Capitolo 27

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-Sofia

Mi godo il suo profumo, restandomene accoccolata tra le sue braccia. Non ho nessuna intenzione di spostarmi.
Forse è normale, forse è strano, non credo di saperlo giudicare, però mi sembra di essere, come si dice, al posto giusto.
Forse non nel momento giusto, ma il posto,, quello c'è, ed è già una gran cosa. E che posto poi, in un abbraccio di Ermal.
A volte le persone fanno cose strane, tipo prendere un treno e attraversare mezza Italia per venirti incontro.
Immancabilmente mi scappa un sorriso.
Anche il bacio di poco fa è stato strano, talmente tanto che ho voglia di farlo di nuovo.
Ermal continua ad accarezzarmi i capelli, e da come è messo, intuisco che sta guardando in su.
-ma... Il tuo soffitto brilla-
-mhmh- annuisco
Fa una piccola pausa, continuando a guardarsi intorno.
-mi piace - afferma poco dopo
-aspetta di vedere la stanza di giorno- esclamo sorridendo -è il mio piccolo orgoglio personale-
-domani voglio vederla assolutamente allora-
Passa qualche minuto, ce ne restiamo in silenzio, in attesa di qualcosa.
-sei scomodo? - chiedo alzando lo sguardo per vederlo in faccia
-no- giurerei quasi che sia arrossito, ma in penombra è impossibile dirlo con certezza.
Rimango quasi imbambolata ad osservarlo, gli occhi sorridenti, con quel ghigno divertito e dolce, i capelli che gli coprono in parte la fronte, ribelli come non mai. Sento la lingua pesante, le labbra sigillate, come se non riuscissi a parlare, il mio stomaco si è messo ad ospitare di nuovo quelle benedette farfalle agitate. Le mie dita gli sfiorano il collo, la mandibola, la guancia, le labbra.
Da dove mi arriva tutta questa sicurezza?
Lui mi asseconda inclinando la testa, guardandomi e perdendo per un attimo quel suo sorriso sghembo. Non lo sa, ma questa espressione che ha mi rende dannatamente volubile, e quando un po' meno lentamente le mie labbra arrivano alle sue, se ne rende conto anche lui. Sento le sue mani stringermi dolcemente, una appoggiata a lato del collo, con il pollice che mi accarezza la guancia, l'altra un po' più impertinente, sul mio fianco, sotto la maglietta del pigiama. La cosa è così invitante, che per un attimo anche una delle mie mani, prima nei suoi capelli, scivola più giù, sollevandogli appena il maglione per accarezzargli la schiena, facendolo sussultare.
-s..scusa- biascico ritraendola di scatto, ma Ermal sorride imbarazzato, scusandosi lui, e riafferrandomi delicatamente la mano, mi riaccompagna sotto il suo maglione, chiedendomi silenziosamente e in modo impacciato se posso continuare, per poi prendere a baciarmi le guance e il collo quando lo assecondo sorridendo.
Ho i brividi.
Ermal dannazione, l'effetto che mi fai.

Un'ora più tardi, la situazione si è evoluta ulteriormente; ci troviamo in cucina, io seduta al tavolo da pranzo mentre guardo questo riccio che si impegna a sfornare i biscotti che abbiamo finito di preparare.
Anche se è tardi, latte e biscotti non ce lo toglie nessuno.
Sono buonissimi.
Ermal mi squadra divertito mentre inzuppo un altro tondo dolcetto nella mia tazza.
-allora, che vuoi fare domani? -
Ci penso un po', prima che mi venga in mente non so quale illuminazione divina.
-non ho nemmeno fatto l'albero! Quello, mi piacerebbe fare quello, se ti va, e ovviamente se può farti piacere, potremmo fare un giro della città... È bellissima sotto le feste, riesce ad incantare-
-mi farebbe molto piacere Sofia-
-allora domani mattina facciamo un giro e nel pomeriggio possiamo decorare l'albero- sussurro, rendendomi conto di quanto allarmante e semplice sia questa frase, come se stessimo insieme da una vita.
Come se stessimo insieme.
L'ipotesi di dover rallentare mi balugina per un istante nella mente, ma poi mi dico che saremo qui solo per qualche giorno. Ci sarà tutto il tempo di andare con calma.
Forse anche troppo.
Viviamo tanto, tanto distanti.
Ermal sembra contento, quindi perché rinunciare?

Dopo un po' lo vedo trascinare la valigia in salotto,  sbirciando da camera mia mentre tiro fuori delle lenzuola per sistemare il divano per lui.
-mi dispiace non avere una stanza per gli ospiti- dico ritornando nella sua direzione e rimanendo con le coperte in mano, perché Ermal ha già preso possesso del tavolino, che ora è letteralmente ricoperto della roba che poco fa era dentro la sua valigia.


Una musichetta natalizia riecheggia nell'aria.
Il sole tiepido di fine mattina fa capolino dalla finestra dai vetri un po' vecchi.
Ascoltare Ermal che canticchia le parole mentre appende le decorazioni sull'albero è ufficialmente la mia scena preferita.
Dopo un po' mi ritrovo ad accompagnarlo cantando a mia volta senza rendermene esattamente conto. Me ne accorgo solo alcuni minuti più tardi, quando la canzone è già cambiata, e lui, che ha smesso di cantare, mi guarda divertito sbucando da dietro l'albero.
-traditore - sibilo ridendo e cercando di raggiungerlo scavalcando gli scatoloni da cui fuoriescono festoni e palline. Lui per tutta risposta scappa dalla parte opposta cercando di fuggire alla mia pericolosissima ira.
-lo sai che mi piace quando ti metti a cantareeee! - esclama con voce stridula mentre molto poco agilmente salta via il divano, atterrando con un piede in una scatola fortunatamente vuota e cominciando a saltellare verso la cucina con me alle calcagna.
Il nostro inseguimento dura poco. D'altronde non c'è molto spazio per correre nel mio minuscolo appartamento.
In un attimo gli sono davanti  bloccandogli il passaggio.
Incrocio le braccia al petto, cercando di essere il più minacciosa possibile, per quanto nelle mie facoltà, e gli punto addosso un dito.
-cosa hai da dire a tua discolpa? -
Lui si appoggia con nonchalance al frigorifero, guardandomi divertito dall'alto in basso, con lo sguardo di uno che sta racimolando le parole giuste. Poi inaspettatamente mi dà un leggero buffetto sulla guancia con le dita, sorridendo dolcemente. Sento benissimo il cuore che scende nello stomaco e si arena in attesa di sviluppi.
-davvero ti piace sentirmi cantare? - chiedo schietta, guardandolo negli occhi e lasciando che le mie braccia cadano dritte lungo i fianchi.
Ermal annuisce piano, quasi impercettibilmente, come se una dimostrazione più enfatizzata di questa potesse farmi scappare.
-mi piace il timbro che hai, sei intonata, si sente, però mi piacerebbe sentirti cantare davvero, con i polmoni, non solo sottovoce- ammette dimostrando di avermi ascoltato più attentamente di quanto avessi immaginato.
Mi mordo il labbro, abbassando lo sguardo e pensandoci un attimo.
-che canzone potrei cantarti? - domando tentennante
-non saprei, scegli tu, quella che ti viene meglio-
-mmhh...- medito tra me e me e lascio il riccio in cucina per andare a recuperare il telefono. Qualche secondo dopo sto facendo partire "I see fire" di Ed Sheeran su youtube, ma solo la base musicale.
-hai presente? -
-credo di si- dice mentre si accomoda su una sedia, appoggiandosi con i gomiti sulle gambe e guardando il pavimento, dandomi completa libertà e quasi zero soggezione.
Sto per mettermi a cantare davanti al mio artista preferito.
Respira Sofia.
Faccio ripartire la musica un paio di volte prima di decidermi, agitata come mi sento, ma quando ci riesco le parole escono quasi da sole, e presto riesco a fregarmene che ci sia anche lui, cantando come se fossi da sola, come quando spesso canto in giro per la casa o sotto la doccia.
Quando la canzone finisce Ermal sta già guardando nella mia direzione, con un sorriso impacciato sulle labbra e seminascosto dalle dita incrociate delle sue mani.
Il mio sguardo imbarazzato riprende il sopravvento, facendomi schiarire la voce guardandomi casualmente intorno.
Magari su quella mensola starebbero bene delle lucine.
-cazzo, non pensavo avessi una voce del genere -
-beh, mi considero semplicemente intonata, ma non è che abbia una voce da far rimanere senza fiato... Diciamo che me la cavo-
-cavarsela non è esattamente il termine che utilizzerei- dice ridendo e facendomi probabilmente arrossire.

Passiamo l'ora successiva a capire fin dove riesco ad arrivare, con suo grande divertimento, mentre mi fa provare a cantare qualsiasi canzone gli passi in mente.
Ogni tanto per farlo sorridere di più mi metto a cantare qualche pezzo di alcune sue canzoni. Soprattutto perché ho scoperto che la cosa lo fa arrossire.
Ermal, Ermal, sembri sempre così sicuro di te quando sei su quel palco.

-e così una faaaavoola, divenne reeeeaaaltà, tutte le preghiere, formarono milioni di stelleee- me ne esco con l'ennesimo spezzone mettendolo in "crisi".
-oddio, conoscevi anche La fame di Camilla?- chiede tirandosi indietro i capelli con la mano e squadramdomi, tutto rosso.
Mi avvicino sedendomi accanto a lui e appoggiandogli una mano sulla spalla dolcemente - Ermal... Sei famoso a non so neanche quale livello ormai, eppure sei qui, color peperone... - cerco di dire il più semplicemente possibile - forse non dovresti più stupirti molto, che la gente conosca i tuoi testi-
-ed è qui che ti sbagli... È sempre, sarà sempre, una sorpresa per me, è qualcosa di inconcepibile e io semplicemente non riesco a trattenermi, sul palco semplicemente non si vede-
Sorrido sfiorandogli una mano - non ho detto che non ti devi imbarazzare, quella è una cosa bellissima-
-grazie Sofia- sorride - e ti prego, non smettere-
-solo se anche tu canti con me-

Romeo e Giulietta non sono mai esistiti.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora