Capitolo 26

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-Ermal

Compongo velocemente il numero di mio fratello, attendendo con ansia che risponda e lanciando un'occhiata ogni tanto al corridoio, sperando che Sofia non torni subito.
-Rinald? -
-Ermal...? Ma cosa vuoi a quest'ora...? - borbotta dall'altro capo del telefono con una voce piuttosto assonnata.
Lancio un'occhiata all'orologio che ho al polso, notando come sia effettivamente tardi.
-mi serve la ricetta dei tuoi biscotti al cioccolato- semi sussurro, facendomi a malapena sentire
-cosa? -
-i tuoi biscotti, quelli buoni che fai di solito alla nonna a Natale-
-si ma... I biscotti? Cosa diavolo stai facendo? -
Sospiro, buttando nuovamente l'occhio verso la stanza di Sofia.
-credo di aver detto scherzando a Sofia che so fare degli ottimi biscotti, il problema è che mi ha preso un po' troppo alla lettera-
-aaah, allora è così che si chiama-
Mio fratello scoppia a ridere, posso tranquillamente immaginarmi le lacrime sulle sue guance, mentre quasi si soffoca da solo.
-dai Rì, per favore- esclamo iniziando ad implorarlo
-va bene, va bene, ti mando la ricetta-
-GRAZIE TI VOGLIO BENE-
-cretino che sei- dice continuando a ridere
-oddio sta tornando! Devo andare-
-cretino e rubacuori a quanto pare- mi sfotte prima che io chiuda la telefonata.
Sofia fa il suo bell'ingresso con addosso una specie di pigiamone natalizio, con i motivi con le renne sui pantaloni e una maglia rossa.
-allora, trovata la ricetta? -
In questo esatto momento il telefono mi vibra una volta nella tasca.
-assolutamente si, mettiti comoda... - inizio squadrandola - anzi, più comoda di così non so come potresti fare -
-eeeehhh, lo so che è bellissimo- cantilena mentre fa un giro su sé stessa.
La guardo sorridendo, sentendomi quasi un ragazzino alla sua prima cotta, perché si, è bello il pigiama, ma lei...
-dovresti metterne uno anche tu- sostiene osservandomi dalla testa ai piedi con un lieve sorrisino impertinente
-una L? - chiede continuando a guardarmi
-eh? -
-secondo me si-
-cosa? -
-domani darò un'occhiata in giro-
-ehm...-
Mi squadra un'ultima volta e poi va a raggomitolarsi sul divano, facendomi segno con le mani di cominciare ad approcciarmi alla cucina, e che lei a quanto pare, ha solo intenzione di sovrintendere.
La cosa comincia a preoccuparmi.
-per questa sera accetterò di vedere anche un tuo pigiama non natalizio girare per la casa- dice sorridendo e facendomi capire di cosa stesse parlando poco fa.
Il suo gatto fa capolino da dietro al divano e le si accoccola sulle gambe, mentre io faccio dietrofront e mi dirigo verso il forno.
La sento accendere la tv mentre svuoto sul ripiano il contenuto del sacchetto e controllo sulla ricetta che ci sia tutto.
Dò una rapida occhiata ai passaggi e tiro un sospiro di sollievo, non sembra troppo difficile.
-credo che qui manchi il burro... - borbotto controllando di nuovo nel sacchetto senza trovarlo
-strano... Sei sicuro? Hai guardato bene? -
-qui non c'è- dico facendo una faccia buffa e alzando le spalle, pregustando già una serata che non preveda il riempirmi di farina
-allora aspetta qui, vado a chiedere alla vicina- dice risoluta
Non credo mi lascerà vincere molto facilmente.
Come esce di casa richiamo Rinald.
-heilà pasticcere-
-come faccio a separare i tuorli dagli albumi? - chiedo con tono vagamente irritato
Per tutta risposta lui si rimette a ridere, facendo a malapena in tempo a spiegarmi prima che io senta la porta d'ingresso aprirsi, facendomi imprecare e mettere giù in fretta il telefono.
-hai fatto in fretta- cerco di dire sembrando naturale standomene appoggiato alla tavola in modo probabilmente ridicolo.
-si... Suppongo di essere stata veloce... -
Sofia mi guarda di sbieco ridendo, chiedendosi cosa io abbia combinato ma senza domandarlo esplicitamente.
-sicuro che non vuoi una mano?-
Mi ritrovo a farle di sì con la testa, sperando che la faccia rammaricata funzioni.

Dopo un po' l'impasto è pronto, e non ci resta che usare le formine per ritagliare i biscotti.
Sofia va a darsi una sistemata alla faccia, che è per metà piena di farina per colpa mia, da quando poco fa per tirarle via una macchia di cioccolato dalla guancia l'ho imbrattata per bene, ricevendo parecchi sguardi minacciosi.
E adorabili.
Minacciosamente adorabili.
-Rinald? -
Un lamento esasasperato si fa strada attraverso la cornetta mentre mi avvicino il telefono all'orecchio, incastrandolo tra la testa e la spalla per non sporcarlo con le mani infarinate.
-perché a me Ermal? Perché? -
Ignoro le sue lamentele e attacco di nuovo
-sulla ricetta non c'è scritto quanto devono cuocere-
-si, lo so-
-e? -
-dipende dal forno, vai a occhio-
-come "vai a occhio"? -
-te ne accorgerai quando saranno pronti-
-ma...- mi blocco dal ribattere quando con la coda dell'occhio scorgo una figura appoggiata allo stipite della porta.
Precisamente, una Sofia che mi fissa divertita, con le braccia incrociate sul petto.
Okay, forse non esattamente sul petto, diciamo un po' più sotto. E la cosa per un attimo mi distrae non poco.
Ermal santo cielo.
-...da quanto sei lì? -
-un po' - dice continuando a sorridere per poi avvicinarsi.
Mi fa scivolare via il telefono prendendolo in mano e rispondendo alla chiamata, con mio vago terrore.
-ciao Rinald! - esclama guardandomi e ridendo per qualsiasi risposta abbia detto mio fratello, che sono sicuro, ora si sta divertendo un sacco.
-si, si sono d'accordo- continua a parlare gesticolando - beh, diciamo che se la cava-
Ride ancora, lanciandomi un'occhiata fintamente scioccata e mimando qualcosa con le labbra.
-cosa ti ha detto?! - esclamo correndole incontro, mentre lei prende e scappa dall'altra parte della sala urlando e tentando di sfuggire alle mie mani sporche.
Urla un "Ciao Rinald, piacere di averti conosciuto!" prima di chiudere la telefonata e raggiungere la sua stanza, dove tenta di chiudersi la porta alle spalle ma senza riuscirci. In un attimo infatti la raggiungo, afferrandola per i fianchi e attirandola verso di me, cercando di riprendermi il telefono, finendo accasciato contro il bordo del letto, con lei che mugugna insulti incomprensibili sul mio maglione.
Istintivamente una delle mie mani non resiste ad accarezzare la testa sorridendo.
La sento lamentarsi in risposta, strappandomi una risata, visto che adesso le ho inzaccherato anche i capelli.
Pian piano mi rendo conto della situazione, di come siamo messi in questo momento, e si, dì come mi piaccia essere qui.
Quando alza il viso, poggiando il suo sguardo nel mio, sento il cuore accelerare i battiti.
È piena di farina, in faccia, sui capelli, sulla maglietta, è un disastro. Eppure in questo momento non so cosa di più bello potrebbe esserci al mondo.
Credo che il cuore voglia uscirmi dal petto, quando lei si avvicina ulteriormente, e io mi lascio trasportare, tanto mi sembra di non avere volontà.
Poi all'improvviso scatta in avanti e mi stampa una delle due guance infarinate su una delle mie.
E adesso sono sporco anche io.
La mia faccia sorpresa e sconcertata è evidentemente molto esilarante, a giudicare dalle risate che finiscono col coinvolgere anche me.
-questa me la paghi Sofia! - esclamo impiastricciandola ancora di più con le mie mani
Lei tenta di difendersi, senza riuscirci più di tanto.
-basta! Ti prego basta! - continua ridendo fino alle lacrime
-ah, non credo proprio- rido facendole il solletico sui fianchi, mentre lei si contorce cercando di sfuggirmi - non riuscirai a fermarmi! -
Poi riesce a bloccarmi una mano, schiacciandomi il polso sul bordo del materasso accanto alla mia testa.
Ci è riuscita solo perché ha fatto forza con praticamente tutto il corpo, e infatti, ora è estremamente sbilanciata in avanti, a pochi centimetri da me.
Succede tutto in fretta, e come in un secondo il suo sguardo cambia, in un altro secondo me la ritrovo ancora più vicino, così tanto che tra le nostre labbra non passerebbe neanche un atomo.
E così, sempre improvvisamente, mi ritrovo le mani fra i suoi capelli morbidi, e le sue fra i miei, provocandomi i brividi, e poi giù per la schiena, azzardando solo per un lungo attimo ad accarezzarle la pelle sotto la maglietta, tracciando la sua spina dorsale con le punte delle dita, indugiando sui suoi fianchi un momento di troppo per poter sembrare accidentale.
E il calore che sento venire dal petto è della stessa temperatura della sua pelle, bollente.
Se fossero così le fiamme dell'inferno commetterei volentieri tutti i peccati del mondo.

Romeo e Giulietta non sono mai esistiti.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora