-SofiaMi lancio tra le braccia di Sara, aggrappandomi al suo povero collo e singhiozzando senza ritegno.
Non so quale dio dovrei ringraziare per aver fatto sì che lei sia ancora qui con me, non so neanche se dovrei davvero ringraziare qualcuno.
La fortuna, il fato, il caso.
Qualsiasi cosa ci sia dietro, grazie, grazie, grazie.
Mi sono stranamente trattenuta per tutta la durata del viaggio, quasi fino a convincermi che non avrei pianto, perché in fondo già sapevo che stava bene, che era viva.
E adesso eccomi qui; mi è bastato un attimo, entrare in questa stanza e immaginarmela immobile sul letto, con gli occhi chiusi, e lei invece mi sorride, mi sorride e piange con me.
Forse non smetteremo mai.
Perché è questa la sensazione che ho adesso; non smetterò mai di piangere, perché sto male e la mia mente vaga incontrollata, per quanto senta Sara ricambiare la mia stretta.
Non avevo ricordi di un abbraccio del genere da quella che mi sembra una vita. Quello stesso abbraccio spacca ossa che mi diede quando me ne andai dalla nostra città. Perché lei sapeva che di lì a poco sarebbe partita per un anno, mentre io ignara di tutto, pensavo solo alla mia nuova avventura.
Alla fine sono accanto a lei, in capo al mondo.
L'ho raggiunta anche qua.-ho davvero avuto paura questa volta Sofia-
-lo so- sussurro senza smettere di abbracciarla -ne ho avuta anch'io-Passano due giorni (dal mio arrivo) prima che finalmente la dimettano dall'ospedale, ma mi sta bene così, non ho la minima intenzione di cercare di velocizzare la cosa.
Voglio solo che stia bene.
Durante tutto il tempo i ragazzi della sua troupe vanno e vengono dalla stanza, facendo avanti e indietro per sentire come sta e se possono fare qualcosa. È molto rassicurante vedere che tra loro c'è un rapporto così bello, anche se non dovrei stupirmene, Sara mi racconta spesso che sono come una famiglia.
Sono sempre loro che ci vengono a prendere quando Sara viene dimessa, loro che ci portano all'albergo dove alloggiano e che mi ringraziano di essere venuta a prenderla, perché per quanto ne siano dispiaciuti, loro dovranno rimanere qui a girare e a raccogliere filmati e foto per la documentazione di qualsiasi cosa stiano facendo.
Anche se cosa non l'ho capito, ma dettagli.Mi ritrovo distesa sul letto accanto a Sara, con la sua gamba fasciata e ricucita, quando lei all'improvviso sembra realizzare una qualche verità divina.
La faccia che fa è indescrivibile.
-che c'è? -
Gira il telefono che ha in mano verso di me, facendomi notare la data.
Data a cui non avevo più badato da quando mi sono imbarcata sull'aereo.
-è Natale! Oddio, è Natale!! -
Ah, già.
Mi porto una mano sulla fronte per constatare, stupidamente, di non avere la febbre.
Io non mi dimentico mai del Natale.
Però, è successo.
Poi mi viene in mente un'altra cosa, o meglio, un'altra persona, e inizio a darmi della stupida per aver smesso totalmente di pensare a qualsiasi cosa non fosse la mia amica.
Guardo il mio telefono sbucare dalla tasca del cappotto che ho abbandonato sulla sedia in fondo alla stanza.
Con ogni probabilità la batteria sarà morta.
Stupida stupida stupida.
-sono una stupida! - esclamo prima di saltare giù dal letto e correre a recuperare il telefono e un carica batterie.
Quando lo accendo mi mordo la lingua, anche se sotto sotto sorrido un po'. Ventidue chiamate perse, e tanti, tanti messaggi.
Decido di chiamarlo direttamente, credo sia piuttosto inutile scrivergli a questo punto.
Forse disturberò, visto che è Natale e probabilmente sarà con la sua famiglia...ma almeno devo chiedergli scusa.
Per quanto mi sembri ancora strano chiamare al telefono il mio idolo.
Mentre il telefono squilla guardo Sara.
-qualsiasi cosa tu possa voler dire, non dirlo mentre faccio questa chiamata- la squadro con gli occhi socchiusi -e ti prego, non urlare-
Sara rimane un momento interdetta, ma poi annuisce e si fa una croce sul cuore prendendomi in giro.
Trattengo il respiro fin quando dall'altra parte del telefono risponde una voce maschile.
-Sofia? -
-scusami, scusami, scusami, sono un' idiota, sono andata a prendere Sar...-
-state bene? -
Rimango senza sapere come rispondere, non mi aspettavo una domanda del genere.
-s..si, stiamo bene, ho passato gli ultimi due giorni in ospedale e finalmente l'hanno dimessa, forse domani saremo già a casa-
-quindi hai avuto il tuo regalo di Natale- dice, e dal tono di voce che ha posso giurare che stia sorridendo.
E così spontaneamente sorrido anch'io.
-mi dispiace di essere scomparsa- biascico mestamente -volevo chiederti scusa e farti gli auguri-
Sara mi fissa con fare molto confuso.
-ci sono rimasto un po' male, si, ma posso immaginare la situazione, quindi non preoccuparti-
-ah si? - chiedo con tono vagamente impertinente - ci sei rimasto male? -
Una risata imbarazzata fa eco dalla cornetta.
Sara mi guarda sempre più confusa.
-un po'- ammette di nuovo, facendomi sorridere come una cretina -e parlando sinceramente...abbiamo ancora un conto in sospeso, io ho ancora voglia di rivederti-
Mi sento avvampare. La ragazza di fronte a me inizia a gesticolare sbraitando sottovoce per sapere chi sia.
-questo non me lo avevi detto però-
-lo so, ma credevo si fosse capito-
-in effetti si- dico ridendo
-bene, allora mi aspetto qualche altra chiamata in questi giorni- ribatte a tono -ci sentiamo più tardi, torno fra la marmaglia che ha invaso la cucina, non vorrei che mio fratello si mangiasse tutto quello che è rimasto-
Mi scappa una risata.
-buon Natale Sofia- quasi sussurra, con una voce stranamente dolce.
-buon Natale Ermal-E Sara si mette ad urlare.
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Romeo e Giulietta non sono mai esistiti.
RomanceQuando una domanda sembra fuori luogo basta alzare lo sguardo.