Capitolo 43

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<Harley>

"Per lei, signoria?" - chiese la cameriera. Sollevai lo sguardo dal menù che avevo davanti da oltre 10 minuti. La signora dai capelli scuri striati di bianco, gli occhi castani e degli occhiali sul naso mi sorrise mostrando i suoi denti bianchi.

"Allora prendo un hamburger, una porzione di patatine bella grande. Anche una coca e, fate ancora quei donuts con la glassa al cioccolato? - quella fece cenno di sì con la testa. - Sì, anche uno di quelli. Grazie."

Le restituii il menù e quella sorrise divertita prima di allontanarsi.

Lo sguardo di tutti era puntato su di me.

"Che c'è?"

"No, nulla. È solo che..." - cominciò Efrem.

"È solo che sei diventata un pozzo senza fondo." - concluse Edgar.

"Senti chi parla!" - dissi io. Quello sorrise prima di battermi il cinque.

Dorian invece sembrava divertito, un sorrisetto spavaldo stampato in faccia. Lo ignorai e cercai di seguire la conversazione dei due davanti a me ma ero distratta. Qualcuno accanto a me aveva messo la sua mano sulla mia gamba, accarezzandola lentamente. Poi sentii il suo respiro sul collo prima di essere invasa dai brividi. Si avvicinò al mio orecchio, lo strinse leggermente tra i denti e io sobbalzai presa alla sprovvista mentre il mio corpo pareva andare a fuoco. Nel frattempo il cuore sembrava impazzito, aveva deciso di cominciare a galoppare velocemente tanto che me lo immaginai uscire fuori dal petto e cominciare a correre via. Avrebbe senza dubbio vinto una maratona tanto correva veloce. La mano sulla mia gamba andava su e giù accarezzando la stoffa dei miei pantaloni. Era come se fosse in grado di sgretolare ogni cosa si mettesse tra la sua mano e la mia pelle. Andavo a fuoco, letteralmente. Ero come invasa da un incendio interiore che non sembrava volersi arrestare.

Avvicinò le sue labbra al collo, mentre il mio corpo si scioglieva ad ogni suo tocco, e lasciò un bacio delicato sulla mia pelle ardente.

"Questo è  suo... Signorina?"

"Harley?" - la voce di Efrem mi svegliò da quella sorta di trance in cui ero caduta.

"Ehi, va tutto bene?" - chiese il rosso davanti a me.

"Sì, Harley. Va tutto bene?" - la voce roca e profonda di Dorian mi arrivò fin dentro le ossa riscuotendo desideri profondi e oscuri.

"Sì... sì, sto bene. - dissi passandomi una mano sulla fronte. Alcuni capelli mi ricadevano sugli occhi e li sistemai nuovamente con il fermaglio. - Grazie."

Sorrisi alla cameriera che mi porse il mio vassoio strapieno prima di allontanarsi.

Alla vista di tutto quel cibo il mio stomaco cominciò a brontolare senza sosta richiamando l'attenzione dei tre che sedevano con me.

"Woow!" - disse soltanto  Edgar, mentre gli altri due non riuscirono a trattenere le risate.

"Sì, bravi! Ridete pure! - dissi offesa incrociando le braccia al petto, prima che il mio stomaco cominciasse a brontolare nuovamente. - Non sei d'aiuto sai!"

Poi mi fiondai sul cibo, come se non mangiassi da giorni ed effettivamente era proprio così. Spazzai via tutto quanto sotto lo sguardo divertito di Dorian che aveva ordinato soltanto un hamburger.

Lost in damnation - anime dannateDove le storie prendono vita. Scoprilo ora