Capitolo 14

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<Harley>

Ok. Harley respira, è tutto apposto. Devi solo bussare, entrare e mantenere un ottimo autocontrollo.... Cerca solo di non sbavare, di non distrarti e soprattutto non saltargli addosso come se fossi un leone e lui fosse l'ultima bistecca su questa terra. Sta calma....

Bussai alla porta dell'ufficio di Mr. PerfezioneÉIlMioSecondoNome Whitman, dopo alcuni secondi mi arrivò la sua risposta ed entrai. L'ufficio era molto piccolo e a malapena ci entrava la scrivania dove era seduto. Le pareti bianche erano le stesse anche nel resto della scuola, sulla scrivania in legno c'era solo una lampada, un portapenne e alcuni fogli sparsi.

"Buongiorno, signorina Harris." - entrando mi ero fermata a fissare la stanza i cui mi trovavo, ma ora la mia attenzione era completamente su di lui. Indossava una semplice camicia scura leggermente sbottonata, i suoi capelli erano scompigliati come se avesse passato ore a torturarli con le mani, gli occhi sembravano meno stanchi dell'ultima volta che lo avevo visto e, come ero solita fare, mi persi in quell'azzurro simile al ghiaccio.

Perché cazzo non riesco a restare seria???  

Notando che mi ero imbambolata a fissarlo, un leggero sorriso gli spuntò sulle labbra.

"Buongiorno Mr. Whitman....."

"Allora. Devi solo sederti e fare quello che ti dico. Niente domande inopportune, non rimanere a fissarmi in quel modo strano e soprattutto meno parli meglio è." - disse lui brusco. Ma quel suo atteggiamento mi fece sorridere ripensando a come sembrava preoccupato l'altra sera.

Mi misi a sedere alla sedia di fronte alla sua non sapendo bene cosa fare. Alla fine passarono alcuni minuti di silenzio così cominciai a parlare a raffica - "Mr. Whitman? Ora che ci penso, lei non mi ha mai detto il suo nome."

Si fermò e si voltò lentamente nella mia direzione - "Non vedo perché avrei dovuto farlo."

"Bha, non saprei. Non è che vuole mantenere questo alone di mistero che ha. - odiavo restare ferma a non fare nulla e uno dei miei difetti più grandi era quello di riempire il silenzio parlando a caso - Sa, io mi chiamo Harley come la motocicletta. É stato mio fratello a darmi il nome, aveva solo quattro anni e amava le harley davidson."

Dopo la mia rivelazione, Mr. SenzaNome Whitman scoppiò a ridere.

"Ma che storia avvincente. Dico sul serio Harris, una storia davvero avvincente." - cercava di riprendere fiato e ogni volta si metteva a ridere ancora più forte.

"Dorian - disse all'improvviso tornando serio - mi chiamo Dorian."

Questa volta fui io a scoppiare a ridere.

DORIAN!!! Ma Ahahahahahah....

Facevo fatica a respirare tanto le risate, mi faceva male la pancia e ogni volta che guardavo la sua espressione non riuscivo più a smettere di ridere. Mi guardava accigliato, con la fronte aggrottata, un sopracciglio sollevato e un leggero sorriso sulle labbra.

"Scusi - dissi riprendendomi poco dopo - è solo che mi aspettavo un nome diverso. Non so come spiegarle ma non mi sarei immaginata che si potesse chiamare Dorian."

"Tesoro. Ti chiami Harley per una motocicletta, credi davvero di poter offendere il mio nome." - disse lui serio e divertito allo stesso tempo.

"Bhe, sì è vero. Ma Dorian... sembra quasi il nome di una marca di pannolini per adulti!!!" - il suo sorriso si allargò mostrandomi la sua dentatura perfetta e i suoi occhi si illuminarono.

"Hai ragione. Potrei diventare un imprenditore per combattere l'incontinenza. Non ci avevo mai pensato.." - disse poi e io sorrisi involontariamente.

Passai circa un'ora con il Mr. MarcaDiPannoliniPerAdulti Whitman a spillare fogli e  scarabocchiare qualcosa sulla sua agenda.

Però, non avrei immaginato che sarei potuta divertirmi con quel Whitman e invece... È sempre così rigido, oggi invece è stata una vera sorpresa. Sembrava tranquillo, rilassato e non mi sarei aspettata di sentirlo ridere di nuovo. La sua risata è così bella che potrei registrarla e metterla come suoneria al mio cellulare.

Vabbè, forse sono un tantino esagerata...

Dopo la fine delle lezioni, mi stavo avvicinando alla fermata dell'autobus ma una presa forte e improvvisa al polso mi fece sobbalzare.

"Oh, scusami non volevo spaventarti... Ehm... volevo solo chiederti come stavi. Non ti vedo da Venerdì sera e sembravi un po' strana quando ti ho accompagnata a casa."

"Dave, sto bene è solo che sono un po' stanca ultimamente. Non riesco a dormire bene."- eh sì, quel sogno è tornato a tormentarmi.

"Ah, ok. Pensavo di... ehm aver sbagliato a baciarti e che magari ti eri spaventata... e non so, forse non avrei dovuto." - si passò una mano tra i capelli guardandosi intorno.

"No, non preoccuparti. Non è colpa tua."

"Allora, va bene se ti invito alla festa di Mike?"

"Ehm..sì. Certo. Ci vediamo domani sera allora. Ciao" - mi allontanai diretta all'autobus che ormai era arrivato. Volevo solo andare a casa, buttarmi nella vasca da bagno e spegnere il mio cervello per qualche minuto.

Lost in damnation - anime dannateDove le storie prendono vita. Scoprilo ora