delle ciocche di capelli dal mio viso.

Per un Manhattan di troppoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora