Capitolo 13

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<Dorian>

Non capii più nulla. Senza pensarci mi ritrovai a bussare alla porta di quella casa che ormai conoscevo bene. Mi aspettavo di trovarla in pericolo, mi immaginavo un chissà quale problema e invece i suoi occhi era più sconcertati del fatto di vedermi davanti a casa sua che altro. La squadrai da capo a piedi e non sembrava essere in alcun modo in pericolo o ferita. Il vento che si era alzato scompigliava i suoi capelli mentre i suoi occhi sembravano chiedermi silenziosamente cosa ci facevo lì.

"Mr. Whitman? Che ci fa qui?"

"Harley. Tutto bene?"  - la mia voce era un sussurro. Guardando oltre di lei mi resi conto che una donna, probabilmente sua madre, mi guardava sconcertata ma non come aveva fatto Harley appena aveva aperto la porta ma come se avesse paura di me.

"Sì. Tutto bene. Lei? Mi sembra stanco?"

"Sto... bene Harley, grazie." - quella risposta bastò per farmi continuare a respirare correttamente. Non mi ero reso conto di avere la mascella contratta finché non ne avvertii il dolore.

"Vuole... ehm... entrare? Stavamo per cenare. Sarà nostro ospite" - oddio ragazzina.... cerco di evitarti da due settimane e sono praticamente certo che tu sei l'unico motivo per cui io sia rimasto a Lexington. Ma ora c'è anche Edgar... A proposito, che fine aveva fatto quello stronzo?

"Harley.... non credo sia una buona idea, io..." - cominciai io titubante, non volevo andarmene ma non potevo neppure restare.

"Perché no? Lei deve essere il nuovo professore di Storia. Harley non mi aveva detto che lei era un così bell'uomo!" - era stata la madre della ragazzina a parlare,aveva i capelli neri come quelli della figlia ma i suoi occhi erano azzurri e non castani e profondi come quelli di Harley. Era molto minuta nonostante fosse abbastanza alta. Indossava un completo nero e un paio di scarpe alte che la facevano sembrare ancora più magra di quanto non fosse.

Poi realizzai quello che aveva appena detto e notai anche la reazione della ragazzina, si voltò di scatto verso la madre con uno sguardo omicida. Allora ragazzina, non hai detto a tua madre che io sono così dannatamente bello eh. Mi sarò fatto un'idea sbagliata su di te, allora... Scoppiai a ridere di gusto, forse non si aspettava la mia reazione perché vidi la piccoletta irrigidirsi e rabbrividire.

"Ehm, ok. Ma non voglio disturbare quindi..."

"Si figuri, Mr. Whitman. È un piacere." - disse la madre.

La piccoletta si spostò appena per farmi passare. La donna si era allontanata da noi e io ne approfittai per sussurrare - "Io e te dobbiamo fare i conti."  - la vidi guardarmi negli occhi sorpresa e tremare impercettibilmente.

Una volta a tavola, presi posto proprio davanti alla ragazzina. Parlando del più e del meno pensavo a come trovare un modo per tenerla d'occhio che non includesse lo stalking e il pedinamento. Pensa Dorian.... Che cosa potrebbe convincerla a passare più tempo vicino a te e magari tornare anche utile con il tuo nuovo "lavoro"?

"Harley? Vorrei che facessi un compito extra per la scuola... Ehm.. Dovresti essere la mia assistente... Avrai anche dei crediti extra. Allora?" - sbottai ad un certo punto.

La vidi rimanere come scioccata da ciò che avevo appena detto. Rimase in silenzio per alcuni secondi, poi avvertii  un movimento improvviso sotto al tavolo e lei si riprese da quella sorta di trance in cui si trovava.  

"Ehm... Si, certo. Grazie Mr. Whitman"

Bene. Bravo Dorian!! Che bella cazzata che hai fatto!!! Complimenti...

Alla fine della cena lei si alzò di scatto e cominciò silenziosamente a sparecchiare.

Non è da lei stare zitta per tutto questo tempo. Ho fatto qualcosa, forse? Ah! Ragazzina mi farai uscire pazzo!!!

La madre di Harley si congedò dopo poco dicendo che aveva ancora del lavoro da finire e mi ritrovai a fissare quella ragazza che mi stava davanti. Era chiaramente in imbarazzo e non sapeva più dove guardare o cosa fare ma continuai a guardarla.

I suoi occhi sembravano scuri prima, ora invece erano molto luminosi, come se una luce si fosse accesa, come se fossero in grado di farmi vedere cosa lei provava in quel momento. Stringeva il labbro inferiore tra i denti perfetti, i capelli ricadevano morbidi ed indomabili sulle spalle, al collo portava una catenina che non avevo mai visto, era un ciondolo a forma sole argentato.

"Allora, Mr. Whitman? Cosa voleva dirmi prima?" - disse improvvisamente guardandomi negli occhi dopo alcuni minuti di silenzio.

"Ah, si. - senza pensarci o capire cosa stessi facendo mi ritrovai ad un palmo da lei. Perché?? Mi stavo maledicendo in tutti i modi possibili ed immaginabili ma ormai era troppo tardi - Ti ho sentito urlare prima, ho bussato pensando di trovarmi un non so che davanti e invece.... È successo qualcosa?"

Il suo viso cambiò d'espressione, un'espressione indecifrabile come se fosse contenta e spaventata allo stesso tempo. Starà pesando che sono un pazzo maniaco, non ha poi tutti i torti...

"Mr. Whitman?" - disse seria.

"Si?"

"Che ci faceva vicino a casa mia?" - panico... devo assolutamente inventarmi qualcosa.... qualunque cosa...

"Mi ero perso. Cercavo un locale ma a quanto pare ho sbagliato strada e poi ho sentito urlare qualcuno e ho riconosciuto l'indirizzo di casa tua... Sai, non conosco ancora bene questa città - mentii ma sembrò credermi - Mi sono comunque divertito di più qui che quanto avrei potuto fare in un qualsiasi locale."

Eccoli di nuovo lì, quel luccichio negli occhi. Sembrava essere tornata più tranquilla anche se non ne ero proprio convinto.

"Sono felice che sia stato bene. Comunque ho urlato solo perché mi sono spaventata, non mi aspettavo di trovare mia madre ad aspettarmi al buio nel corridoio."

"Capisco... Bhe, allora io posso anche andare... credo."

"Mmh... sì"

"Bene. Ci vediamo lunedì." - mentre mi avvicinavo alla porta, la sua mano mi afferrò il polso costringendomi a fermarmi.

"Ehm... scusi - sembrò essersi appena accorta di ciò che aveva fatto e si ricompose velocemente - Volevo solo chiederle qualcosa su quel compito extra che mi ha affidato..."

"Ne riparliamo lunedì, adesso è un po' tardi e dovresti riposare. Buona notte." - la salutai e uscii. La sentii borbottare una risposta ma ero ormai fuori nella notte fonda. Non erano neanche passate le undici ma fuori non c'era alcuna traccia di vita. Qui è tutto così diverso da New Orleans. Lì la vita notturna sarebbe stata solo agli inizi mentre qui... qui è come se ci fosse perennemente il coprifuoco come per i ragazzini.

L'unica luce era quella dei lampioni e di tanto in tanto qualche insegna luminosa. La luna era ben nascosta dalle nuvole e non ne voleva saperne di uscire e splendere sulla mia testa. Ero solo, dopo decenni ero realmente solo. Sì, avevo conosciuto tanta gente che meritava il mio rispetto e tanta che invece meritava solo il mio disprezzo ma non ero mai stato solo. Eppure dentro di me sentivo che non ero poi così realmente solo. Un viso familiare fece capolino nei miei pensieri.

Ancora tu! Lasciami in pace ti prego... Ma questa volta non erano gli occhi castani che mi perseguitavano negli ultimi giorni, non era quel sorriso sincero che mi faceva rabbrividire ogni volta, non era quella piccoletta isterica che mi faceva diventare un pazzo.... era degli occhi verdi a fissarmi e io sapevo benissimo di chi erano.

Spazio autrice

Allora ragazzii!
Innanzitutto buona pasqua da noi... Come state passando queste vacanze?

Bene, bene, bene... Di chi  saranno mai questi occhi verdiii?
Aspettiamo con ansia di scoprirloooo

Intanto 181 visite... Wooow grazie grazie grazie... Speriamo di pubblicare il seguito a più presto ❤

~M&V

Lost in damnation - anime dannateDove le storie prendono vita. Scoprilo ora