08 Christopher.

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Christopher si pentì immediatamente della pessima scelta di parole. «Becky, scusa, io-»

«Sì, ci penso sempre» gli rispose Rebecca schiarendosi la gola. «Era mio fratello, è inevitabile che io ci pensi. Non c'è istante in cui non mi manchi» Rebecca abbassò lo sguardo e Christopher finì per poggiare il suo sguardo sulle loro mani intrecciate. Era la prima volta che affrontava una discussione del genere con Rebecca e non sapeva cosa dire. Tra l'altro, loro due non avevano mai avuto una conversazione lunga o seria, non voleva sbagliare con lei ora che avevano la possibilità di passare del tempo insieme e che argomento di conversazione aveva tirato fuori? La morte di suo fratello Terrence. 

Terrence era morto quattro anni prima, alla tenera età di quattordici anni. Rebecca era più piccola di lui di un anno e nonostante ciò erano sempre insieme. Prima di essere fratelli, Rebecca e Terrence erano migliori amici. Christopher li aveva sempre invidiati per il meraviglioso rapporto che avevano, finiva sempre per stupirsi nel notare quanta intesa ci fosse tra di loro e quanto amore riuscivano a provare l'uno verso l'altra. Aveva provato a unirsi al loro duo in passato, ma alla fine rinunciava sempre perché niente e nessuno sarebbe potuto entrare a far parte di quell'amicizia se non Rebecca e Terrence stessi. Quando quattro anni prima Terrence era morto, era morta anche una parte di Rebecca insieme a lui. La parte che lei stessa considerava più importante e la migliore; da quel giorno non era stata più la stessa.

Christopher sapeva cosa volesse dire perdere una parte di sé così importante come un fratello, ma lui non aveva mai vissuto Virginia come Rebecca aveva vissuto Terrence. Dopo la perdita, Chris non aveva mai trovato il coraggio di avvicinare Rebecca per aiutarla ad uscire da quel buco nero che era diventata la sua quotidianità. Sapeva che il dolore della morte di suo fratello era sempre presente, che anche a distanza di anni la stava lacerando dentro e risucchiando la sua essenza e la sua voglia di vivere.
Quando Rebecca pensava a Terence finiva per isolarsi, cominciava a fissare il vuoto e si stringeva nelle braccia. Christopher avrebbe solo voluto abbracciarla in quei casi, tirarla su di morale dicendole quanto la amava e dandole dei baci tra i capelli.
Avrebbe voluto farlo anche in quel momento oltre a stringerle la mano. Ma era già andato troppo oltre, non voleva scioccare Rebecca più di quanto già fosse con qualche sua dimostrazione d'affetto troppo eccentrica. 

Rebecca però finì per stupire lui. Intrecciò meglio le dita delle loro mani, poi le portò entrambe sul suo grembo. «So che lui non vorrebbe vedermi triste. Vorrebbe che io andassi avanti con la mia vita senza focalizzarmi sul passato. Non mi direbbe di dimenticare, ma mi direbbe di ricordare con affetto e non con nostalgia. Mi direbbe che sono stata una stupida ad aver perso questi anni a piangermi addosso, oppure che sono stata una stupida a non volere più avere amici che non fossero lui»

«Io sono tuo amico, Becky» Chris pronunciò quella frase con una strana morsa allo stomaco. E vorrei salire anche di livello, se per te non ci sono problemi, pensò.

«Chris, io di te ho una grande stima. Ti reputo un ragazzo stupendo e una persona bravissima, ci sei sempre stato per me e so che sempre ci sarai, ma in tutti questi anni non ti ho mai considerato niente di più che il migliore amico di mio fratello. Avevo sempre pensato che nessuno avrebbe potuto prendere il posto di Terrence e so che è così perché nessuno sarà mai come lui, ma la realtà dei fatti è che io ho bisogno di un amico. E forse tu, Chris, sei l'unico ad essermi stato vicino nonostante i miei continui sbalzi d'umore e paranoie. Solo adesso, qui con te, capisco che in realtà io ho bisogno di una persona come te. So che Terrence vorrebbe questo per me e so che io voglio questo per me» Rebecca prese ad accarezzare le dita di Christopher con la mano libera con estrema lentezza. Per quanto Chris fosse rimasto spiacevolmente sorpreso da quelle parole, rimase estasiato da quei gesti fatti con estrema lentezza e senza rifletterci. «Quando Terrence è morto ricordo che mi regalavi sempre dei fiori, delle margherite prese dal giardino. Ogni volta le accettavo con un sorriso, poi mi chiudevo in camera e piangevo perché non volevo che tu facessi gli stessi suoi gesti. In realtà mi faceva piacere, era come se una parte di Terrence continuasse a vivere attraverso te e non sapevo se fosse una cosa bella o brutta. Tu ti sei sempre preso cura di me, in realtà, ora che ci penso. Sei sempre stato molto dolce.. ero io che mi comportavo da asociale psicopatica»

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