Capitolo 31

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<Dorian>

Un urlo interruppe quello scambio i colpi e mi voltai verso lei.

Corinne si stava lanciando contro Harley, cacciavite in mano pronta a colpire.

Non ragionai più.

In meno di tre secondi mi lanciai nuovamente contro Corinne e lo stesso fece Edgar.

La forza dell'impatto fu tale che l'intero capanno cominciò a vibrare.

I miei occhi bruciavano.
Il petto mi bruciava.

Non riuscivo più a ragionare lucidamente.

Efrem si lanciò contro di me ma lo sbalzai via. Ero talmente incazzato che non feci il minimo sforzo a sollevare quell'enorme omone.

Un rantolo, un urlo di sorpresa soffocato e poi silenzio.

Tutti, contemporaneamente ci voltammo.

La scena che si apriva ai miei occhi...

Era tutto così confuso, scuro.

La stanza diventò buia e silenziosa di colpo, nonostante fosse pieno giorno.

***

<Harley>

 Un urlo squarciò il silenzio della stanza.

La gola mi bruciava tanto la potenza di quell'urlo.

Non feci in tempo a ragionare cosa stesse accadendo che Dorian si lanciò per la seconda volta su Corinne. Ma questa volta l'impatto fu molto forte.

La rossa arrivò con tale potenza sulla parete che pensai crollasse tutto in pochi secondi, ma il capanno resistette.

Corinne scivolò contro la parete e rimase lunga, stesa ai piedi del muro. Inerme.

Oh merda....

Guardai Dorian, i suoi occhi erano neri come la pece e quelle iridi rosse risaltavano come fiamme nell'oscurità.

Efrem si scagliò contro Dorian che, con innaturale facilità, lo sollevò e lo sbalzò via.

Poi la vidi.

Si mosse, si sollevò sule ginocchia ridendo.

Mi guardai attorno e vidi il cacciavite che poco prima stringeva come un arma nella mano destra.

Lo presi.

"Non è così facile farmi fuori." - parlava con voce calma, suadente. Come se non fosse successo nulla.

Ma sei appena stata scagliata contro un muro, che cazzo te ridi!!!!

Gli altri sembravano non accorgersi di quanto stesse succedendo.

Efrem era ancora a terra, piegato su se stesso. Edgar gli si avvicinò con aria minacciosa, forse per impedirgli di alzarsi.

Dorian era immobile, con i pugni serrati lungo i fianchi, lo sguardo fisso contro Arran, che sembrava leggermente intimorito.

Riportai lo sguardo su quella specie di umanoide indistruttibile che non era altra.

Si stava sollevando sui tacchi con agilità innata, ma con movimenti lenti.

"Allora, dove eravamo rimaste. - si morse un'unghia laccata di rosso, con fare concentrato. - Ah, sì."

E si scagliò nuovamente verso di me. Portai le mani davanti al viso, come a proteggermi, e chiusi gli occhi.

Se sto per morire.... non voglio che abbia la soddisfazione di vedere il terrore attraversare i miei occhi.

Poi qualcosa di caldo mi scese lento lungo le mani.

Lost in damnation - anime dannateDove le storie prendono vita. Scoprilo ora