A deed of trust

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Facemmo un giro, o meglio, una corsa verso qualche luogo in cui rifugiarsi dalla pioggia, ma mi piacque lo stesso.

Non erano state molte le volte che avevo parlato con lui tranquillamente, sarranno state due,massimo 3, prima di quel pomeriggio. Di solito a scuola era sempre fatto, sgorbutico, o non veniva, quel giorno invece, era quel Niall che piaceva a me: un semplice ragazzo, senza troppi problemi, o meglio, i problemi li lasciava un po' da parte.

Dopo un po' di tempo ci fermammo in un bar, abbastanza grande, e fortunatamente riscaldato. Eravamo entrambi fradici, e infreddoliti, quindi trovare quel bar aperto, era stato quasi un miracolo. La pioggia era decisa a non smettere, e chissà per quanto sarebbe continuata, di solito quando era così pioveva per giorni interi, e la cosa mi piaceva, ma non se sarei dovuta uscire di casa molto spesso.

"Allora, come va?" Niall ruppe quello strano silenzio che si era creato tra noi.

Non era un silenzio imbarazzante, dove nessuno sapeva cosa dire, era un silenzio quasi piacevole, dove per quel poco tempo lo guardai, osservai i suoi lineamenti, le fossette ai lati della bocca quando rideva, quell'accenno di barba, insomma lo osservai in tutto il suo splendore, e mi chiedevo cosa vedeva lui in me. Se rivedeva Karim, i suoi occhi, i suoi capelli, se stava con me solo per quello, o se il mio aspetto gli riportava il suo alla mente, e quel pensiero lo turbava, o forse, quello che speravo pensasse, in me vedeva solo Hope, una ragazza di cui si poteva fidare.

"Bene dai, e a te?"

"Escluso il casino in cui mi sono messo, bene" disse ironicamente.

Iniziammo a parlare del più e del meno, di argomenti come la scuola, guarda che brutto tempo, e altro, senza nemmeno rendercene conto, fin quando non chiesi ció che volevo sapere.

"Dove sei stato?"

"In giro" rispose mantenendoai sul vacuo.

"A fare?" continuai

"Cercavo soldi" disse con un tono che lasciava intendere che quei soldi non li aveva procurati lealmente.

"Perché lo fai? Perché non puoi cambiare?"

non volevo sembrare idiota, una persona che gli dice cosa fare o meno, ma mi preoccupavo per lui, se lo avrebbero preso ancora sarebbe stato sbattuto in prigione, e io non lo volevo vedere dietro le sbarre.

"Il compito più difficile nella vita é cambiare se stessi"

Nelson Mandela, pensai.

Era strano come potesse sorprendemi con quelle frasi, come le conoscesse, come le usasse così, all'improvviso, senza farle risultare strane. Mi affascinava quel suo modo di fare.

"Non posso cambiare da un giorno all'altro, non posso diventare qualc'un altro in poco tempo. La verità, Hope, é che ci ho provato. Ho provato a cambiare, a diventare quel tipo di ragazzo con cui lei voleva stare, o come uno alla tua altezza, ma le abitudini non svaniscono, specialmente se sono iniziate da prima che sapessi parlare..." continuó.

Quelle parole, se é possibile, mi lasciarono ancora di più di stucco, forse perché aveva detto che ci aveva provato in passato per Karim, che ci stava provando per me, per essere alla mia altezza. In quel momento mi accorsi che il buio che si celava dietro i suoi occhi era molto di più di quello che potessi mai immaginare, era qualcosa che non sarebbe riuscito a dimenticare, qualcosa che lo aveva segnato, e se il suo grande amore che era stata quella ragazza, non lo aveva cambiato, come potevo farlo io?

"Perché nascondi il dolore dietro ad un sorriso? Cosa ti é successo"?

"Mi chiedo la stessa cosa di te. La vita non é stata buona con me. Sono cresciuto troppo in fretta, e in un posto non adatto, non avevo famiglia soldi o altro, era normale che un giorno sarei diventato ció che sono, ma tu, tu hai dei genitori,delle persone che ti amano, allora perché ti nascondi dietro quella maschera  da ragazza sofisticata e felice, quella maschera che lentamente si sta distruggendo?"

My Best NightmareWhere stories live. Discover now