Capitolo 39

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Ero seduta all'ombra di un'enorme quercia al centro di un prato, in una sorta di limbo o aldilà alquanto strano. Lo chiamavano il Nessunluogo anche perché non era un luogo, né un universo parallelo. Era come se fossi chiusa in una bolla, intrappolata in qualcosa che non conoscevo ancora. Sembrava un posto come un altro ma c'era qualcosa nell'aria, quella strana luce bianca, l'aria carica di energia elettrica, l'apparente tranquillità di ogni cosa... era tutto così strano.

"Ma guarda un po' chi c'è qui!"

Una voce alle mie spalle mi fece sussultare. Mi voltai di scatto ritrovandomi un paio di lucide decollete rosa cipria. Con lo sguardo scivolai lungo due gambe nude, un tubino nero ed un soprabito in pizzo poco più lungo. Gli occhi allegri di Corinne mi fissavano dall'alto. Un enorme sorriso stampato sul viso.

"Posso?" - disse vedendo che non rispondevo.

Mi feci un po' più in là lasciandole del posto per sedersi sul prato.

"Che ci fai qui?" - disse sedendosi al mio fianco.

"Arran..." - risposi soltanto.

"Capisco..."

Ce ne stavamo così, sedute sotto una quercia, in silenzio come due vecchie amiche. Lei persa nei suoi pensieri, io nei miei.

Nessuna delle due sembrava voler dire nulla, rompere quel silenzio che comunicava da sé.

Poi un uomo con una tunica bianca, corona d'alloro dorata fece il suo ingresso a cavallo, due uomini lo seguivano poco distanti.

"Ma quello è..."

"Giulio Cesare. Sì." - disse Corinne completando i miei pensieri.

"Anche lui un demone?"

"No, ovviamente. Era solo posseduto." - spiegò brevemente.

"Come mia madre..." - conclusi.

"Esatto."

"Mi spieghi che cos'è questo?" - dissi guardandomi intorno.

"É il Nessunluogo." - disse come se fosse ovvio.

"Sì, lo so come si chiama. Voglio solamente sapere cos'ha questo posto che non va." - dissi più a me stessa che a Corinne.

"Non saprei dirti..." - rispose perplessa.

Restammo in silenzio per qualche minuto.

"Ho fatto un sogno." - sbottai dopo un po'.

"Ma wow... - disse sarcastica e schifata allo stesso tempo. - Non credo di voler conoscere le tue voglie erotiche."

"C'eri tu in questo sogno."

"Ah. Sapevo di avere un certo fascino, di essere seducente ma addirittura di diventare il fulcro delle tue fantasie... Mi sembra eccessivo."

"Non c'entrano nulla le mie fantasie."

"Peccato... "

"Ero nella stanza dell'albergo, a New Orleans. Tu sei apparsa come se nulla fosse, sorridente e sembravi addirittura tranquilla, rilassata. Io credevo di essere pazza. era un sogno così reale che non mi sembrava di essere addormentata. Ti lamentavi del fatto che avessi interrotto qualcosa con un certo Alexander..."

"Non te lo perdonerò mai. Mi ha bidonata quello stronzo!"

"... Poi ti sei avvicinata a me, mi hai ringraziata di averti... ehm, come dire..."
"Uccisa?" - concluse lei.

"Sì, esatto...Mi ringraziavi di averti liberata dalla tua pazzia, dall'ossessione per la vendetta, per Dorian. Mi dicesti che eri stanca della tua vita, della paura di essere odiata e rifiutata nuovamente. Mi raccontasti del tuo primo amore, Dorian. Del fatto che non l'avresti mai dimenticato, del fatto che vederlo felice con qualcuno che non eri tu ti aveva resa completamente pazza..."

Lost in damnation - anime dannateDove le storie prendono vita. Scoprilo ora