|Capitolo 13|

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Lunedì

Il giorno seguente a scuola fu una noia mortale per Jungkook, il quale si ritrovò da solo per tutta la giornata, dal momento che Jimin si era preso un tremendo raffreddore e non poteva uscire di casa.
Passò le prime ore da solo, poi da dopo il pranzo fu affiancato sempre da quel tipo, Adrian. Non sembrava insistente all'inizio, fino a quando non arrivò l'ultima ora di scienze, dove tentò in ogni modo di toccare le coscie del più piccolo.
"La smetti?" Gli domandò con sguardo duro Jungkook, allontanando la gamba, dopo la terza volta che la mano dell'altro finiva su essa.
"Dopo ti porto in bagno" gli sussurrò all'orecchio e a quel punto Jungkook provò solo disgusto, primo per ciò che poteva accadere in un bagno con quel energumeno e secondo per il fiato dell'altro, che a quanto pare aveva mangiato un abbondante pezzo di spazzatura.
"Non se ne parla" cercò di ignorarlo per il resto dell'ora, fino a quando non suonò la campanella che annunciava il termine delle lezioni. Si alzò in fretta dalla sedia per uscire e raggiungere il suo armadietto, ma venne bloccato a metà strada da Adrian, il quale si era appena acceso una sigaretta.
"Oh mollami o tiro un mattone in testa, non sto scherzando" provò ad intimidirlo Jungkook, ma era tutto inutile, poiché quel ragazzo non aveva paura di niente.
Strattonò il braccio di Jungkook fino al bagno, dove lo spinse contro il muro e lo bloccò in quella posizione, senza aria a sufficienza e con il suo corpo a schiacciarlo.
"No! Togliti!" Si lamentò Jungkook, mentre il ragazzo fece passare le mani sotto la sua maglietta. Si agitò ancora di più quando vide la sigaretta tra le mani del ragazzo più grande, puntata verso di lui.
Ma che vuole fare?! Si domandò Jungkook, ricevendo risposta poco dopo.
Adrian si avvicinò al orecchio ed iniziò a baciargli la parte sottostante ad esso, mentre Jungkook cercava di bloccare le lacrime e spingerlo via. Pochi secondi dopo Adrian premette la parte accesa della sigaretta contro la pancia del ragazzo e bruciò un piccolo pezzo di pelle.
Jungkook urlò per il dolore e riuscì finalmente a tirargli un calcio talmente forte da farlo cadere a terra. Corse fuori dal bagno ed uscì dalla scuola in lacrime, dimenticandosi totalmente dei suoi libri nell'armadietto. Ma non era quello il pensiero principale in quel momento, doveva correre il più velocemente possibile per salvarsi. Raggiunse casa sua dopo una quindicina di minuti, sudato e indolenzito per via del freddo e degli sforzi. In effetti correre a inizio gennaio senza giacca, non era proprio ottimo per la salute. Aprì la porta velocemente e, una volta richiusa, si appoggiò ad essa prendendo respiri profondi. Mugolò per il dolore alla pancia, sentendo sempre più fastidio.
"Jungkookie, sei tu?" Sentì la voce di Tae chiamarlo dalla cucina, probabilmente stava facendo merenda. Si affacciò appena in tempo per vedere il minore correre verso il piano superiore, abbandonando lo zaino in mezzo all'atrio.
"Jungkook?" Lo richiamò, ma tutto ciò che ricevette in risposta fu solo il rumore della porta che sbatteva. Infatti Jungkook si era chiuso in camera per medicarsi come meglio poteva la bruciatura, affinché il maggiore non la vedesse.
Tuttavia Tae entrò poco dopo, vedendo solo il più piccolo dargli le spalle.
"Jungkook che succede?" Camminò lentamente verso il ragazzo, fino a toccargli le spalle.
"Niente, vorrei solo farmi una doccia. Ti dispiacerebbe aspettarmi fuori?" Si affrettò a dire, allontanandosi dal tocco caldo del ragazzo.
"Oh...certo. Ti aspetto di sotto" deluso tornò sui propri passi, raggiunse la cucina e finì il suo spuntino. Si sistemò sul divano in salotto e rimase lì ad aspettare Jungkook, che ancora si stava lavando.

"Ho fatto!" Annunciò Jungkook, saltando in braccio al ragazzo seduto sul divano, che si ritrovò schiacciato dal corpo dell'altro.
"Come stai Hyung?" Domandò Jungkook, accoccolandosi sul petto del maggiore.
"Bene, tu?" Prese ad accarezzargli i capelli e la schiena, con movimenti lenti e circolari che rilassarono in pochi istanti il ragazzo.
"Devo dirti una cosa" alzò la testa verso Tae, aspettandosi un cenno positivo, che non tardò ad arrivare.
"Oggi Adrian mi ha ferito, mi ha chiuso in bagno e ha spento una sua sigaretta sulla mia pancia" ammise, sedendosi a cavalcioni sulle gambe di Tae, il quale si tirò di scatto a sedere.
"Che cosa?!" Afferrò Jungkook per le spalle, portandolo più vicino al suo volto.
"Dove? Devo medicarla? Appena lo vedo giuro che-"
"Calmati. Ho già medicato la ferita, il problema é che vorrei denunciarlo almeno agli insegnanti, ma ho bisogno che i genitori si presentino a scuola" disse Jungkook, appoggiando le braccia sulle spalle del maggiore.
"Stasera li convinciamo" lo rassicurò Tae, prima di lasciargli un tenero bacio sulla guancia sinistra, che fece spuntare un grande sorriso sul volto del più piccolo.
"Grazie" gli circondò il collo con le braccia, mentre il maggiore lo avvolse tra le sue calde braccia.
"Ho una domanda però" sì allontanò Jungkook, fissandolo intensamente negli occhi. Afferrò il braccio dell'altro e gli sollevò una manica, notando solo in quel momento i numerosi tagli su esso.
"Come ho fatto a non vederli prima?" Sussurrò Jungkook, mentre sfiorava le cicatrici bianche.
Subito Tae si coprì il braccio, alzandosi dal divano, quasi travolgendo il piccolo.
"No Tae, aspetta!" Lo inseguì Jungkook, tirandolo per la felpa.
"Come fai a saperlo?" Si voltò Tae, lo sguardo spaventato e i brividi d'ansia su tutto il corpo.
"Me lo ha detto Elliot, per fortuna non ha capito. Senti Tae non voglio sapere perché lo hai fatto, non sono affari miei. Se vuoi dirmelo è una scelta tua, ma ti prego di venire da me se senti il bisogno di rifarlo" gli afferrò il viso tra le mani, prima di avvicinarsi ad esso. Sembrava stesse per baciargli le labbra, entrambi avevano gli occhi chiusi, i loro respiri erano combinati di nuovo, ma Jungkook cambiò direzione e gli baciò il naso.

Quella sera a cena, Jungkook provò a parlare con i genitori riguardo ad Adrian.
"Devo dirvi una cosa" iniziò per poi appoggiare le posate sul piatto.
"Certo tesoro, ti ascoltiamo" rispose la madre, spostandosi una ciocca di capelli dietro il suo orecchio.
"Oggi un ragazzo a scuola mi ha aggredito. Non è la prima volta che capita, so che lo ha fatto  anche con altre persone, ma nessuno ha mai detto niente. Perciò vorrei denunciarlo almeno agli insegnanti, ma ho bisogno che veniate a scuola con me" spiegò tutto d'un fiato, stringendo ogni tanto il ginocchio del ragazzo al suo fianco.
"Come si chiama il ragazzo?" Chiese il padre, prima di rivolgergli la sua completa attenzione.
"Adrian Henderson"
"Non se ne parla" proferì il padre, lasciando tutti a bocca aperta.
"Come sarebbe a dire?" Jungkook sentì la rabbia colpirlo come un fulmine.
"Gli Henderson sono una tra le famiglie benestanti più importanti della regione, non potrei mai andare contro loro figlio." Guardò verso la moglie in cerca di approvazione e lei semplicemente annuì, ormai caduta nel mondo delle favole.
"Ma potrebbe peggiorare" il minore era ormai disperato, aveva paura di quella situazione e non poteva contare neanche sull'auto dei suoi 'genitori'.
"Quante storie che fai, ti basterà evitarlo" sbuffò il padre, prima di alzarsi da tavola per interrompere la conversazione.
Tae fece per dire qualcosa, ma venne fermato dalla mano di Jungkook sul suo braccio, il quale lo pregava con occhi lucidi di non farlo.
"Andiamo di sopra" sussurrò Jungkook, alzandosi anche lui da tavola, seguito a sua volta da Tae che portava in braccio il piccolo Elliot. Mentre Tae si occupava di lavare il bambino e metterlo a letto, Jungkook continuò le sue ricerche sui parenti del maggiore, scoprendo sempre più particolari che ancora non avevano una connessione logica.
"Ei, posso entrare?" Chiese Tae, facendo spuntare la testa dalla porta.
"Certo" sorrise Jungkook, prima di spegnere il computer.
"Mi dispiace per prima, ma lo denuncerai lo stesso agli insegnanti. Ci sarò io con te" gli accarezzò il viso Tae.
"No, assolutamente no. Se tuo padre viene a scoprirlo, ti ucciderà" si allarmò Jungkook, tirando la felpa dell'altro in un pugno.
"Non è un proble-"
"Tae ho detto di no! Se vengo a scoprire che lo hai fatto mi incavolo" non era mai stato così serio in vita sua, ma in quel momento sembrò ancora più bello agli occhi del maggiore.
"Ma può diventare più pericoloso, non sai cosa è in grado di fare. Potrebbe farti ancora più male!" Tae conosceva abbastanza bene quel ragazzo, aveva provato a fare cose simili con il suo migliore amico, per questo era spaventato. Adrian non si sarebbe fermato a delle semplici ferite.
"Me la caverò, non sono un bambino" alzò gli occhi al cielo.
"Non mi interessa, può essere molto violento"
"Tae smettila, ho detto che me la caverò" il tono di Jungkook non ammetteva repliche, ma non spaventò comunque il maggiore.
"Va bene, non dirò niente. Promettimi però che se peggiorerà me lo dirai" alzò le mani in segno di resa, prima di stendersi sul letto del più piccolo. Tae non continuò la discussione solo per non litigare con il ragazzo, ma lo avrebbe controllato in quei giorni e sarebbe intervenuto se necessario.
"Sìsì lo farò"
"Dai vieni qui, non vorrai mica dormire in piedi?" Lo invitò a sdraiarsi accanto a lui, anzi più precisamente sopra di lui. Infatti Jungkook si avvicinò talmente tanto al maggiore, che quasi gli andò sopra.
"Tae, raccontami qualcosa" mormorò con il volto contro la sua spalla.
"Cosa vuoi sapere?" Chiese Tae, iniziando ad accarezzare i capelli di Jungkook.
"Tuo padre è sempre stato violento?"
"No, lo è diventato da quando mia mamma è fuggita. Prima mi insultava solo, poi dopo la sua scomparsa ha iniziato a picchiarmi. La mia vita non è molto emozionante, tu invece? Io non so praticamente nulla di te" cambiò discorso, perché non voleva ricordare i lati negativi della sua vita. Erano fin troppo presenti e, in quei momenti di pace insieme al minore, non voleva pensare a quei tristi momenti del suo passato.
"In realtà neanche la mia lo è. Fino a dieci anni ho vissuto con entrambi i miei genitori, poi hanno divorziato e io sono rimasto a vivere con mia madre, però sento spesso mio padre e ogni tanto vado a trovarlo. Poi non ho mai avuto amici, cioè fino ad adesso."
"Mi dispiace"
"A me no in realtà. Ho imparato a stare da solo, non tutti riescono a sopportarsi" sorrise debolmente Jungkook.
Certo non era felice di non aver mai avuto amici, ma era riuscito ad apprezzarsi. A vivere con sé stesso, perché alla fine tutti si ritrovano prima o poi da soli. Almeno nei momenti di solitudine non si odiava, riusciva a rimanere sereno anche da solo.
Iniziò a chiudere gli occhi lentamente, per via delle carezze del maggiore che gli procuravano piacevoli formicolii alla base della testa.
Dormirono insieme anche quella notte, entrambi cullati dal calore e dalla presenza l'uno dell'altro.
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Ciao, come state?
Scusate per gli errori
Non sono molto convinta di questo capitolo, quindi vi chiedo già scusa se non vi piace ahah.
Grazie mille per i voti, i commenti e le visualizzazioni
Vi voglio un mondo di bene, buona serata!!

𝐄𝐬𝐜𝐚𝐩𝐞 - 𝐭𝐚𝐞𝐤𝐨𝐨𝐤Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora