Capitolo 10

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-Ermal

La settimana sta procedendo bene. Dopo l'incontro di Padova le acque si sono calmate, e i vari pomeriggi insieme ai fan sono stati bellissimi.
Bologna, Firenze, poi di nuovo su, a
Venezia, dopodomani a Verona, poi Brescia, Torino, e infine si ritorna a Milano.
Al centro Italia e al sud ho già promesso tante date più avanti.
Abbiamo appena finito l'incontro a Venezia, in una piccola libreria in cui sono riuscite a entrare più persone di quante ne credessi possibile.
Ormai il sole é tramontato da un pezzo, e io ed i ragazzi stiamo tornando in hotel, che fortunatamente é molto vicino.
Questa volta, dopo un'assidua lotta contro Dino e Andrea, sono riuscito ad accaparrarmi il letto matrimoniale, dove pregusto si dormire beato come un pascià.
-buonasera signori- esordisce l'uomo alla reception -vi prego di scusarmi, ma non ricordo esattamente i numeri delle vostre camere, dalla centoventidue alla...?-
-centoventisei- sorrido di rimando, per poi afferrare le chiavi che mi porge.
-la ringrazio-
-grazie a voi, vi ricordo che la cena é alle otto, e buona serata-
Accenno un ringraziamento con la testa, poi raggiungo gli altri e distribuisco le chiavi, ognuna con un raffinato pendente come decorazione.
-qui sono attenti proprio a tutto eh?- esclama Andrea, giocando con il portachiavi.
-siamo in un hotel di Venezia vecchio mio- gli rispondo dandogli una pacca sulla spalla -qui stanno attenti anche al minimo dettaglio-

Poco più tardi, apro l'acqua calda nella doccia, aspettando che diventi bollente per spogliarmi e immergermi in tutto quel tepore.
Impreco quando un po' di shampo mi finisce in un occhio, facendomi quasi sbattere contro il ripiano dove sono appoggiati i flaconi.
Quando finalmente riesco ad uscire dalla doccia, con un occhio un po' rosso, mi rendo conto, guardando l'orologio appeso al muro, di quanto sia tardi.
-merda, la cena iniziava mezzora fa!-
Spalanco la porta del bagno, correndo in camera per vestirmi, ma il parquet sembra avere la cera, per colpa dei miei piedi bagnati, e i miei capelli mi impediscono di vedere qualsiasi cosa abbia davanti, così, in una frazione di secondo, mi ritrovo disteso per terra, con un fianco dolorante.
-ahia...questo ha fatto male...-
Un coro di risate scoppia intorno a me, e quando finalmente riesco con una mano a spostarmi i capelli dal viso, mi ritrovo davanti tutti i ragazzi, ovviamente con il telefono in mano.
-ditemi che non avete ripreso tutto...-
Le risate che ottengo in risposta sono più che sufficienti.
-da domani Ermal, tu dormi nel letto singolo- mi sbeffeggia Dino.
-MA...- tento di controbattere, ma inutilmente.
-niente "ma", altrimenti...- dice sventolandomi il cellulare davanti al naso.
-é un tuo brutto vizio, lo facciamo per te!-
-certo, come no...-
-per stanotte comunque potrai restare qui, siamo o non siamo dei tesori?- domanda con una faccia da falso angioletto.
-ah comunque non siamo in ritardo per la cena, abbiamo solo spostato le lancette dell'orologio mentre eri sotto la doccia.
Guardo in basso, perlomeno l'asciugamano é venuto giù con me e non é rimasto impigliato alla maniglia della porta, penso.
Devo trovare il modo di fargliela pagare.
Io non rinuncio a dormire comodo.
Una mezz'ora più tardi siamo tutti vestiti e profumati per la cena, giù al ristorante ci hanno riservato un tavolo nella sala più appartata, perché anche qui, in un ristorante di lusso, può capitare di avere gente che arriva ad interrompere la cena pur di ricevere un autografo. Non é la prima volta e non é proprio piacevole.
Ringraziamo quindi il cameriere quando ci accompagna nell'altra stanza, per poi porgerci il menù.
-domani dov'è che andiamo? Ho perso la cognizione- borbotta Marco da dietro il foglio.
-Verona, domani Verona- gli risponde Dino subito dopo.
-ehi ma, Ermal, non era a Verona che avevi incontrato quella fan che...-
-si, é stato lì- taglio corto per non ricadere in quel discorso. Avevano finalmente smesso di tormentarmi, ed ecco che ci risiamo.
-magari dopodomani si presenterà pure al firmacopie!-
-per favore...non ricominciamo con questa storia,va bene?-
-okay, okay...magari ti avrebbe fatto piacere...che ne so io...-
Tu? Ma io piuttosto? E se la incontrassi davvero poi? In mezzo a tutta quella ressa... Pensandoci, non so se sia la persona a cui piacciono ritrovi del genere. Non so proprio niente di lei, in realtà. Ma quel giorno sembrava stare così bene, assorta nei suoi pensieri, in mezzo a tutto quel silenzio.
Mi farebbe piacere però, rivederla, quello si. Ma non lo dirò mai a nessuno.

Mi ripeto che probabilmente non verrà, e che se dovesse farlo, non me ne accorgerei, perché ci saranno un sacco di persone, e io il suo volto non me lo ricordo così bene.
Ma in un angolino nascosto, dentro la mia testa, c'è qualcosa che mi assicura che invece si, la riconoscerei subito, tante volte ho riguardato quella foto.
Lo ammetto, lo ammetto a me stesso, saranno decine ormai le volte in cui l'ho ripresa in mano e girata tra le dita, dato che si, ultimamente occupa a tempo indeterminato una delle mie tasche, e in questi giorni, tra i vari cambi d'abito, é passata di giacca in giacca.

Se mi vedessero i ragazzi mi prenderebbero per pazzo.
Sto ancora cercando di ricordarmi il suo nome, senza riuscirci.
Ci sono volte in cui mi sembra così vicino... Ma poi puntuale mi scivola via, come se cercassi di afferrare l'aria.
Magari un giorno mi verrà in mente.
In ogni caso, domani mattina sveglia presto, abbiamo un treno da prendere e i bagagli da sistemare.
Poi, potrò pensare al resto.
Poi, magari, potrei cercarla.

Romeo e Giulietta non sono mai esistiti.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora