|Capitolo 5|

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Domenica

"Ok, quindi ora mescolo?" Domandò Jungkook, senza togliere lo sguardo al composto che aveva davanti.
"Esatto, ma attento ai grumi" rispose Tae, intento a sciogliere il cioccolato fondente in un pentolino.
"Va bene" disse contento, continuando a mescolare finché l'impasto non divenne uniforme. Lo inserì lentamente nello stampo per torte e lo mise a cuocere in forno.
Intanto Tae stava creando una glassa al cioccolato, ma non si accorse del più piccolo intento a rubargli il grosso cucchiaio in legno sporco di cioccolato, con cui stava mescolando.
Lo portò alla bocca e con la punta della lingua ne assaggiò un po', le sue papille gustative erano estasiate da quel dolce sapore.
"Ei! Che fai?" Lo rimproverò Tae, prendendogli il cucchiaio dalle mani
"Volevo solo assaggiarlo, è buonissimo" rispose il più piccolo, prendendo posto a fianco al maggiore.
"Sì buono, ma non ha bisogno della tua saliva" ribatte Tae, prima di prendere un altro cucchiaio ed utilizzare quello.
"Beh...dato che l'altro non ti serve..." non terminò la frase e riprese il cucchiaio che era stato messo da parte momentaneamente.
Lo ripulì da qualsiasi traccia di cioccolato, sporcandosi i lati della bocca e anche il mento, ma non se ne accorse subito.
Quando Tae finì di preparare la glassa, tirò fuori la torta ed iniziò a rivestirla completamente. Si era accorto delle condizioni del ragazzo a fianco a lui, infatti cercava di trattenere le risate, ma ciò gli riusciva davvero difficile. Jungkook sporco di cioccolato sembrava un piccolo bambino, deliziato dal pezzo di torta appena rubato, ma ignaro delle prove incriminanti contro di lui.
Una volta terminato il procedimento, prese il secondo cucchiaio che aveva utilizzato, anch'esso coperto di glassa al cioccolato, e lo diede a Jungkook.
Il minore lo ripulì in pochi secondi, ma la situazione sul suo viso peggiorò ulteriormente arrivando a toccare persino il naso e lì, Tae, non riuscì più a trattenersi.
"Ei! Perché ridi? Sono sporco?" Disse il più piccolo un po' impanicato, mentre cercava per tutta la cucina dei fazzoletti con cui pulirsi.
"Ma no dai, solo un po'" rise l'altro, prima di afferrare uno dei fazzoletti che aveva in mano Jungkook per poi avvicinarsi a lui.
Bagnò il fazzoletto con un po' d'acqua e lo passò dolcemente sulle sue labbra, sul mento e il naso, mentre gli teneva il viso rivolto verso l'alto con due dita.
Durante quei movimenti rimase ad osservarlo, quel poco che bastava per farlo sentire impotente di fronte a una forte gioia. Accarezzò, nella sua mente, il contorno del viso del più piccolo, per poi passare al naso e infine le labbra sottili che rivelavano un allegro e tenero sorriso.
Si accorse dei minuti passati solo dopo pochi secondi e ritirò subito la mano, allontanandosi di colpo dal ragazzo come se scottato.
"Grazie" sorrise Jungkook, ignaro dei pensieri dell'altro.
"Ora la mettiamo in frigo?" Domandò poi, riportando la sua attenzione sulla torta ormai pronta.
"Eh? Ah sì, così domani Elliot potrà mangiarla" rispose Tae, risvegliandosi da quel breve sogno. Si avvicinò al frigorifero e lo aprì, per facilitare il movimento a Jungkook.
Pulirono insieme la cucina, per poi dirigersi ognuno nella propria camera fino ad ora di cena.

La sera stessa tornarono i genitori ed Elliot, il quale pregò di mangiare prima la torta, considerandola troppo buona per essere lasciata lì fino alla mattina seguente.
A inizio cena, Mark prese la parola
"Ragazzi come avete passato il weekend? Vi siete divertiti? Tae si è comportato come sempre?" Domandò, lanciando uno sguardo severo a Tae.
"Ci siamo divertiti molto" rispose Jungkook, cercando di difendere il povero ragazzo a fianco a lui. Non aveva fatto nulla di sbagliato e il padre già cominciava a rimproverarlo.
In tutto ciò Tae manteneva lo sguardo fisso verso il padre, trasmettendo solo rabbia.
Era come se tra i due ci fosse una continua sfida, per decretare il più forte.
"Tesoro, domani ti accompagno io a scuola?" Chiese la madre di Jungkook al figlio, ma Mark non gli lasciò il tempo di rispondere perché subito si intromise.
"No amore, lo accompagnerà Taehyung" rispose, dandole un bacio veloce sulla fronte.
Davanti a ciò Tae fece un verso schifato, voltando lo sguardo verso un altro punto.
"Taehyung porta rispetto ai tuoi genitori"
Sputò acido il padre, conoscendo benissimo la reazione del figlio.
Tuttavia Tae rimase in silenzio, stringendo i pugni e respirando profondamente.
"Devi capire ormai che quella donna non c'è più, lei è la tua nuova madre. Fine del discorso, mi sembrava di averne già parlato" concluse, tornando a parlare con la madre di Jungkook.
"Chi è 'quella donna'?" Domandò il piccolo Elliot, non avendo capito il riferimento del padre.
"Nessun-"
"A quanto pare nostra madre, ma non preoccuparti Elliot. Papà sarà abbastanza bravo da trovare una sostituta in breve tempo. Non è così? Lei è solo una sostituta, perché tutto ciò di cui hai bisogno è un buco per soddisfarti. Nient'altro" asserì, prima di alzarsi da tavola e correre nuovamente in camera sua.
"Jungkook che succede?" Sussurrò il bambino, vedendo il padre seguire il figlio in camera.
Tutto ciò che successe dopo fu solo un brutto ricordo per il maggiore, il quale si ritrovò, di nuovo, a piangere silenziosamente sul pavimento di camera sua.
Nascosto da tutti, come sempre.
Sofferente, ma in silenzio.
"Tesoro io vado a dormire, a domani" disse la madre, completamente incurante di ciò che stava succedendo al piano superiore.
Non le importava se Tae stesse soffrendo.
Ma Jungkook aveva già capito tutto, voleva aiutare Tae ma non poteva lasciare Elliot da solo o peggio, fargli vedere una possibile scena macabra.
"Jungkook perché urlano?" Chiese Elliot, sentendo le urla e gli oggetti cadere dal piano superiore.
"Ssh non preoccuparti, non è nulla" Jungkook si abbassò alla sua altezza e gli accarezzo la testa coperta di riccioli.
"Tra poco andiamo a nanna, ti fidi di me?" Chiese subito dopo, sentendo gli occhi pizzicare.
"Sì" rispose lui, abbracciando come meglio poteva il maggiore.
Jungkook, in realtà, si stava mostrando forte e sicuro di sé, ma dentro provava solo dolore.
Si sentiva in colpa, non poteva fermare il padre e nemmeno aiutare Tae. Era impotente di fronte a un'ingiustizia, avrebbe voluto urlare, ma doveva tenere calmo il piccolo Elliot.
Quando le urla cessarono, Mark scese di corsa le scale e non si accorse dei due nascosti in salotto. Jungkook prese in braccio Elliot e corse in camera sua, appoggiandolo al lettino.
"Elliot resta un attimo qui, torno subito" si alzò in fretta e chiuse la porta, per poi dirigersi verso quella di Tae.
Poteva avvertire dei piccoli sospiri provenienti dall'interno, perciò iniziò a preoccuparsi.
Non ricevendo risposta, abbassò ansioso la maniglia e si ritrovò davanti uno scenario a dir poco spaventoso. Tae era appoggiato al muro con la schiena, il volto tumefatto e la bocca sanguinante, mentre respirava affannosamente anche per via del pianto.
"V-vatte-ne" provò a dire, ma ciò gli riuscì parecchio difficile per via delle fitte alla pancia.
Jungkook chiuse a chiave la porta alle sue spalle, per poi avvicinarsi al corpo del ragazzo.
Si diresse verso il bagno in camera per prendere del disinfettante e una bacinella con dell'acqua. Posò tutto vicino a lui e si sedette di fronte al ragazzo.
"Ho detto che...te ne devi anda-re" ripeté, afferrando il braccio dell'altro.
"Dopo me ne andrò, ma prima ti aiuto" ribatté con gli occhi lucidi, dovuti alla tristezza e alla rabbia che provava in quel momento.
Come poteva un uomo ridurre così il proprio figlio? Come faceva a guardarsi allo specchio ogni mattina?
Jungkook aveva già capito che il rapporto fra i due non fosse dei migliori, ma non si sarebbe mai aspettato tanta violenza.
Disinfettò la ferita al labbro di Tae, poi si concentrò a rimuovere ogni traccia di sangue dal viso. Infine mise una pomata antidolorifica sui lividi e portò via ogni attrezzo.
Aiutò, a fatica, Tae ad alzarsi e, lentamente, lo trasportò fino al letto.
Una volta toccate le coperte, sembrò venir colpito da un sonno improvviso. Jungkook lasciò una carezza sul suo viso e si alzò dal materasso, per lasciarlo riposare. Venne bloccato da una mano sul suo polso, seguito da un flebile "grazie", mormorato dal ragazzo ormai entrato nel mondo dei sogni.
Jungkook uscì e raggiunse la camera di Elliot. Gli fece il bagnetto e lo mise a letto, cantandogli una canzone un po' strappalacrime.
Tornò poi in camera propria, dove rimase a pensare tutta la notte a cosa fare.
Da quanto andavano avanti quelle violenze? Era forse la prima volta? No impossibile, già la scorsa volta era successa una cosa simile.
Decise di parlarne il giorno dopo con il maggiore, perché necessitava di chiarimenti il prima possibile.

Lunedì

Il pomeriggio dopo una volta rientrato da scuola, quando i genitori uscirono per delle semplici commissioni, Jungkook bussò alla porta di Tae, che non aveva ancora rivisto. Entrò poco dopo e trovò il ragazzo intento a riordinare la camera.
"Possiamo parlare?" Chiese poco dopo, sperando vivamente in una risposta positiva.
"Non abbiamo niente di cui parlare" Rispose atono l'altro, gettando alcune cartacce nel bidone. Aveva qualche livido sul viso, ma per il resto sembrava come ogni altro giorno. Tutto nella norma, come se non fosse successo niente.
"Io invece credo di sì. È stato lui, vero?" Che domanda stupida, era ovvio.
"Non so di cosa parli, smettila" si stava innervosendo, poteva notarlo dalla vena sporgente sul suo collo.
"No smettila tu, so cosa ho visto!" Alzò il tono il minore, sentendosi altamente infastidito da quel comportamento.
"Tae è stato lui?! Ho visto le sue nocche. Tae rispondimi! È stato lui vero?!" Insistette il minore, afferrando il braccio dell'altro, il quale preso da un impeto di rabbia, sbatte il più piccolo contro il muro con violenza.
Appoggiò le mani sulle sue spalle per mantenerlo fermo e avvicinò il suo viso.
"Chiudi quella cazzo di bocca, tu non sai niente! Fatti gli affari tuoi se non vuoi finire molto male!" Ringhiò lui, prima di lasciarlo andare e tirarsi indietro.
"Sai cosa? Mi sono rotto! Io voglio solo aiutarti perché tengo a te, ma tu continui a comportarti da stronzo! Non è colpa mia se hai un padre di merda e pure tua madre è fuggita da questo inferno!" Gridò, rendendosi conto troppo tardi delle parole appena dette. Portò una mano verso la bocca "T-Tae scusa...non volev-" ma non fece in tempo a finire la frase che il ragazzo gli afferrò il collo con le mani, per poi stringere. Il minore si agitò inutilmente, cercando di togliere le mani del ragazzo dal suo corpo, che lo stavano trattenendo al muro senza possibilità di respirare.
"T-tae...n-non...res-p-piro" riuscì a sussurrare. Il ragazzo si accorse solo in quel momento di ciò che stava facendo e lasciò andare velocemente la presa sul collo dell'altro.
Si allontanò con occhi spalancati, mentre il moro si accasciò a terra tossendo rumorosamente, con le lacrime agli occhi.
"Jungkook...io" provò ad avvicinarsi, ma quest'ultimo si alzò a fatica e corse verso camera sua, per poi chiudersi la porta alle spalle e accasciarsi contro ad essa. Rimase ad osservare un punto indefinito nella stanza, anche mentre l'altro bussava fuori da essa, pregando di perdonarlo.
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Scusate l'aggiornamento a quest'ora

𝐄𝐬𝐜𝐚𝐩𝐞 - 𝐭𝐚𝐞𝐤𝐨𝐨𝐤Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora