|Capitolo 9|

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Mercoledì

"Ma che diavolo fate?! Che schifo è mai questo?!" Spalancò la porta urlando, tirò via le coperte dal letto e spinse il più piccolo giù dal letto con violenza.
"Ma sei impazzito?!" Gridò di rimando il maggiore, il quale appena vide Jungkook venire spinto si alzò di corsa e si mise davanti a lui.
"Che cazzo stavate facendo eh?! Non voglio pervertiti in casa mia! Questi obbrobri fateli da altre parti!" Spinse Tae con violenza, ma il ragazzo riuscì a resistere all'assalto e si mosse solo di qualche centimetro.
"Stavamo solo dormendo, datti una calmata!" Proferì, passandosi ancora una volta le mani tra i capelli.
"Insieme?! Siete fratelli, evitate certe schifezze" questo fu un colpo al cuore per entrambi i ragazzi, perché non erano fratelli e non stavano facendo niente di male, ma sopratutto perché, se fosse successo qualcosa tra di loro, la reazione dei genitori sarebbe stata negativa.
"Non siamo fratelli e poi io faccio quel che voglio. Non sono uno schifo, posso dormire con chi voglio" si intromise Jungkook, comparendo da dietro le spalle di Tae.
"Ragazzino ma con chi credi di parlare?" L'uomo si avvicinò pericolosamente a lui e questo mise Tae in allerta.
"Non ti azzardare" il suo tono era talmente tanto freddo che fece persino paura al padre. Prese per mano Jungkook e uscì di corsa dalla camera per andare verso la cucina.
Rimasero a mangiare per qualche minuto in silenzio, prima di dirigersi verso le loro camere.
Si prepararono ed uscirono entrambi, uno per andare a scuola e l'altro per accompagnare i due 'fratelli' e per allontanarsi il più possibile da quella casa.

"Jimin!" Jungkook corse verso il suo amico, che lo accolse affettuosamente tra le braccia.
"Posso chiamarti Kook?" Chiese Jimin, prima di afferrare il suo cellulare dalla tasca esterna dello zaino.
"Certo"
"Perfetto, allora Kook hai chiarito con Tae? Ieri non sembravi molto contento di vederlo" guardò velocemente l'orario e prese posto su un muretto accanto alla struttura.
"Sì abbiamo risolto. Tu lo conosci molto bene?" Era curioso del loro legame, non perché fosse geloso, aveva capito che fossero migliori amici, ma voleva solo scoprire come ci si sentiva ad avere un migliore amico.
"Sì, l'ho conosciuto tre anni fa. Non è molto in effetti, ma è l'unico amico di cui mi fido al cento per cento" sorrise, rigirandosi un piccolo anello tra le dita.
"Sembra bello" rispose Jungkook ancora mezzo sognante.
"Tae o la nostra amicizia?"
"Entrambi...no, cioè la vostra amicizia! Non che Tae sia brutto, anzi è molto bello...vabbè fai finta di niente" chiuse gli occhi per l'imbarazzo, mentre il suo amico se la rideva come non mai.
Purtroppo vennero bloccati dal suono della campanella di inizio lezioni, per fortuna avevano la maggior parte delle ore insieme e anche l'ultima, dove Jungkook incontrò di nuovo il ragazzo inquietante, che aveva capito chiamarsi Adrian.
"Oh no, è di nuovo qui" sussurrò all'orecchio di Jimin, tirandogli la manica della camicia bianca.
"Non preoccuparti, in classe non può farti niente. Dopo usciamo subito" tornò a guardare l'insegnante che spiegava, mentre Jungkook era troppo preso a lanciare sguardi preoccupati al ragazzo dall'altra parte della classe che continuava a spiarlo.
"Ti viene a prendere Tae?" Fu interrotto dalla voce di Jimin, il quale lo riportò alla realtà.
"Eh? No, non credo" copiò alcune nozioni che erano scritte alla lavagna, senza capirle realmente.
"Allora gli scrivo di venire, o lo fai tu?"
"No, non ho il suo numero" non seppe il motivo, ma dire quelle semplici parole era come affermare che tra i due non ci fosse neanche un legame di amicizia.
"Come no? Dopo chiediglielo, comunque ora gli scrivo" prese di nascosto il cellulare e riuscì a digitare qualche parola velocemente prima di inviare il messaggio.
"Fatto" si volto sorridente verso il ragazzo, ma vennero entrambi interrotti dalla voce dell'insegnante.
"Jimin, Jungkook! Volete parlare ancora un po'?"
"Ci scusi" mormorò Jungkook, prima di abbassare lo sguardo sul suo quaderno per concentrarsi seriamente.

Appena finite le lezioni, i due amici corsero ai rispettivi armadietti per ritirare i loro libri, per poi incontrarsi davanti alla porta d'ingresso. Ma qualcosa andò storto.
Quando Jungkook si accorse dell'arrivo del suo amico all'ingresso, fece per correre verso di lui, ma venne bloccato da una mano.
Si voltò e, con sua sfortuna, scoprì che la mano apparteneva a quel maniaco di Adrian.
"Oh no, mi dici cosa vuoi da me?" Cercò di liberare il suo braccio dalla presa dell'altro, ma era troppo stretta per lui.
"Vieni con me" lo tirò verso di sé, ma Jungkook oppose resistenza.
"Ma non se ne parla, levati!" Gridò e tirò talmente tanto il braccio che riuscì ad allontanarsi dall'altro, ma finì con il sedere sul pavimento.
Nel frattempo Jimin, che aveva assistito alla scena, corse verso l'auto del suo migliore amico, urlando per attirare la sua attenzione.
"Tae! Jungkook è in pericolo!" In un lampo il maggiore uscì dall'auto e corse verso la scuola, accompagnato da Jimin.
Arrivarono appena in tempo, prima che Adrian si avventasse sulla figura di Jungkook, che era riuscito ad alzarsi, ma si trovava comunque bloccato contro gli armadietti.
"Jungkook!" Tae corse verso di lui e il piccolo gli si strinse addosso.
"Andiamo! Correte!" Jimin li interruppe, per correre di nuovo all'esterno verso l'auto. Entrarono e partirono in fretta, ancora tutti e tre con il fiatone.
"Scusate un attimo! Mi spiegate perché non lo cacciano da scuola?" Chiese Jungkook, sbalordito dal fatto che soggetti del genere potessero rimanere in una scuola. La scuola dovrebbe essere un posto sicuro e piacevole, non un possibile luogo di violenze.
"È certificato, credo. Comunque gli insegnanti non sanno dei suoi comportamenti." Rispose Jimin, reggendosi con le mani ai sedili anteriori dove si trovavano gli altri due.
"Come no?"
"Ha infastidito pochi studenti, e quei pochi non lo hanno mai denunciato, neanche agli insegnanti, perché suo padre possiede parecchio denaro. Offre ingenti somme di denaro, in cambio del silenzio" spiegò Tae, mantenendo lo sguardo fisso sulla strada verso casa di Jimin.
"Ma Jimin, tu non lo hai denunciato?" Jungkook si voltò per guardarlo meglio.
"In verità no, i soldi servivano a una persona cara. Non potevo rifiutare" cercò di giustificarsi Jimin, sentendo la vergogna accrescere dentro di sé. Quando Adrian lo tormentava, lui aveva da poco conosciuto Yoongi. Provava già dei sentimenti nei suoi confronti e conosceva anche la sua situazione economica. I suoi genitori erano pieni di debiti, a stento riuscivano ad arrivare a fine mese e a Yoongi toccava lavorare e studiare per guadagnare un po' di soldi. Quando il padre di Adrian offrì a Jimin del denaro, lui non ci pensò due volte e li accettò per darli a Yoongi. Inutile dire che il ragazzo si arrabbiò con lui per la mossa stupida, ma in quel esatto momento capì che non si sarebbe mai voluto allontanare da Jimin.
"Jimin tranquillo, nessuno ti giudica. Anche io lo avrei fatto" affermò Tae, capendo i pensieri che passavano per la mente del suo migliore amico.
"Bene, direi che la nostra uscita verrà rimandata. A proposito, quando usciamo viene anche Kook con noi. A domani!!" Esclamò Jimin, prima di uscire dall'auto che si era fermata davanti a casa sua.
"Se continua io lo dirò agli insegnanti" proferì Jungkook, una volta ripartiti.
"Ci puoi scommettere" disse Tae, prima di guardare nello specchietto retrovisore per fare inversione.
"Ei! Possiamo fermarci un attimo al centro commerciale? Devo comprare un regalo a Elliot, glielo avevo promesso" posò una mano
sul braccio del ragazzo, offrendogli un sorriso mozzafiato.
"Va bene, ma fammi concentrare, altrimenti ci schiantiamo" borbottò Tae per evitare effettivamente un incidente.
Una volta arrivati il più piccolo trascinò l'altro verso un negozio di giocattoli, dove comprò un peluche per Elliot. Era sicuro che gli sarebbe piaciuto. In tutto ciò, Tae rimase ad osservare come il minore si emozionasse davanti alle minime cose, rendendo il tutto più infantile ma anche tenero.
Tornarono a casa in un lampo, ma lo scenario che gli si presentò davanti li lasciò entrambi perplessi.
"Oh eccovi ragazzi, date il benvenuto a Tristan e Jennifer. Sono i figli del datore di lavoro di vostro padre. Resteranno con noi per l'intera prossima settimana e, se trattati con rispetto, metteranno una buona parola su vostro padre. Quindi comportatevi bene. Andiamo venite a conoscerli!" Li accolse la madre di Jungkook, spingendo i ragazzi verso i due ospiti.
"Ciao, io sono Jungkook e lui è Taehyung" fecero conoscenza con i due ragazzi, avevano entrambi diciotto anni ed erano gemelli, ma non si può dire che fossero particolarmente intelligenti.
"Parlando di cose interessanti" venne interrotto Jungkook dalla ragazza, che fece qualche passo avanti verso Tae
"Sei impegnato?" Chiese, passandosi una mano tra i capelli.
"Che c'entra?" Jungkook si fece prendere dalla rabbia. Neanche lui ne capiva il motivo, ma il comportamento della ragazza nei confronti del maggiore lo irritava parecchio.
"Sono solo curiosa" si difese lei, togliendo una ciocca di capelli dal viso di Tae. Questo mandò in bestia il minore, il quale sbuffò e corse al piano superiore per salutare Elliot.
Anche Tae era infastidito da quella situazione, non conosceva nemmeno la ragazza e si permetteva di toccarlo come nulla fosse, per di più davanti a Jungkook.
Si congedò anche lui e raggiunse il più piccolo che si trovava con Elliot.
Aprì la porta e gli spuntò un sorriso, quando vide Jungkook accarezzare la testolina riccia del bambino appena sveglio. Si avvicinò a loro e si sedette a fianco a Jungkook, anche se quest'ultimo manteneva lo sguardo basso e sembrava quasi ferito.
"Elliot, ti ricordi la promessa che ti ho fatto? Ti avrei fatto una sorpresa se fossi rimasto in camera la sera scorsa" il bambino annuì con forza, ricordandosi solo in quel momento della loro conversazione.
"Bene, eccola qui" il ragazzo gli porse la busta regalo, che il bambino aprì con non poca difficoltà. Appena si accorse del contenuto saltò dalla gioia e abbracciò il ragazzo di fronte a sé, sorridendo estasiato.
"È bellissimo, grazie Kookie!" Strinse a sé il piccolo coniglietto rosa e lo riempì di bacini.
"Ora devi dargli un nome" lo interruppe Tae, accarezzando una delle orecchie del peluche. "Lo voglio chiamare Cooky, perché mi ricorda te" disse indicando il ragazzo con un dito. Jungkook, in risposta, prese in braccio il fratellino e lo abbracciò stretto. Gli diede un bacio sulla fronte per poi rimetterlo al suo posto.
"Tra poco si cena piccolo leone, perciò preparati" Tae gli scompigliò i capelli e scese dal letto, seguito da Jungkook, ma entrambi si bloccarono per le parole del bambino.
"Papà ha detto che non potete essere amici, ma noi siamo amici vero?" si guardarono entrambi negli occhi spaventati e si avvicinarono al bambino.
"Che ha detto esattamente tuo papà?" Jungkook provò a farlo parlare, aveva ormai capito quanto in fretta il maggiore si arrabbiasse e preferì evitare una scena spiacevole davanti a Elliot.
"Ha detto che non siete più amici e che dovete stare lontani" tornò poi a giocare con il suo nuovo peluche, senza donare più attenzioni ai due ragazzi ormai pietrificati.
Uscirono in fretta e andarono verso la camera del più piccolo, ma il padrone di casa li interruppe.
"Dove state andando?" Si avvicinò alle due figure, piazzandosi di fronte a loro a braccia conserte e gambe leggermente divaricate.
"In camera mia" Jungkook lanciò uno sguardo a Tae prima di parlare, avrebbe preferito evitare un altro litigio tra i due.
"Ve lo impedisco. Per questa settimana rimarrete separati, abbiamo ospiti e non voglio porcate in casa"
"Tu non fai proprio un bel niente" sbuffò Tae, fronteggiando il padre.
"Porta rispetto ragazzino" il disgusto che provava Jungkook in quel momento era a livelli estremi. Il padre di Tae, se così si poteva definire, lo fissava come se fosse stato uno scarto umano.
"Altrimenti? Vuoi picchiarmi? Dai fallo, ti sfido" avanzò ancora di qualche passo, scatenando l'ira del padre. Per fortuna Jungkook si mise in mezzo, spingendo il maggiore.
"Tae, non lo fare ti prego, è solo una settimana. Non voglio che tu ti faccia del male" sussurrò afferrandogli il viso tra le mani, provocando nell'altro un turbine di emozioni indecifrabili. Si calmò all'istante, prima di guardare di nuovo il padre e scendere le scale in fretta.
"Siete intimi" constatò il padre, quando rimase solo con Jungkook. Quest'ultimo, che non sopportava nemmeno la vista dell'uomo, sbuffò per poi superarlo. Si fermò prima di scendere le scale, voleva girarsi e urlargli contro tutti i suoi pensieri, ma si trattenne. Non voleva discussioni in quel momento.

Dopo una cena noiosa passata con i due nuovi ospiti, tutti si diressero verso le proprie camere, ma Jungkook venne fermato dal nuovo ospite.
"Ei, sai dove si trova il bagno?" Non sembrava contento di essere lì in quel momento, ma come biasimarlo, neanche Jungkook lo era.
"C'è un bagno in ogni camera da letto, dovreste averlo anche nella vostra" rispose il più piccolo, mantenendo un tono educato e rispettoso. In fondo quel ragazzo non gli aveva fatto nulla di male, solo la sorella gli stava un po' antipatica.
"Si, ma io non voglio usare quello" sbuffò il rosso, come se fosse ovvio.
"Oh allora c'è un bagno al fondo del corridoio" glielo indicò, prima di passare oltre verso la sua camera.
"Mh bel culo" sussurrò Tristan, attirando l'attenzione del più piccolo che non aveva sentito l'affermazione dell'altro.
"Come?" Si volto con sguardo confuso.
"Nulla dolcezza" andò dritto verso il bagno e si chiuse lì dentro.
Okay, in questa città sono tutti strani.
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Ciao, come state??
Scusate per eventuali errori (sono stanchissima)
Spero vi piaccia, grazie mille per i voti, i commenti e le visualizzazioni
Al prossimo aggiornamento, buona giornata!!

𝐄𝐬𝐜𝐚𝐩𝐞 - 𝐭𝐚𝐞𝐤𝐨𝐨𝐤Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora