Davanti a me c'era un uomo grassoccio in pigiama e, apppena lo vidi, istintivamente trattenni una risata! (se ci ripenso ora mi vien da ridere!!)
“ah, sì? E cosa?” risposi tirandomi il cappuccio sul viso e facendo finta di essere un uomo
“io ho il sonno leggero!”
“ma lo sapevo!”
“e allora perchè hai fatto in modo che mio nipote cadesse al suolo con 'sì tanto rumore?” disse l'uomotirando fuori un fucile da dietro la schiena
Cavoli! Era davvero il nipote! Se lo ritrovo lo uccido! Sospirai mentalmente “non era previsto che ci fosse lui!”
“per una volta lo ringrazio!” disse caricando l'arma.
incominciai a respirare veloce, la paura che s'impadroniva di me
“nessuno mi può prendere, non lo sa?” chiesi ostentando sicurezza
“allora sarò il primo” disse sparando in aria e dando il via ai due cani che cominciavano a svegliarsi “andate rusty e seth!” disse ridendo malignamente.
“per una volta avrete l'onore ed il piacere di mangiare carne umana!”
“lo sa che una volta che la assaggiano non mangiano altro?” dissi io ridendomela: io per dei cani ero solo un antipasto, mentre il tizio grassoccio era una cena intera!
“correrò il rischio!” disse l'uomo col fucile
incominciai a correre verso il muro, con il cuore a mille. Raggiunsi la corda che ancora penzolava da uno dei corpi delle statue e mi arrampicai dall'altra parte. Non so se lo feci per presa di culo o perchè avevo troppa adrenalina in circolo, fatto sta che mi fermai ad osservare dove era il vecchiaccio e lo aiutai a prendere meglio la mira. Il colpo di fucile mi raggiunse alla spalla ed io caddi dal muro slogandomela. Trattenni un urlo, recuperai l'arpione e mi misi in piedi incominciando a correre tra le vie buie. Sentiì il vecchio bestemmiare e richiamare i cani.
Riusciì a cavarmela per un pelo e arrivai a casa con il fiatone, non potei arrampicarmi come ogni volta così mi toccò entrare dalla porta, e la cosa fu una scelta bruttissima perchè trovai mia zia Lindah in camera mia, con uno sguardo di chi non ammette commenti.
“dobbiamo parlare, mia cara Sophie Rime!” disse assottigliando i grandi occhi azzurri dietro i piccoli occhiali da lettura “dov'eri? Eh? A drogarti con i tuoi amici spacconi?!”
“ehi, zia! Non è vero! I-Io ero... ero uscita un secondo...”
“incomincio a preoccuparmi per te, lo sai?” disse con aria triste “non volglio che butti via la tua vita!”
“non ti preoccupare per me!”
“non potrei mai farmi gli affari miei! Ti voglio bene!”
“anche io te ne voglio!” dissi allargando le braccia, pentendomene subito: la spalla faceva un male cane!
“cos'hai, lì?” mi chiese
“non è niente!” dissi sbito allontanando le braccia e mettendole dietro la schiena
Ma mia zia non si fece convincere, così mi prese il braccio a forza e mi gurdò il graffio sulla spalla.
“questo non è NIENTE! Come te lo sei fatto?!? vieni che lo disinfettiamo!”
qualche gridolino più tardi il mio braccio era stato curato, a quel che risultava era stato colpito da proiettili a sale. “Doveva essere proprio stupido se pensava che del sale potesse fermarmi!” pensai tra me e me.
“e adesso vai a riposare! Ne parliamo quando starai meglio!”
la abbracciai e lei se ne andò da camera mia socchiudendo la porta.
Nel silenzio della mia camera riflettei: che fosse finito il bel tempo in cui rubavo sensa esser vista? Che avessi perso il mio dono? Che il mio cervello si fosse finalmente fuso? Questi erano i miei pensieri, prima che la stanchezza venisse a prendermi, trascinandomi indietro nei ricordi.
(Flashback II)
Accadde tutto all'improvviso: ero in “gita” in un museo a pochi isolati dalla scuola, quando una mia compagna di classe rubò dalla cassa. Non appena scattò l'allarme, la mia compagna mise tutto nella borsa della più vicina: io.
La sfortuna fu che videro me tirare fuori i soldi dalla borsa, non capendo da dove venissero, e mi indicarono con dei volti non poco contrariati. Già non ero ben accetta, immaginatevi cosa successe dopo quell'episodio: l'emarginazione.
Così decisi di andare da Nick per chiedere una mano contro i bulli.
Mi ritrovai di nuovo nella strada dove lo avevo visto svoltare la prima volta. Non ero mai stata lì: era una larga strada sulla quale si affacciavano delle case abbandonate da un po' di tempo.
Lo cercai, prima guardando nei negozi, poi affacciandomi nelle finestre delle case. Niente.
Sembrava che quella strada fosse stata costruita in mezzo al deserto: serrande abbassate, finestre rotte e tante, tante crepe nei muri.
Ad un certo punto vidi una figura: era un ragazzo pallido e molto magro, un giaccone che ne ricopriva buona parte dei lineamenti e degli scarponi da militare.
Mi avvicinai per parlargli, e lui mi rivolse uno sguardo obliquo con i suoi occhietti.
“scusa” chiesi un po' timida
“cosa c'è?” disse lui avvicinandosi con il suo brutto muso: aveva una cicatrice su una guancia, ed un occhio era gonfio e nero. La sua faccia ricordava quella di un topo ed aveva gli incisivi che sporgevano in fuori
“cerco Nick... sai dirmi dove posso trovarlo?”
“chi lo vuole sapere?” mi chiese
“Sophie Rhime...”
al suono del mio nome cambiò completamente espressione, sibilando un “seguimi”.
Mi condusse alla fine della strada, svoltammo un paio di volte in qualche viuzza laterale, fino a ritrovarci in un vicolo cieco.
Alla fine di esso si trovava una piccola porta di legno che un tempo doveva essere stata verde, e ciò si poteva vedere dalle macchie scrostate di vernice.
“Nick!” chiamò il ragazzo
Ci fu un po' di silenzio e poi si sentì un girare di chiave nella serratura. Mi girai per ringraziare il ragazzo, ma lui era sparito.
La porta si aprì e ne uscì Nick, che sembrava contento di vedermi.
“allora? Hai bisogno del mio aiuto?”
“si, Nick!”
Mi domando spesso che cosa sarei oggi se non avessi ma incontrato Nick e la sua banda, ma penso anche che sia stata una scelta che mi abbia fatto cambiare molto.
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Black Thief (I diari della gazza ladra)
AventuraSophie Rhime è una ladra: questa è la sua storia.