3. mi manca

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Le mie storie d'amore erano paragonabili ad una candela accesa vicino ad una tromba d'aria: impossibile.
Andreas non aveva mai permesso ad un ragazzo di avvicinarsi a me.
Diceva sempre che questo mondo era troppo crudele per una ragazza così ingenua e dolce come me. Io dico che lo faceva solo per egoismo.
Non mi pesava il fatto, per niente.
Lo accettavo perché non c'era nessuno che mi interessava, o meglio non ancora.
L'ultima settimana di scuola ci fu aria di cambiamento. Arrivò una nuova famiglia a Pessano, la città dove vivevo.
Era composta da una madre e da un figlio.
Abitavano poco lontano da me.
«Perché non andiamo a dare il benvenuto?» chiese mia madre sfornando una torta.
«Perché non ne abbiamo voglia?» ribatté Andreas bevendo del latte.
«Andreas, sai cosa diceva sempre tuo padre.» affermò mia madre scuotendo la testa.
«"Dice" mamma, papà è ancora vivo.» concluse Andreas alzandosi e andando in camera sua.
«Ma cosa gli prende?» mi chiese lei preoccupata.
«Avrà avuto qualche problema a scuola.» dissi alzando le spalle. Mi alzai.
«Vado a vedere.» dissi salendo le scale.
Appena entrai in camera di mio fratello, lo trovai disteso a terra che faceva le flessioni.
«Scherzi vero? Ci saranno trenta gradi Andreas!» affermai vedendolo tutto sudato.
«Beh? Non posso allenarmi?» chiese un po' affaticato.
«Certo che puoi ma..» mi interruppe all'istante.
«Tutto bene Fede, tranquilla. Ora puoi anche tornare dalla mamma.» affermò mio fratello alzandosi.
«No, c'è qualcosa che non va.» ribattei a braccia incrociate. Lui sbuffò e scosse la testa.
«Mi manca un mio amico che è all'estero.» disse appoggiandosi alla scrivania.
«Ogni anno in questo periodo iniziavano gli scherzi alle matricole e ai prof.» continuò un po' malinconico.
«Lo conosco?» chiesi prendendogli la mano.
«Riccardo Marcuzzo.» rispose dolcemente.
«Il vicino.» precisò annuendo.
Me lo ricordavo, eccome se lo ricordavo.
Ero perdutamente, follemente ed immensamente innamorata di lui da piccola ma allo stesso tempo l'ho sempre odiato per la sua maleducazione.
Poi era un'approfittatore immane! Si metteva con ragazze usandole e giocando con i loro sentimenti.
«È a New York! Si sarà scordato di me, di Pessano, della sua famiglia!» ribatté mio fratello tristemente.
«O magari no.» dissi alzando le spalle.
Mio fratello fece un sorriso e mi avvolse tra le sue braccia.
«Grazie per esserci sorellina.» affermò dandomi dei baci sulla fronte. Sorrisi e poi chiusi gli occhi per godermi la sensazione magica che davano le braccia di mio fratello.

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