|Capitolo 23|

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"Tae!" Corse ancora e ancora, fino a quando non fu abbastanza vicino e senza accorgersene inciampò in un ramo, cadendo rovinosamente a terra. Il ginocchio sbatté sul suolo, questo gli avrebbe provocato sicuramente una ferita, anche le mani sfregarono sulla terra e si aprirono sui palmi. Si rialzò in fretta, nonostante il dolore lancinante alla gamba, riuscì ad arrivare fino al corpo del maggiore e lo abbracciò da dietro, portando i due a un brusco movimento in avanti per via della forza di arrivo.
"Tae sbrigati, andiamo alla macchina" lo tirò per la giacca, ma l'altro tolse il braccio con forza.
"Cosa? Ma che stai dicendo?" Lo guardò come se fosse impazzito, ma questo a Jungkook non importava. Si sarebbe fatto anche insultare in quel momento, ma Tae doveva vedere sua madre.
"Vieni e basta!" Gli afferrò il polso e riprese a correre, costringendo l'altro a fare lo stesso fino a raggiungere l'auto con il fiatone. Jungkook salì subito in auto, seguito subito dal maggiore, ancora turbato da tutto ciò.
"Mi dici che succede?" Chiese prima di accendere la macchina e ritornare in strada.
"Prendi la via principale, vai fino al fondo, gira a destra e poi la seconda a sinistra" spiegò il più piccolo con pochissimo fiato, dovendo riprendere tutte le energie che aveva appena perso. Cavolo, aveva dormito solo quattro ore quella notte, aveva mangiato un panino in tutta la giornata ed era allo stremo delle forze.
"Jungkook puoi spiegarmi?!" Si alterò Tae, odiava non sapere le cose, sopratutto se il ragazzo che amava si trovava in quelle condizioni.
"Vai e basta!" Riuscì a dire il più piccolo, respirando a fatica.
In pochi minuti raggiunsero la casa e Jungkook scese subito dall'auto, aprendo anche la portiera del maggiore.
"Cavolo fermati, sei diventato matto?" Lo afferrò Tae, tenendolo per le braccia.
"Ti fidi di me?" Lo guardò dritto negli occhi leggermente lucidi, non vedeva l'ora di vedere la reazione del ragazzo.
"Certo che mi fido" rispose in fretta, senza pensarci due volte. Si fidava ciecamente di Jungkook, gli avrebbe lasciato anche la sua vita nelle mani.
"Allora suona a quella porta" lo spinse verso l'entrata e il maggiore si ritrovò costretto a suonare il campanello più volte, mentre Jungkook rimaneva appoggiato alla vettura a riprendere ossigeno. Tae iniziò a pensare che, forse, il minore credesse di aver trovato i suoi nonni, ma per il ragazzo era impossibile considera questa possibilità.
Ormai era totalmente afflitto dall'idea che non gli avrebbe mai più rivisti, ma ciò che lo accolse dietro alla porta lo fece ricredere. Saltò indietro quando questa venne aperta, appoggiandosi poi una mano al petto.
"Ma-mamma?" Sussurrò, gli occhi e la bocca spalancati.
"Tesoro mio" lo abbracciò lei, copiose lacrime scendevano dai suoi occhi e una risata felice riempiva l'atmosfera.
"Mamma sei davvero tu?!" Le prese il viso tra le mani, mentre anche lui rilasciava tutte le sue emozioni attraverso il pianto. Sorrise raggiante e la strinse forte a sé, continuando a tremare per l'emozione.
"Sei qui, ancora non ci credo!" Esclamò lei, facendolo entrare. All'interno Tae trovò due signori anziani, ma abbastanza attivi per la loro età, mentre cucinavano il menù per la cena.
"Taehyungie!" Gridò la nonna, prima di correre a passo lento tra le sue braccia. Il maggiore strinse a sé i suoi famigliari, sentendo quel calore che in casa sua non era per niente famigliare.
"Come hai fatto a trovarci?" Chiese la madre, asciugando con le dita le lacrime che scendevano copiose sul volto del figlio, sprizzante di gioia.
"È stato Jungkook, lui...aspettate!" Uscì dall'abitazione e raggiunse il più piccolo che ancora si trovava appoggiato alla macchina. Lo abbracciò e lo sollevò un po' da terra, quel poco che bastava per guardarlo dritto negli occhi.
"Ti amo tantissimo" sussurrò, mentre anche il minore iniziò a piangere, vedendo la felicità negli occhi del suo ragazzo.
"Ora sei felice" rispose semplicemente, gli circondò il collo con le braccia e lo baciò davanti a tutti i parenti del maggiore. Tae lo riportò a terra e lo fece entrare in casa, presentandolo alla sua famiglia come colui che lo aveva salvato da quel mostro che chiamava 'padre'. I nonni e la madre lo accolsero con dei calorosi abbracci, prima di offrire a entrambi una calda tazza di tea. Si sedettero tutti insieme in salotto, Tae e Jungkook erano seduti sullo stesso divano, i due nonni in quello di fronte e la madre sulla poltrona vicino a suo figlio.
"Come sta il mio piccolo Elliot? È cresciuto tanto?" Chiese la donna con occhi sognanti.
"Elliot è stato l'unico a farmi sentire in famiglia, non potevo permettergli di subire ciò che ho subito io"
"Il mio piccolino, sono fiera di voi" lo accarezzò sull'avambraccio con uno sguardo colmo di ammirazione.
"Perché siete scappati?" Domandò a bruciapelo Tae, necessitava ancora di spiegazioni.
"Non siamo scappati tesoro, tuo padre ci ha minacciato di andarcene."
"Come sarebbe a dire?"
"Vedi caro, quando tua madre ha divorziato da lui, lei voleva la vostra custodia e lui avrebbe dovuto pagare gli alimenti ovviamente" cominciò la nonna, proprio non sopportava quell'energumeno e non vedeva l'ora di spiattellare finalmente la verità.
"Ma non voleva, lui non voleva darmi neanche un centesimo, perché pensava che li avrei usati per i miei scopi personali" lo interruppe la madre "Perciò ha minacciato tutti noi di sparire, altrimenti non avrebbe speso neanche un soldo per voi"
"Io volevo tenervi, ma al tempo non avevo un lavoro e nemmeno quello che facevo riusciva a fruttarmi abbastanza denaro per mantenere un figlio, ora invece vado molto meglio economicamente. Ho preferito sparire, ma con la certezza che avreste avuto un futuro" concluse, sentendosi una donna misera.
"Avrei preferito vivere qui, piuttosto che stare con lui"
"Perché?" Chiese la nonna, non aveva mai visto uno sguardo così furente come quello del nipote in quel momento.
Tae provò a fare respiri profondi, ma non riuscì a calmarsi. Diminuì il battito accelerato solo quando Jungkook posò la testa sulla sua spalla e lo accarezzò sulla schiena.
"Diglielo Tae" il maggiore si voltò verso di lui e continuò a parlare guardando sempre negli occhi il più piccolo, per cercare conforto e amore da parte sua.
"Mi ha picchiato, più volte. Ha osato toccare anche Jungkook, ma quella gliel'ho fatta pagare" concluse con un ghigno, ricordandosi di come si era accasciato a terra dopo il calcio che aveva ricevuto tra le gambe.
"Che uomo disgustoso! Bisogna denunciarlo!" Si alzò il nonno, se possibile ancora più furente del nipote.
"Papà, aspetta. Non siamo abbastanza lucidi per pensare, andate a riposarvi ora. Noi prepariamo la cena e domani mattina ne riparliamo meglio" calmò gli animi la madre, ricevendo risposta solo da suo figlio "Si forse hai ragione". Nonostante stessero parlando di Mark, Tae si sentiva al settimo cielo. Aveva finalmente trovato l'unica persona che gli avrebbe potuto ridare quel senso di famiglia che tanto bramava. Ma se Tae era al settimo cielo, Jungkook lo era ancora di più.
Si sentiva fiero di sé per aver aiutato il suo ragazzo a ritrovare parte della felicità che gli era stata portata via con cattiveria, ma ciò che gli faceva esplodere il cuore era il sorriso sul volto di Tae.
Un sorriso sincero, luminoso e vero.
Avrebbe fatto di tutto per rivederlo.

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Ciao, come state?
Ci avviciniamo sempre di più alla fine, ho ancora molti dubbi su questa ff.
Vi chiedo scusa per gli errori e vi ringrazio tantissimo per tutto
Vi amo, buona serata

𝐄𝐬𝐜𝐚𝐩𝐞 - 𝐭𝐚𝐞𝐤𝐨𝐨𝐤Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora