Rebecca aveva assistito alla scena della sfuriata di Christopher e sapeva che non era normale da parte sua comportarsi in quel modo. Doveva essersi sentito davvero provato per mancare di rispetto a suo padre in modo così esplicito e decisamente fuori luogo.
«Ci penso io» aveva mormorato guardando Vincent negli occhi e dandogli un veloce bacio sulla guancia. Rebecca era come un calmante per Chris, ormai le era chiaro dato il tempo che passava con lui sia essendo Beth che essendo Rebecca, per cui sapeva che poteva fare qualcosa e si sentiva spinta a doverla fare.
Ora si trovava su un lettino a bordo piscina mentre dentro il ristorante si stava riempendo di commensali per il pranzo, e stava ascoltando Christopher nel suo racconto.
«È cominciato tutto qualche anno fa, quando Savannah ha deciso di andare ad Oxford e non a Stanford a studiare legge come papà avrebbe voluto. Io avevo undici anni, ero ancora un bambino all'epoca e non me ne importai più di tanto. Dovevo ancora da cominciare le medie, figuriamoci pensare già al college!» Christopher strinse di più le mani di Rebecca sotto il suo sguardo attento, prese un po' d'aria prima di continuare con la voce ancora roca dal pianto. «Quando poi ho cominciato le superiori papà ha introdotto mano a mano il discorso Stanford. Io ancora non sapevo cosa farne della mia vita, pensavo che seguire le orme di papà sarebbe stata la scelta giusta per me e mi abituai all'idea di me a Stanford, ma poi feci il provino per entrare a far parte della squadra di football. Il coach disse che ero un talento nato e mi inserì in squadra nonostante fossi solo un freshman, un novellino, l'ultimo arrivato. Becky, io amo il football. So che forse non riuscirai a capire, ma non c'è niente per me di più intenso di un touchdown, la sensazione che si prova quando la palla passa attraverso l'area di meta mi mette i brividi ogni volta, mi dà carica e adrenalina. Può anche sembrare uno sport da maschi buzzurri e puzzolenti ma credimi, per me è molto più di questo. Mi sento libero quando sono sul campo. Sono dove vorrei essere e dove vorrei rimanere e sapere che mio padre non vuole tutto questo per me mi distrugge»
Rebecca si sentiva nello stesso e identico modo. Anche lei provava libertà quando danzava, non sentiva le catene opprimerle i polsi e i sensi per farla cedere. No, quando ballava ogni catena cadeva, ogni muro si sbriciolava. Lei era più forte di qualsiasi altra cosa, capace di tutto e di essere qualsiasi persona. Ballare faceva parte della sua essenza, anzi la danza era proprio la sua essenza. Quindi capiva quando Christopher diceva che il football era la sua vita, perché anche lei provava le stesse cose per la danza.
Decise però di non intervenire, ma di ascoltare Christopher continuare il suo discorso. «Ho detto più volte a papà che Stanford non è la scelta giusta per me, ma lui se ne esce sempre fuori con la storia del "sei solo un ragazzo, non sai ancora cos'è meglio per te" quando in realtà lui, alla mia età, sapeva già cos'era meglio per lui e si era già fatto il culo per raggiungere il suo obiettivo» Chris abbassò lo sguardo sulle loro mani prima di continuare. «Una sera di qualche anno fa, mentre ero al computer, ho fatto un test strano su quale fosse il college più adatto a me. Sai, no? Quelli che girano ogni tanto in rete. Ho risposto a tutte le domande, pensando che fosse solo una sciocchezza, quando la risposta del test mi ha lasciato di stucco perché il college perfetto per me, secondo il quiz, era Princeton. Quella sera lessi ogni cosa sul college, sui suoi docenti, sulla squadra di football che ha. E credimi Reb, ha la squadra di football migliore di tutti gli Stati Uniti. Hai presente l'imprinting? È successa un po' la stessa cosa con Princeton. Ho avuto un imprinting e adesso non riesco più a togliermi dalla testa l'idea di continuare gli studi lì, né riesco a vedere più una qualsiasi università come l'università adatta a me. Prendimi anche per bambino, ma io a Stanford non ci andrò. Quella non è la mia strada e spero che mio padre lo capirà, perché davvero non so più cosa fare per fargli capire quanto io desideri andare a Princeton»
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Literatura FemininaRebecca Lewis è una ragazza californiana di diciassette anni. Sogna di frequentare la Juilliard, la famosissima scuola di danza di New York, ma sa che il suo destino è un altro: ovvero diventare un avvocato, come vuole suo padre. Dopo un trauma avv...