Capitolo 49

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<Harley>

Avanzai d'un passo ma una mano mi prese per il braccio.

"Aspetta." - mi disse il ragazzo dai capelli ricci. I suoi occhi verdi si piantarono nei miei. Era davvero un bel ragazzo, di media statura ma il suo fisico snello e atletico lo face apparire più alto. Indossava dei pantaloni neri eleganti, una canotta bianca e un gilet bordeaux con le rifiniture dorate.

"Levale le mani di dosso!" - tuonò Dorian alle mie spalle. Si era avvicinato come un fulmine e ora il suo petto premeva contro la mia schiena.

"Sta calmo." - rispose il ragazzo sorridendo beffardamente.

"Non dirmi di stare calmo.."

"Dorian." - dissi posandogli una mano sul petto. Lui sembrò calmarsi ma non mi rivolse neppure uno sguardo, continuava a guardare Livio.

"Io sono Edgar." - disse il ragazzo dai capelli biondo platino.

"E io Efrem." - il ragazzo dai capelli ricci fece cenno con la testa e poi si voltò nella nostra direzione.

"Harley. E lui è.." - dissi

"Dorian." - finì la frase prima che potessi farlo io e si allontanò da me andando a piazzarsi su una poltrona che era lì vicino.

"Cosa stiamo aspettando? Dov'è questo portale? Basta saltarci dentro e sono già dall'altra parte?" - cominciai  a dire senza fermarmi.

"Il portale è dietro questa porta ma siccome è la tua prima volta non posso permettermi danni collaterali." - rispose Livio.

"Bene, ci sarà un corso principiante o cosa."

"Sì, l'idea è quella." - mi rispose sorridendo mostrandomi la sua dentatura anomala, i canini superiori erano molto più appuntiti e lunghi del normale ma nonostante questo sembrava un ragazzo qualunque.

 "Io e Efrem andiamo avanti. Controlliamo la situazione e vi faremo sapere." - disse Edgar, poi li vidi avvicinarsi alla parete di fronte, li sentii pronunciare delle parole in latino. I mattoni della parete cominciarono a deformarsi, un buco si aprì al centro e man mano diventava sempre più grande. Un ronzio indistinto mi arrivò alle orecchie e diventava sempre più forte, mi costrinsi a non urlare, a mantenere la calma. Inspirai profondamente. Quelli fecero un passo avanti e vennero inghiottiti dal buio. Quel foro si chiuse di colpo dietro di loro e con lui il ronzio sparì.

Di colpo buttai fuori l'aria che avevo nei polmoni, non mi ero resa conto di aver trattenuto il fiato.

"Ma... Dove sono finiti?"

"Li raggiungerai presto, ma prima vieni qui." - mi fece cenno di avvicinarmi a lui.

"Vedi, un portale è un po' come una porta, ti permette però di spostarti in mondi diversi che altrimenti non potresti raggiungere. Questo è uno dei diversi portali che esistono e conduce all'Inferno. Ora voltati, chiudi gli occhi e prova a visualizzare quello che hai visto poco prima." - mi fece voltare e mi trovai di fronte alla parete da cui erano spariti Efrem ed Edgar. Chiusi gli occhi, inspirai profondamente ma non riuscivo a vedere nulla. Poi le sue mani si posarono sulle mie spalle e, come se avesse acceso un interruttore, riuscii a visualizzare quel buco al centro della parete che si andava allargando.

"Sì, lo vedo." - dissi.

"Bene, ora cerca di restare calma, respira profondamente e non irrigidire le gambe. Quando te lo dico pronuncia queste parole: Facilis descensus ad inferos." - mi disse. Poi cominciò a camminare, spingendomi in avanti.

"Aspetta! Vado prima io." - disse Dorian e lo sentii passarmi accanto. Poi ancora quel ronzio sempre più forte nelle mie orecchie e di botto silenzio.

Lost in damnation - anime dannateDove le storie prendono vita. Scoprilo ora