I can't

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*Fine flash back*

Ho perso la cognizione del tempo, non so da quanto tempo sto in questo studio, seduta su questo divanetto, stranamente, comodo, a guardare il soffitto che è diventato come lo specchio dei miei pensieri.

Mi sembra passato un tempo infinito, forse giorni, in realtà sono qui da sola un paio d'ore, e in queste ore ho ricordato un anno della mia vita passata, quell'anno che tanto vorrei poter cambiare, ma che non dimenticherei mai. Infondo, penso sia valsa la pena.

Sono finita in quella soffitta per aver scelto Niall a chiunque altro, la sua vita fatta di mistero al posto della mia tranquilla, ho scelto lui, e rifarei quella scelta ogni singolo giorno, non me ne pento. Cambierei i giorni dopo, cambierei Louis, e quel fottuto giorno. Mi pento di ciò che è successo dopo.

"Non trovo le parole pe descrivere quella settimana, quella cantina, Louis, tutto. Ricordo troppo bene..." Non riesco a finire la frase che le lacrime iniziano a scendermi, e la voce inizia a cedermi.

"Hope tranquilla, quando vuoi..." dice Joy provando a consolarmi.

"Mai..."

"Andiamo Hope... è la parte più difficile, vedrai che una volta finito starai meglio."

*Flash back*

Ed eccolo di nuovo entrare, ormai era sempre così.

Era passata una settimana, i miei occhi si erano abituati al buio, il mio corpo allo spazio ristretto, ma la mia mente non si era abituata a quel silenzio, a quel vuoto. Continuavo a sentire la sua voce, a vedere i suoi occhi, ad assaporare il sapore delle sue labbra, lo immaginavo ogni secondo, era il motivo per cui ero finita qui, e sarebbe stato il motivo per cui me ne sarei andata.

Quella poca luce che entrava dall'apertura non era sufficiente ad illuminare tutta la stanza, non serviva a niente, specialmente se Louis la chiudeva appena dopo essere entrato.

Quel giorno era diverso, mi portò il cibo, e non solo quella fetta di pane con un bicchiere d'acqua, o altro di inutile, no, mi aveva portato la frutta, una merenda, sapevo che c'era qualcosa sotto.

Louis non dava niente per niente, e avrei scoperto cosa voleva dopo poco.

"Cosa vuoi?" Chiesi insospettita.

"Mangia." Disse offrendomi la frutta.

Iniziai a mangiarla senza pensarci due volte, oramai ero in trappola, tanto valeva godermi quel poco che potevo.

Una volta finito arrivò il suo riscatto.

Quando alzò la testa, incrociando i miei occhi, rabbrividii. Erano diversamente cupe le sue iridi, e stranamente l'espressione sfacciata e ironica non era presente sulla sua faccia.

La sua figura avanzò lentamente verso la mia, e aggrottai la fronte leggermente confusa dalle sue azioni.

"Che ne dici di divertirci un po', piccola?" Il suo tono di voce era disgustoso, e mi venne quasi voglia di colpirlo, ma sapevo sarebbe stato peggio.

Le sue dita iniziarono a giocare con i miei capelli, ma non gli feci fare neanche un altro movimento che gli schiaffeggiai la mano senza neanche pensarci due volte.

"Non toccarmi!" Urali, e mi accorsi che stavo tremando. "Oh Hops, non dovevi farlo..." Ridacchiò, e mi accarezzo delicatamente la guancia con la sua mano viscida.

Lo vidi alzarsi, e allontanarsi dalla mia figura impaurita mettendosi seduto in uno degli angoli del piccolo spazio, cacciando un pacchetto di sigarette dalla tasca dei sui jeans. Una delle sigarette presenti nel pacchetto venne incastrata tra le sue labbra sottili, prima di essere accesa. Aspirò, e subito dopo fece uscire il fumo a sbuffi dal suo naso.

"E già, non dovevi farlo Hops." Scosse la testa, e sentii un pizzico di divertimento nella sua voce. "E' divertente sai?"

Il modo in cui quelle parole uscirono dalla sua bocca mi fece quasi vomitare, e mi resi conto con che razza di persona ero stata per tutto quel tempo. Come avevo fatto? Dovevo essere davvero cieca.

Mi portai le gambe al petto stringendole forte con le mie braccia, volevo sentirmi leggermente protetta, ma quel gesto non servì a nulla. Non sarebbe bastato neanche un muro fra noi due a farmi sentire al sicuro, perché sapevo che Louis non ci avrebbe messo nulla a distruggerlo.

"C-cosa è d-divertente?" Chiesi balbettando, sperando che sarebbe andato via. "E' divertente il fatto che cerchi di tenermi testa, quando sai che contro di me non hai delle fottute possibilità." Rise, e si alzò dall'angolo dove si era seduto poco prima.

Iniziai a indietreggiare quando mi accorsi che stava venendo verso di me invece di andare via, cosa voleva? Non avevo risposte alla mia domanda, e non volevo neanche immaginare cosa gli stesse passando per la testa.

Mosse leggermente la sigaretta facendo cadere la cenere sul pavimento, per poi continuare a camminare verso di me. Si inginocchiò, e afferrò le mie caviglie trascinandomi verso di lui. Mi dimenai leggermente quando si infilò la sigaretta in bocca per estrarre, quello che sembrava essere un coltellino, dalla tasca posteriore dei sui jeans.

"Sta ferma dolcezza." Disse, con ancora la sigaretta tra le labbra.

Annuii lentamente, convincendolo del fatto che sarei stata ferma anche se non l'avrei fatto. Cercai di trattenere le lacrime, anche se comunque era una cosa abbastanza impossibile data la situazione, ma ci provai comunque.

La punta del coltellino scivolò sulla mia clavicola, e prima che l'acciaio potesse affondare nella mia pelle diedi un colpo secco sul suo braccio, facendo scivolare l'oggetto dall'altra parte della stanza.

I suoi occhi si scurirono, e il fumo proveniente dalla sigaretta che aveva in bocca iniziò a farmi tossire pesantemente. Sventolai la mia mano in aria per cercando di sbarazzarmi di quel fumo fastidioso, ma fermai i miei movimenti quando la punta della sigaretta venne in collisone con la mia pelle pallida.

Un grido lasciò le mie labbra, e dopo un paio di secondi il ragazzo buttò la sigaretta oramai spenta sul pavimento. Mi iniziai a sentire un oggetto appena fece quell'azione, come un posacenere, usato solo per spegnere e buttare ciò che la gente consumava.

"Ora basta Hope." Ringhiò. "Ti avevo detto che dovevi restare fottutamente ferma."

Il bipolarismo del ragazzo si fece ancora più evidente quando si addolcì, e iniziò ad accarezzare la mia guancia bagnata dalle lacrime provocate da lui. La mia clavicola pulsava per via della bruciatura procurata con la sigaretta che poco prima stava fumando, e io non sapevo se piangere per il dolore della scottatura o per tutto quello che mi avrebbe fatto in seguito.

Approfittai della sua bipolarità, liberandomi dalla sua presa dolce

E' passato un po', anche se questo capitolo lo avevo pronto da tantissimo....

Non so se continuerò la storia, ma volevo dirvi che ne ho iniziata un'altra, e andate a leggerlaaa



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⏰ Last updated: Mar 30, 2017 ⏰

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