20. Uomini e Topi

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Posteggiai la macchina a pochi passi dalla villa: meglio essere prudente se volevo tornare a casa per colazione!

Sapevo dell'esistenza di una domestica antipatica, quindi dovevo far attenzione anche a lei...

C'era qualcosa in quella situazione che mi insospettiva,. Del resto quello non ra un uomo da tirarsi indietro dalle sfide, e di certo non mi avrebbe liberato il campo così facilmente...

Qual'era il suo vero piano? Che i cacciatori fosero ancora dietro dime dall'ultima volta?

Tyler era diventato molto prudente da quando gli avevo raccontato quella storia... Aveva promesso che non ne avremmo mai parlato, ma da quando hanno incominciato a succedere cose strane non è l'unico che ha incominciato a diventare prudente...

All'improvviso arriva una chiamata per un lavoro da molti soldi, cosa che non avrei mai rifiutato perchè avevo bisogno di soldi, poi un ragazzo nuovo la sera del colpo, e poi il giorno dopo a scuola, ed infine il misterioso acquirente mi assume per un nuovo lavoro nella sera in cui il vecchio burbero parte per un viaggio o quel che è... Effettivamente suona molto sospetto...

Entrare di nuovo attraverso la biblioteca non fu difficile, utilizzai il più-.che-collaudato arpione che ormai stava diventando come un'estensione del mio braccio.

La biblioteca era silenziosa, e la porta era chiusa a chiave, cos che non fu più dopo che io passai di là...

Ripercorsi il corridoio che ormai i miei piedi conoscevano bene, fino a raggiungere la stanza delle armi antiche.

Tutto era silenzioso, ma era un silenzio di quelli strani.

Quelli che, quando succedono nei film, sai che in tutti i modi succederà qualcosa di brutto...

Cerco di non pensarci, mentre metto nello zaino alcuni dei revolver esposti nella teca: non mi era stato detto che tipo di antichità dovevo prendere, solo che dovevo prendere più roba possibile...

Feci per andarmene ma notai che qualcosa in quella stanza era cambiato: sulla parete dove prima era esposto il quadro di magritte, ora si trovava una teca dentro la quale era custodita una collana che io definirei ESTREMAMENTE luccicante.

Era bianca e nera con le perle di vari motivi: alcune erano pietre trasparenti che ricordavano molto dei diamanti, mentre le altre erano di vetro soffiato con tanti motivi disegnati sopra.

In basso, accanto alla teca, c'era una placca di uno strano metallo che non saprei classificare, sul quale c'era scritto in una calligrafia molto ordinata: A Una Gazza.

“Va bene! Ora posso ufficialmente entrare nel panico!” sussurrai tra me e me, mentre cercavo di mettere tutto a posto per uscire il prima possibile dalla sala.

Sentiì come una puntura dietro al collo, le mie braccia e le mie gambe si fecero pesanti come sassi e mi sentiì scivolare nel vuoto.

“allora è questo che si prova...” pensai, prima che qualcuno fermasse la mia caduta.

Apriì gli occhi e mi ritrovai in una stanza illuminata da una luce al neon.

Il fatto che i miei polsi erano legati al tavolo a cui ero seduta non facevano che aumentare la senzazione di benvenuto che quella stanza dava. Le pareti erano grige e spoglie, non c'erano finestre e la porta si mimetizzava con la parete.

C'era, però, un muro diverso, e si trovava di fronte a me: dava l'impressione di essere uno specchio nero, ma in realtà sapevo che cosa fosse. Era uno di quei vetri che si vedono spesso nei polizieschi, quelli che nascondono le persone dalla vista dei criminali. Fu allora che mi resi conto di cos'era quel posto, (come se le manette non fossero già abbastanza ovvie): era una sala per gli interrogatorii.

“sono davvero nei guai! E questa volta non me la cavo...” pensai, mentre la maniglia della porta si muoveva, anticipando l'entrata di qualcuno che, ero sicura, voleva qualcosa da me.

L'uomo che entrò era vestito da motociclista, aveva uno sguardo da chi è sicuro di sé ed incuteva un po' di timore.

Prima che io potessi parlare l'uomo si accomodò in una sedia davanti a me, mentre con la sua voce prendeva il comando del discoso.

“Gazza... Quanto tempo che non ci vediamo! Lo sai, ho passato metà della mia vita a chiedermi che fine avessi fatto! Finalmente sei qui...”

“si può sapere chi diavolo...” cavolo, non è possibile! O forse si?

Quel modo di parlare, la camminata da superstar ed i suoi occhietti incredibilmente furbi...

“topo?” chiesi, più stupita che spaventata

“proprio io, cara Sophie Rhime, proprio io!”

Black Thief (I diari della gazza ladra)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora