Capitolo 44

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<Harley>


Mi avvolsi attorno all'asciugamano uscendo dalla vano doccia. Mi piazzai davanti allo specchio e ci passai una mano sopra per poter vedere il mio riflesso dato che la condensa aveva creato uno strato su tutta la superficie. Mi pettinai i capelli con le dita ma era praticamente impossibile districare la marea di nodi che si era creata. Sbuffai e ripresi a vestirmi.

Quando uscii dal bagno il profumatore per ambienti sbuffò facendomi prendere un colpo.

"Ahi!!! Che cazzo..." - mi posai una mano al centro del petto prima di lasciarmi sfuggire una risata isterica.

Ero nella stanza B26, l'uomo alla reception mi aveva consegnato la chiave con aria scocciata. Non sapevo però dove fossero Dorian e gli altri, l'ultima volta che gli avevo visti Edgar era scioccato, Efrem divertito e Dorian... bhe Dorian era arrabbiato, sorpreso e di certo senza parole.

Mi abbandonai sul letto a pancia all'aria e fissai gli occhi sul soffitto bianco con qualche traccia di muffa nell'angolo a destra. La stanza tutto sommato non era male; un letto a due piazze con tanto di piumino giallo canarino, un tappeto dallo stile egiziano che varia dal giallo al verde, dal rosso acceso al bianco, un armadio in legno scuro, una finestra e un quadro di cui non si riusciva a definirne il soggetto.

Sospirai passandomi una mano tra i capelli ancora umidi. Improvvisamente la mia mente proiettò l'immagine di mio fratello.

Aaron...

Sembrava felice, sereno. Stava ridendo di gusto mentre una bambina dal vestito azzurro gli correva in contro. Lui si piegò sulle ginocchia e la prese in braccio. La bambina sollevò le braccia verso il cielo e in quel momento la riconobbi, era la sorellina di Beth, Hanna. Hanna allacciò le braccia attorno al collo di Aaron mentre lui le baciava la testa. Un filo di barba, gli occhi lucenti e i capelli poco più lunghi di come li portava di solito, t-shirt bianca e jeans scuri. Poi una ragazza in shorts e maglia scura si avvicinò a loro. Beth aveva tagliato i suoi lunghi capelli biondi, ora li portava all'altezza del mento. Aveva degli occhiali da sole in testa e una margherita dietro l'orecchio. Quando fu vicino ai due, Aaron le passò un braccio attorno alla vita e la strinse a sé.

Sembravano così felici... mi mancò l'aria e quasi mi sentii cadere in ginocchio e cominciare a singhiozzare. Mi sembrò di avere un buco al centro del petto che si andava allargando sempre di più. Il vuoto che si espandeva all'altezza dello stomaco portava con sé solo il freddo, come se non potessi provare più dolore e sofferenza... solo freddo. Lo stesso freddo che mi penetrava fin dentro le ossa e mi stringeva il cuore in una morsa infernale, mi riempiva i polmoni impedendomi di respirare, mi piombava in testa e allora diventava tutto nero.

La porta si spalancò e si richiuse con violenza riportandomi alla realtà. Mi passai una mano sul viso realizzando che fosse tutto un sogno. Eppure quella sensazione orrenda non mi mollava, il freddo era padrone del mio corpo e il vuoto mi stringeva lo stomaco. Mettendomi a sedere, mi aggrappai al bordo del letto cercando di regolarizzare il respiro.

Dorian andava avanti e indietro per la stanza come una furia, si passava le mani tra i capelli come arrabbiato.

"Che succede?" - chiesi vedendo che non sembrava voler dire nulla.

Si immobilizzò di colpo, si voltò lentamente nella mia direzione fulminandomi con lo sguardo. Avrebbe voluto spaventarmi ma quello che ottenne fu solo un risolino. Si appoggiò spalle al muro incrociando le braccia al petto. Senza accorgersene la sua mano andò involontariamente sul mento, dove la barba era poco più lunga e cominciò a tirarla leggermente. Era un nuovo tic che aveva da quando gli era cresciuta la barba.

Lost in damnation - anime dannateDove le storie prendono vita. Scoprilo ora