Capitolo 11

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-Sofia

Ho riaccompagnato Sara alla stazione, e anche se mi ero ripromessa di non piangere, anche questa volta il nostro é stato uno di quegli addii strappalacrime in stile "romanzo rosa".
Ho perfino corso accanto al suo finestrino per quei pochi secondi in cui il treno ha lasciato la stazione, il che mi ha fatto piangere ancora di più.
Chissà quando mai ci rivedremo di nuovo.
Dopo essere riuscita a ricompormi un poco, ho iniziato a ripercorrere i miei passi verso casa.
Ho pensato bene di deviare un po' la strada, per gustarmi la mattinata dall'aria frizzantina, e invece di tagliare per la via più breve, ho attraversato la stazione degli autobus e imboccato il corso, verso piazza Brà.
Pessima, pessima idea.
A metà strada, al punto che se avessi voluto tornare indietro, sarebbe stato troppo tardi, é iniziato il diluvio universale.
E tutt'ora l'acqua sembra venir giù a secchiate.
E io me ne sto qua, schiacciata contro la parete di una delle case, cercando di sfruttare quel poco di cornicione sopra di me per non bagnarmi del tutto.
Addocchio una signora con un grande ombrello camminare poco distante.
-mi scusi! Signora, scusi se la disturbo, per caso vá verso la Brà? Posso chiederle un passaggio sotto il suo ombrello?-
-certo cara- esclama la donna, che sarà sulla sessantina -ma purtroppo io mi fermo prima, fino a piazza Cittadella ti può andar bene?- continua sorridendomi gentilmente.
-oh, si, la ringrazio!-
Percorriamo un tratto insieme, poi quando lei svolta nella via a destra, rimango ad attendere sotto un piccolo volto il mio prossimo potenziale passaggio.
Dopo alcuni minuti, una persona per niente frettolosa si avvicina sotto ad un ombrello blu. Se non è di fretta, magari non mi dirà di no, penso.
-chiedo scusa, si, mi scusi, va verso la Brà?-
La scenetta si ripete, simile, e stavolta riesco ad arrivare sotto agli archi che ci sono poco prima di Castel Vecchio.
Meglio di niente, mi dico, ma per arrivare a casa si questo passo ci vorrà un'eternità.
Sembra che tutta la popolazione di Verona sia sparita, con questo tempo, passano minuti interminabili senza che si riesca a scorgere anima viva.
Ormai sto iniziando a rassegnarmi ad una corsa a perdifiato sotto questa cascata infinita.
Venti minuti di corsa, sperando di non scivolare.
Abito a San Zeno dannazione, perché non ho preso la macchina?
Continuo a guardarmi intorno un altro po', ma non sembro avere molte alternative.
Prevedo già il dovermi dare malata domani, e di passare la giornata a letto, con la febbre a quaranta.
Sbuffo, mi tiro su il collo della giacca, che é comunque già completamente fradicio, e facendomi forza, procedo a passo spedito sotto la pioggia gelida
Dopo appena un secondo, una figura tutta ben imbacuccata, con tanto di cappuccio, e con un invitante ombrello a coprirgli la testa, mi supera, il passo più affrettato del mio.
Non ci penso mezzo secondo a fiondarmi sotto quel riparo, non c'è nessun altro nel raggio di non so quanti metri.
La mia inaspettata comparsa fa sussultare il mio ignaro salvatore.
-aaahhh!-
-oddio, mi scusi! Non volevo spaventare nessuno! Io...-
Le parole mi muoiono in gola, quando mi rendo conto di chi si sia fermato a fissarmi, con lo sguardo di uno che questo incontro, come la sottoscritta, non se lo aspettava proprio.
-ma...- balbetto -...la mia vita deve essere un film comico- dico passandomi una mano sulla faccia.
-la tua e anche la mia- ribatte lui, chiaramente stupito quanto me, ma comunque con un leggero divertimento dipinto in faccia.
Quando dopo qualche secondo imbarazzato inizia a ridere, tormentandosi con le dita la leggera barbetta incolta e un po' sbarazzina, con espressione di chi non sa minimamente come comportarsi, lo seguo, scoppiando a ridere a mia volta, pur di fare qualcosa per far scemare questo momento così assurdo.
Siamo in mezzo ad una via deserta, con tutta l'acqua del mondo che ci si riversa addosso, a ridere sotto ad un ombrello striminzito.
-la giornata non sta proseguendo poi così male allora- dico quasi tra me e me, a bassa voce, facendolo ridere nuovamente, stavolta in modo più naturale.
-perché, prima stava andando male?-
Spalanco le braccia auto-indicandomi dalla testa ai piedi, in fronte ho stampata la parola "sarcasmo", ne sono sicura.
Un'altra risata spezza l'aria gelida, e mi sento letteralmente scaldare un po'.

Romeo e Giulietta non sono mai esistiti.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora