Capitolo 48

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<Harley>

"Avvertiamo i passeggeri di agganciare le cinture di sicurezza e di restare al proprio posto. Stiamo per avviare la manovra di atterraggio." - disse l'hostess al microfono.

Mi allacciai la cintura e lo stesso feci con quella di Dorian che sembrava essere perso nel mondo dei sogni.

Mi voltai verso di lui, gli accarezzai i capelli spostandoli dal viso. Passai il dito sullo zigomo, sulla guancia, tracciando il contorno delle labbra e scesi lungo il collo per poi cominciare da capo. Il contatto con la sua barba mi pizzicava le dita e mi faceva il solletico. Lasciai un leggero bacio sulle sue labbra.

"Svegliati bell'addormentata. Dobbiamo andare." - gli dissi ad un centimetro dalle sue labbra.

"Non mi è bastato..." - disse ancora ad occhi chiusi.

"Cosa?" - dissi ridacchiando.

"Ancora..." - sussurrò avvicinandosi alle mie labbra annullando la distanza tra noi.

"Adesso dobbiamo andare." - dissi allontanandolo con una mano sul petto.

"Mmh."

Efrem ed Edgar ci aspettavano. Parlottavano tra di loro e sembravano discutere su qualcosa di importante finché non vidi Efrem diventare rosso in viso, così rosso che pensai potesse esplodere. Si voltò infuriato dando le spalle ad Edgar, questo si passò una mano sul viso e poi la posò sulla spalla dell'amico. Efrem sbuffò e alzò lo sguardo puntandolo su di noi, su di me. Scostò la mano di Edgar dalla spalla e cominciò a camminare. Si fermò poco più avanti e prese a parlare al telefono.

"Che succede?" - chiese Dorian ad Edgar.

"Non lo so, chiedetelo a lui." - disse per poi sedersi su una panchina.

Mi voltai verso Efrem e lo vidi imprecare contro il telefono e rimetterlo in tasca. Si passò le mani nei capelli frustrato e mi avvicinai a lui. Gli afferrai il braccio e lo strattonai in modo che si accorgesse di me.

"Tutto ok?"

"Eh.. si certo. Non preoccuparti è tutto sotto controllo?" - rispose.

"Tu, stai bene? Rivedere quell'Omar non deve essere stato facile perché è da quando abbiamo preso l'aereo che sei strano."

"Cosa? No, ma che dici. Omar non c'entra nulla."

"Sicuro?"

"Si, certo. - vedendomi ancora titubante mi strinse con le sue braccia forti. - Non preoccuparti nanetta. Va tutto bene."

"Allora?" - chiese Edgar ad Efrem quando gli tornammo accanto.

"Ho chiamato Saul. Ha detto che può farci entrare nel locale ma ad una condizione." - disse Efrem.

"Quale?"

"Non ne ha parlato. Ma tranquilli me la vedo io." - disse Efrem.

"No!" - sbottai.

"No, cosa?" - chiese Dorian.

"No, non sarà Efrem ad occuparsene. É per me che state facendo tutto questo e, da quando sono con voi, non faccio altro che sentirmi un peso morto. Voglio essere io ad occuparmene, voglio partecipare alle discussioni. Cazzo, mi fate sentire una bambina stupida! O si fa a modo mio o niente." - dissi guardando negli occhi uno ad uno i ragazzi che avevo di fronte. Nonostante fossero tutti molto più alti di me, palastrati, forti e dall'aria minacciosa nessuno sembrò volermi contraddire.

Eravamo uno strano gruppo, tre demoni e una quasi morta. Doveva fare uno strano effetto vederci da lontano. Mi immaginai a camminare a rallentatore, con il vento che mi muoveva i capelli. Edgar si infilò una mano in tasca e ne estrasse una sigaretta, la mise tra le labbra e l'accese.

Lost in damnation - anime dannateDove le storie prendono vita. Scoprilo ora