-ErmalFinalmente il suo nome compare sotto forma di una nuova chiamata in arrivo sul mio display. Senza esitare rispondo, perché questa telefonata la stavo aspettando da ore.
-Sofia! -
-Siamo arrivateeee!- urla lei dall'altro capo della linea. Se riesce a prendersi questa confidenza è probabilmente perché delle ultime ventiquattro ore almeno diciotto le abbiamo passate al telefono, molte anche in vivavoce, così che la sua amica Sara non si sentisse messa in disparte. Lo so che tecnicamente è per lei che Sofia è partita, ma non riuscivo a staccare l'orecchio dal telefono. Mi sono scoperto a desiderare di poter chiacchierare con lei quando le chiamate finivano, anche se ci avevo parlato fino ad un momento prima.
L'ultima volta mi ha chiamato quando sono scese all'aeroporto di Milano, per dirmi che il volo era andato bene e che ora si stavano dirigendo alla stazione per prendere un treno per Siena.
Ha voluto finire le cose come si deve, e ha riaccompagnato Sara fin dalla sua famiglia.
Se non ci siamo sentiti in queste ore è stato proprio per via del treno; so per esperienza quanto male il telefono possa prendere quando si viaggia così veloci. Ma adesso mi ha chiamato di nuovo, e io mi sento sempre meglio.Mi sdraio sul divano appoggiando la testa al bracciolo, appiattendomi i capelli contro questa stoffa a fiori gialli che non mi è mai piaciuta.
-mi sbaglio o abitavi lì anche tu una volta? - domando cercando di ricordarmi quello che mi aveva raccontato
-non ti sbagli-
-come ti senti a tornare lì? -
-vorresti psicanalizzarmi? - ribatte ridendo, e forse ho effettivamente usato un tono di voce un po' strano.
-si stenda e mi parli della sua vita signorina - dico impostando una voce bassa e apatica, cercando di far cominciare il gioco.
-...sei un'idiota Ermal- biascica scoppiando a ridere -non ti racconterò la mia noiosa infanzia per il momento, mi dispiace- continua senza smettere di ridere.
-noiosa? Ed io cosa dovrei dire? - la voce di Sara in sottofondo non può che dare una svolta ancora più divertente, considerando che da quanto so, quelle due sono cresciute insieme.
Mentre rido al telefono mio fratello entra in salotto con la pentola di sugo per la pasta e guardandomi un po' storto ma senza fare domande, me ne rifila una cucchiaiata.
Per poco non soffoco.
-secondo me manca di sale, tu cosa dici? -
-f..f..fecondo me è peffetta- abbozzo cercando di respirare di nuovo, e quando finalmente ci riesco, per quanto fosse buono, non riesco a non guardarlo male.
Lui mi squadra con aria di sufficienza.
-questo era per ieri- annuncia, e poi se ne torna in cucina.
Mi scappa una risata al pensiero e mi tiro a sedere.
Dalla cornetta Sofia mi sta chiedendo cosa abbia combinato ieri.
-credo di avergli riempito la bocca di olive mentre russava sulla poltrona dopo pranzo...-
-Cosa?! Ma si poteva soffocare! -
-nah, tu non lo conosci, quello russa così forte che per le vibrazioni non c'era pericolo che gli finissero in gola-
Sofia ride, anche se cerca di trattenersi dal farlo.
-devo andare adesso- dice piano - i genitori di Sara mi stanno aspettando, è parecchio che non li vedo-
-quando torni a casa? -
La sento esitare prima di rispondere.
-pensavo di prendere il treno domani, verso le due del pomeriggio, starò un po' qui e poi ripartirò, Sara ormai sta bene-
-certo... - nella mia mente qualche rotella inizia a muoversi, ma non dico niente
-allora ci sentiamo più tardi magari- provo a dire prima di riagganciare
-magari si-
Sento un sorriso nella sua voce.Quando mi volto verso la cucina trovo mio fratello appollaiato come un avvoltoio sul bancone, con un sorriso che va da un orecchio all'altro.
-chi era? -
-chi era chi? -
-al telefono-
-una...un'amica -
-oh, immagino...magari è questa qua? - chiede con sguardo divertito sventolando ai quattro venti la foto che tengo ancora nella tasca della giacca -è molto carina -
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Romeo e Giulietta non sono mai esistiti.
RomanceQuando una domanda sembra fuori luogo basta alzare lo sguardo.