6. disagio?

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«È normale che ogni tanto litighiate.» affermò mia madre preparando la cena.
«Ma io odio farlo.» risposi distrutta.
«Lo so Fede ma sta pur certa che Andreas ti vorrà sempre bene!» ribatté lei annuendo.
Feci un piccolo sorriso e poi continuai ad affettare le carote che avevo sottomano.
Poco dopo si aprì la porta di casa e sentimmo delle voci provenire verso di noi.
«Mamma, sorella, guardate chi è arrivato!» disse Andreas entusiasta indicando un ragazzo accanto a lui.
Mia madre corse incontro al moro dagli occhi azzurri mentre io mi lasciai sfuggire il coltello di mano, tagliandomi.
«Federica! Ma cosa fai?!» urlò Andreas vedendo il sangue andare sulle carote.
Mio fratello venne verso di me e mi porse un tovagliolo.
Mia madre si staccò dall'abbraccio e guardò cosa mi ero combinata.
Il mio sguardo cadde su Riccardo: era bello, ma che dico, bellissimo.
I suoi lineamenti si erano raffinati ancora di più, i suoi occhi erano limpidi, aveva un sorriso smagliante e un fisico mozzafiato.
Però ero certa che era rimasto quella brutta persona, se non peggio.
«Ti metto così tanto a disagio?» chiese mordendosi le labbra. Scostai mio fratello e mia madre per andare verso di lui.
«Se sei tornato per rompere i coglioni, tornatene pure indietro!» dissi con aria feroce, poi gli diedi una spallata per uscire dalla cucina e recarmi in bagno.
Mi sciacquai la ferita e la disinfettai per bene.
Odiavo tagliarmi. Il sangue fuoriusciva dalla ferita che si estendeva su tutta la pianta della mano. La mano sinistra mi tremava ed era di un color rosso.
«Federica, tutto bene?» mi chiese entrando mio fratello. Lo guardai male.
«Vai dal tuo amico.» ribattei nervosa.
«Dai su, fammi guardare.» disse prendendomi la mano. La guardò per bene e poi fece un sorriso togliendomi l'asciugamano bagnato che avevo tra le mani.
«Da piccola ti sbucciavi sempre le ginocchia. Sanguinavi un sacco ed io non sapevo mai che fare, dopotutto sono poco più grande di te!» affermò sorridendo.
«Prendevo due asciugamani e ti avvolgevo le gambe come una mummia.» disse con voce profonda.
«Poi però logicamente anche quelli si inzuppavano di sangue ed io andavo in panico.» continuò mordendosi le labbra.
D'un tratto alzò lo sguardo facendolo incontrare con il mio.
«Non dovevo dirti quelle cose prima. Ero arrabbiato e ho messo te in mezzo. Scusami.» disse mortificato.
«Non dirle più però.» dissi abbracciandolo.
Lui era l'unico che sapeva farmi stare bene.

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