-SofiaSento le sue mani accarezzarmi leggere le guance, e se la mia pelle sta tremando dai brividi, i miei polmoni, la gola, lo stomaco, tutto sembra rovente e sul punto di bruciare.
E per quanto mi paia di essere stata privata di qualsiasi capacità di intendere o volere, mi ritrovo ben presto, in un gesto quasi spontaneo, ad affondare dolcemente le dita tra questi suoi capelli ricci.
Non è un primo bacio di quelli da film, non è perfetto e delicato, ma rapido e impreciso, un fremito dolcemente scomposto.
Rapido quanto possa sembrare l'eternità.
Forse non ci sono del tutto con la testa, ma sono io la prima a porvi fine.
E dopo aver visto i suoi occhi, per un attimo persi e confusi, mi rendo conto della sciocchezza che ho fatto, per poi baciarlo ancora, sentendolo sorridere a fior di labbra.
Quando ci separiamo Ermal inclina la testa e appoggia la sua fronte contro la mia, e le mie mani scivolano ad intrecciarsi dietro al suo collo mentre i miei e i suoi occhi si guardando sfuggenti pochi istanti per volta.
Un battito più tardi mi sta guardando, con le mani che fanno presa sulle mie spalle e le braccia distese come a volermi distanziare.
Lo guardo di rimando, mi sento come persa.
Poi mi sorride, abbassa lo sguardo scuotendo la testa ed emette una risatina buffa che fa trasparire quella che penso sia la confusione nella sua testa che ha appena trovato un ordine, poi torna ad appoggiare gli occhi su di me, schietto.
-credo che tu mi piaccia, Sofia- sussurra sinceramente per poi distogliere lo sguardo.
Una delle mie mani, che era scivolata abbandonata lungo i fianchi, va a sfiorargli teneramente la guancia e la leggera barba incolta, facendolo voltare di nuovo verso di me.
Mi sento cedere, ridere, sorridere, tremare, sciogliere.
Cerco la voce infondo alla gola per parlare, e mi sembra ora la cosa più difficile che abbia mai fatto, mentre lui si appoggia con la guancia alla mia mano chiudendo gli occhi e dandomi questa strana sensazione che non provavo da un po'.
E poi li riapre sorridendo, quando gli sussurro che si, credo che anche lui piaccia a me.
E che forse potremmo togliere il "credo" dalla frase.Sono quasi le sette di sera quando ci decidiamo ad iniziare a cucinare qualcosa per cena.
-ti porterei a mangiare in qualche bel posto qui in città se ne conoscessi... ma... vivendo da sola non sono mai andata a cena fuori da quando sono qui-
Ermal mi sorride imbarazzato sbucando da dietro un'anta della credenza, da cui sta recuperando piatti e bicchieri, guardandomi in modo strano.
Passa qualche secondo ed io continuo a guardarlo perplessa.
Poi effettivamente mi rendo conto di ciò che sbadatamente ho sottinteso con la mia frase di poco fa.
Sento le guance aumentare di temperatura e mi schiarisco velocemente la voce ritrovandomi a balbettare cercando di fare chiarezza sul fatto che ciò che è appena uscito dalla mia bocca non fosse un invito ad un appuntamento.
Anche se effettivamente poteva sembrarlo.
Stupida, stupida, stupida.
Ermal si sofferma su di me con aria pensierosa, poi la sua espressione cambia tramutandosi in uno sguardo vagamente malizioso.
Come faccio se mi guarda così?
-vorrà dire che domani mi informerò su qualche posto carino e non troppo in vista... - dice lentamente finendo di prendere un pacco di tovaglioli dal ripiano -mi faresti l'onore di uscire per una cena con me, Sofia? - conclude voltandosi di nuovo a guardarmi.
-c..come?- balbetto non aspettandomi minimamente una domanda del genere
-è così che si propone un appuntamento- mi schernisce compiaciuto - allora, che ne diresti?-
-direi...di sì- rispondo sistemandomi nervosamente una ciocca di capelli
Ciocca che sfugge alle mie dita ma non a quelle di Ermal, che delicatamente me la sistema dietro l'orecchio, quasi con una carezza.
Spero che non si noti che sto continuando ad arrossire. Di questo passo diventerò incandescente.
Ermal non lo nota, o se lo fa, non dice nulla e non mi prende in giro.Poco più tardi sono davanti ai fornelli, cercando di fare del mio meglio nel seguire la ricetta passatami tempo fa dalla signora Angeli per preparare il perfetto risotto con il tastasal.
Essendo uno dei cavalli di battaglia culinari della città, ho il terrore di sbagliare qualcosa e vedermela sbucare vicino all'improvviso con un mattarello in mano.
-l'hai mescolato un'altra volta? - mi domanda Ermal come a prendermi in giro
Di fatto saranno venti minuti che giro questo cucchiaio dentro la pentola perché il riso non si attacchi.
Lo guardo male, e come risposta ricevo una risata seminascosta dietro al ricettario che mi ha rubato poco fa e che sta leggendo da allora come se fosse un intenditore di cucina raffinata.
Inutile dire che quegli occhi così belli finiscono col far sorridere anche me.-cazzo è buonissimo- esclama finendo di mandare giù l'ultima forchettata, mentre io sono ancora a metà del piatto
-ce n'è ancora se vuoi- dico ridendo e indicandogli la cucina
Ermal mi guarda per un secondo con una faccia buffa da morire dal ridere, poi si alza da tavola e saltella fino al fornello dove abbiamo abbandonato la pentola, si riempie nuovamente il piatto e torna a sedersi.
Mi ritrovo a guardarlo con la testa abbandonata di lato, con la mano come appoggio, e le mente vagamente persa nei miei pensieri.
-si, lo so di essere bellissimo- recita lui dandosi un colpetto all'indietro ai capelli con la mano.
Proprio da diva, mi viene da pensare prima di scoppiare a ridere.
-non serve fermarsi a contemplarmi per ricordarmelo- continua con voce civettuola
-perdonami, credo che con tutta questa bellezza mi sia venuto spontaneo- ribatto cercando di mantenere un tono normale e un sorriso che solitamente non userei.
Che cosa ho appena detto?
Ermal abbassa lo sguardo sorridendo imbarazzato, e pur di non dover trovare qualcosa da rispondere si infila in bocca un'altra sforchettata di risotto.
La conversazione sciama nell'imbarazzo, non ho ancora deciso se mio, suo, o di entrambi, perché dopotutto non mi sembra fosse troppo azzardato, vista la situazione complessiva.
Riprendo a mangiare quello che rimane del mio piatto, non sapendo bene cosa dire. E con l'enorme tentazione di pararmi il viso con una mano, o di cambiare discorso.
Quando rialzo lo sguardo, mi ritrovo Ermal a squadrarmi, con un gomito piantato sul tavolo e la mano chiusa a pugno a sostenere il mento. Un po' come ero messa io un attimo fa.
-che c'è? -
Lui non dice niente, semplicemente sorride per poi scoppiare a ridere, mentre quel bellissimo sorriso gli fa brillare gli occhi.
Vado un po' nel panico.
-ho qualcosa in faccia? -
Ermal si raddrizza, scuotendo la testa e facendo ondeggiare leggermente i ricci che gli ricadono sulla fronte.
-la smetti di fissarmi e mi dici cos'ho? - sbotto cercando di capire con le mani se sia davvero sporca in viso
-perdonami, credo che con tutta questa bellezza mi sia venuto spontaneo- dice facendomi avvampare.
-colpita e affondata, complimenti Meta-
-complimenti a te che hai affondato per prima-
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Romeo e Giulietta non sono mai esistiti.
RomanceQuando una domanda sembra fuori luogo basta alzare lo sguardo.