-SofiaLancio un'occhiata all'orologio digitale appoggiato sul comodino, sono quasi le tre del mattino, come previsto, non stiamo dormendo affatto.
-ma era una bellissima idea la tua!- esclama per l'ennesima volta.
-te l'ho già detto e ridetto Sà, non sono mai riuscita a mettere da parte abbastanza soldi, quella scuola costava e costa ancora troppo, e chiedere ai miei, non se ne parla nemmeno, non voglio assolutamente domandare loro altro-
Sara sbuffa contrariata, come se ancora non capisse quanto già questa decisione mi abbia rabbuiato, anni fa, e quanto adesso mi costi, parlarne ancora come se fosse una cosa fattibile.
-le cose stanno così, lo sai, o il mutuo, o l'accademia-
Si rigira sul pavimento su cui è sdraiata, guardando in su.
-almeno con la serale sei andata avanti?-
-con quasi tutti i corsi, si, certo- mento per non darle un altro dispiacere.
Non deve sapere che ho accettato al lavoro di fare anche il turno di notte, e che ai corsi ci vado quando riesco, ovvero molto poco.
-mi fai vedere qualcosa?-
Sorrido, annuendo, questo lo posso fare. Dopotutto è solo qualche mese che ho abbandonato la serale, e lei non mi vede da più di un anno, quindi i miei vecchi lavori posso darli per nuovi.
Mi alzo dal letto e vado verso la cassapanca addossata sotto la finestra, aprendola e tirandone fuori una scatola di peltro.
L'interno è rivestito di velluto blu notte, e contiene i miei piccoli tesori.
Sara se li sta mangiando con gli occhi, i miei lavori.
-sono... sono bellissimi, ma che dico, meravigliosi!-
-ti ringrazio- rispondo sorridendo lievemente.
-questo è il mio preferito!- esclama prendendo tra le dita un piccolo orecchino a forma di foglia, fatto apposta per girare appena appena intorno all'orecchio. È di una lega che nemmeno ricordo, di un color argento scuro, patinato, con una piccola pietra ocra incastonata.
-mi ricorda tantissimo alcuni alberi che in Cile si trovavano dappertutto!-
Ci penso un momento, tanto questa via rimarrà probabilmente una strada morta della mia vita.
Si, ho sempre voluto fare l'orafa, ma quel sogno pian piano lo sto buttando via.
Rimarrà tutto in questa scatola, e so benissimo che non troverò mai il tempo di fare dell'altro.
-te lo regalo- dico infine.
-cosa? No, no! Non potrei mai... Sono pezzi di te, non posso portarteli via-
-si, sono pezzi di me, e tu sei sempre lontana, quindi ora- sorrido mentre mi avvicino con le mani per toglierle un orecchino -ora prendi questo pezzo della mia vita con te e lo porti in giro per il mondo, così potrò darti fastidio e sussurrarti cose stupide nell'orecchio ogni volta che vorrò- concludo appuntandole addosso il mio lavoro e facendola ridere di gusto. È una gioia guardarla.
-un giorno ci verrai con me, in giro per il mondo-
-magari non mentre lavori e rischi di finire ammazzata però, eh-
-magari no- ride nuovamente.
Rimane a fissarmi per un po', con un'espressione che non riesco a capire bene.
-cosa c'è?-
Silenzio, altri sguardi.
-Sara?-
La mia voce sembra riportarla alla realtà, ora mi vede realmente, non mi sta soltanto guardando.
Alza le spalle, noncurante.
-fantasticavo-
-ah, okay-Da un'ora ormai sta ribaltando ogni cassetto ed anfratto della mia stanza in cerca di qualcosa che non ha ancora visto. Devo ammetterlo, sono piuttosto fissata con pennelli, carta, stoffa, brillantini e tutto ciò che ne deriva, quindi si potrebbero passare giorni interi nella mia camera ad esplorare tutto quello che ci ho messo dentro, senza annoiarsi mai.
Ogni cinque minuti circa, il silenzio viene interrotto da uno dei suoi gridolini estasiati, da commenti esagitati o sguardi con gli occhi a cuoricino.
Il mio diario settimanale sembra essere il suo preferito fin'ora.
È quasi arrivata a sfogliarlo tutto, quando si sofferma su una pagina di qualche settimana fa.
-incontro speciale? QUALE INCONTRO SPECIALEEE?- si mette ad urlare tutto d'un tratto, sbattendomi quasi in faccia la suddetta pagina di quaderno.
-niente, niente...-
-ma come niente? L'hai addirittura scritto qui, significa che è import...OH ASPETTA!- ricomincia ad alzare il tono quando si accorge di una noticina in fondo alla pagina.
"vedi quadernino bianco"
-QUALE QUADERNINO BIANCO? DOV'È? DIMMELO, ANZI NO, TANTO LO SCOPRIRÒ LO STESSO!- ride tutta esaltata.
Certe volte mi verrebbe davvero voglia di strangolarla.
Così, di malavoglia, un po' perché anche io non lo apro da giorni e un po' perché so che mi devasterebbe la camera, tiro fuori il quaderno dal cassetto e glielo passo.
Non ci pensa un attimo ad aprirlo, con faccia trionfante, per non avermi nemmeno dovuto minacciare. Con cosa esattamente non so, ma l'avrebbe sicuramente fatto.
Quando posa gli occhi sulla foto, potrei giurare, vedo le sue pupille diventare enormi.
-ma è...-
Annuisco, sorridendo.
Continua a passare dalla foto a me, e viceversa.
-SEI TU QUELLA DI CUI HA PARLATO IN RADIO!- strilla improvvisamente, quando il suo cervello comincia a lavorare, anche se questa notte non abbiamo dormito per niente e dovrebbe essere bello che in coma.
Qualche minuto più tardi, quando sono finalmente riuscita a farla calmare, inizio piano, cercando di spiegarle le cose come stanno.
Sembra che per il momento ci stia anche riuscendo.
In ogni caso, ciò non ferma le sue svariate interruzioni del mio discorso, mentre sostiene che in quella foto, siamo carinissimi insieme.-credo di aver capito... ma c'è una cosa che non mi torna-
-sarebbe?-
-le foto non erano due?-
-si beh... credo lo siano ancora, mh... forse-
Adesso che ci penso, non ne sono più così sicura.
-in che senso "credi"?-
-la prima foto l'ha fatta Ermal, con il suo telefono- dico vedendola sgranare gli occhi -non mi chiedere perché-
Appoggia la testa su uno dei cuscini del mio letto, guardando il soffitto argentato.
-e... e ha parlato di te davanti a milioni di persone...- sussurra, come se avesse paura di vedermi ancora tentare di calmarla, alla mia maniera, con un cuscino.
-sembra di si- rispondo dopo un po'.
-e quanto è passato da quel giorno?-
-tre settimane, ormai-
-ah-
Il silenzio ritorna a fare da padrone.
La luce del sole sta pian piano scemando verso il tramonto, colorando il soffitto di rosa.
-comunque è bellissima-
-grazie-
Un sorriso impacciato mi accende il volto.
-ma un sacco di gente ne ha una così- ribadisco poco dopo.
-già- ribatte -ma tutti gli altri, la foto, l'hanno dovuta chiedere-
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Romeo e Giulietta non sono mai esistiti.
RomanceQuando una domanda sembra fuori luogo basta alzare lo sguardo.