Capitolo 32

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-Ermal

Quando scendo dal treno c'è una strana elettricità nell'aria. Ho la sensazione che ci siano più persone del dovuto, e che molte di loro stiano cercando qualcosa.

Trascinandomi dietro la valigia verso la fermata della metro che passa vicino a casa mia mi rendo conto che non mi stavo immaginando tutto, c'è veramente della gente che non è qui per prendere il treno.

A metà della banchina, sotto al cartello con scritto "Duomo" la folla sembra riunirsi attorno a qualcuno, alcuni si guardano intorno, altri scalpitano per parlare, poi qualcuno grida.

-ECCOLO! ERMAL! CIAO ERMAL! -

Dal folto del gruppo scalpitante vedo sbucare Dino e Andrea, che mi sorridono con aria colpevole.
Mi avvicino con un sorriso abbozzato, meditando di ucciderli.

-ERMAL! CIAO! È VERO CHE SEI STATO IN VACANZA? -

-Sì, sono tornato a casa per Natale e... -

-È VERO CHE PERÒ TE NE SEI ANDATO SUBITO? -

-Cosa...?-

-È VERO CHE ERI A VERONA? UNA RAGAZZA LO HA SCRITTO SU INSTAGRAM! C'È ANCHE LA FOTO! -

Inizio ad andare nel panico, e se avessero...

-POTEVI DIRCELO CHE AVEVI UNA NUOVA RAGAZZA EEEEHHH- strilla una con voce acuta e un'occhiata di chi "ha capito tutto".

Merda.

-COME SI CHIAMA?-

-Vi state sbagliando, non ho nessuna nuova ragazza! Chi potrebbe mai sopportarmi? - dico cercando di sdrammatizzare.

Un altra ragazza ride, e poi, guardando l'amica fa un commento a voce bassa che però si sente benissimo lo stesso.

-secondo me è la stessa della radio-

Succede il putiferio, tra urletti indignati, domande bomba che rischiano di esplodere e la mia testa che sta andando in blackout.

Per fortuna Dino arriva in mio soccorso, e insieme ad Andrea riesce a trovare un punto d'incontro tra me e le fan e a far disperdere il gruppo.
Nella tasca però, sento già il telefono che inizia a vibrare dai tanti messaggi sui social. Credo non li aprirò per un po'.

-siete impazziti?! - sbotto quando siamo finalmente da soli in un ascensore, ma si limitano a guardarsi tra loro cercando di non ridere
- non dite niente eh? Sapete che ho ragione-

Andrea sghignazza e poi si gira verso di me con sguardo ammiccante - e tu non dici niente eh? Sai che le fan hanno ragione -

Sento le orecchie diventare bollenti sotto al cappello di lana, cerco in fretta qualcosa da ribattere ma non ci riesco.

-aha! - esclama lui - beccato! -

-ci chiedevamo dove fossi finito, e ad Andrea era venuto il dubbio- continua Dino sbuffando, e tirando fuori il portafoglio passa venti euro ad Andrea in malo modo.

-io pensavo fossi rimasto a Bari- dice per rispondere al mio sguardo interrogativo - Andrea no-

-siete due disgraziati- commento alzando gli occhi al cielo e ridendo, poi resto in silenzio per qualche secondo - se ci hanno davvero fatto una foto siamo fregati... Non mi vorrà più vedere -

-ALLORA È VERO! - urlano in coro esattamente nel momento in cui si aprono le porte dell'ascensore.

Mi copro la faccia con la mano libera, mentre l'altra stringe la maniglia della valigia per cercare di impedirmi di tirare loro un pugno. Le persone che stanno aspettando ci guardano incuriosite, alcune anche sorridenti mentre ci avviamo verso le scale.

Mi venga un colpo se non c'erano delle fan anche lì in mezzo.

Varco la soglia di casa che sono già le due passate, e il mio stomaco brontola per la fame, anche se per fortuna ho fatto in tempo a passare a prendere un paio di focacce prima che la panetteria nella vita di fianco chiudesse.

Vado in cucina e accendo il forno a bassa temperatura per metterle a scaldare, pensando di farmi una doccia veloce nel frattempo. Prima di salire le scale però, sblocco velocemente il telefono e le mando un messaggio dicendole che sono arrivato.

L'acqua bollente è una cosa stupenda quando in casa tua la caldaia non viene accesa da giorni e nelle stanze ci sono dieci gradi. Il vapore sale in continuazione verso il soffitto annebbiando tutto ciò che ho intorno, e l'acqua scorre lenta sulla pelle, come se qua dentro di fermasse il tempo. Devo uscire in fretta. Una doccia è il posto peggiore dove stare se hai pensieri per la testa. Finiscono col sembrare più grandi di quanto siano.

Qualche canzone l'ho composta qui dentro in effetti.

Mentre mi asciugo i capelli e mi vesto in maniera comoda, il profumo di pane arriva fino al piano di sopra, facendo reagire di nuovo il mio stomaco che per un po' pareva essersi dimenticato di non aver ancora pranzato.

Scendo in cucina, afferro il cellulare e lo metto in tasca, prendendo poi le presine per tirare fuori la teglia bollente.

Non so cosa farò stasera, non so nemmeno se vedrò i ragazzi.

Cerco di convincermi che tornare a casa sia stata una buona idea. Però ora ho qualche dubbio.

La serata che avremmo potuto passare.... Forse avremmo dormito insieme in un'occasione come questa, anche se è probabilmente troppo presto.

Se penso a come non abbia mai nemmeno tentato di andare da lei... Forse se lo aspettava, forse ho fatto bene, forse no. Non lo so.

Mi viene da sorridere di nuovo quando penso a come siamo finiti l'ultima sera. Io l'ho baciata mentre eravamo sul balcone, a guardare le stelle, e dal piano di sotto una musica dolce ha cominciato a riempire la strada, e allora l'ho fatta ballare, lei che non aveva mai ballato in vita sua. L'ho fatta ballare, con me, su un balcone talmente piccolo che a stento si muovevano due passi. E lei ha appoggiato la testa sul mio petto. E ha chiuso gli occhi. Sento una scossa solo a ripensarci.

È stato solo ieri. Ed è stato il momento più surreale che abbia mai vissuto.

Stringendo una completa sconosciuta, che conoscevo da una vita.

Mi scosto dal forno e il tepore che vi proviene mi abbandona, la lucetta delle notifiche del telefono brilla di verde.

Apro la chat e una sua foto con addosso il mio maglione campeggia sulla schermata, facendomi sorridere come un'ebete alla sua prima cotta.

Ah, Sofia, cosa non mi fai.

Romeo e Giulietta non sono mai esistiti.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora