24.

24 1 0
                                    

Falko mi accompagnò fino all'ingresso dello studio: una porta bianca con sopra attaccato un'orario per ricevimenti, poi mi disse che avrebbe aspettato fuori per riaccompagnarmi a casa.

Notando la mia insicurezza mi fece cenno di si con la testa ed io bussai. Un 'avanti' mi diede coraggio ed entrai nella stanza.

Quel posto mi ricordava molto il quartier generale di qualche società segreta, quelle che si vedono molto spesso nei film d'azione: alle pareti c'erano migliaia di schermi sui quali apparivano dei video di sorveglianza, alcuni luoghi riuscivo addirittura a riconoscerli, come Brooklyn, il Bronx, qualche strada di Long Island...

Davanti agli schermi stava una donna seduta su una poltrona beige che mi dava le spalle, tutto ciò che riuscivo a vedere di lei erano i lunghi capelli corvini che ricadevano in soffici onde sullo schienale.

“voleva vedermi?” chiesi, un po' titubante

“tu devi essere Sophie... La Gazza Ladra, giusto?”

“Sono io... Lei deve essere Raven?”

“Si, in persona! Sai che cosa vuol dire Raven?”

“pensavo fosse un nome...”
“Raven è un vecchio modo per definire corvo in inglese... Mi è stato dato anni addietro per i miei capelli...” disse la donna alzandosi e voltandosi: i suoi occhi erano color ghiaccio e la sua pelle era chiarissima, tanto che si vedevano alcune vene sulle guance. A prima vista si sarebbe potuto dire che avesse vent'anni, ma i suoi occhi e qualche piccola ruga vicino ad essi lasciavano intuire che ne avesse molti di più.

La donna fece qualche passo verso di me, come studiandomi.

“ho sentito molto parlare di te... La ragazzina scampata ai Cacciatori... Lo sai, non tutti hanno questa fortuna!”

“con tutto il rispetto, come lo sa lei?”

“io sono sempre alla ricerca di nuovi talenti da reclutare... Poi ho sentito parlare molto bene di te nelle zone di Long Island...”

“come facevi a sapere chi ero?” chiesi sospettosa

“questo è un mio segreto!” mi sorrise lei “i miei informatori sono persone molto affidabili...”

“quindi cosa vuole che faccia?”
“nulla che tu non voglia...”
“ho una condizione...”
“sentiamo”
“voglio che i miei amici di Long Island siano protetti dai Cacciatori”
“Va bene! Farò in modo che da oggi pomeriggio stiano sotto sorveglianza”
“grazie davvero”
“allora è dei nostri?”
“si...”

“benvenuta!” mi sorrise la donna.

Feci per andarmene ma lei mi fermò e quando mi girai vidi che tendeva una mano verso di me. Notai che aveva parecchie cicatrici, come delle bruciature.

“in realtà non ci siamo ancora presentate! Il mio vero nome è Amy Rhime...”

Quel nome.

Fu come una pugnalata.

E mentre guardavo quegli occhi di ghiaccio mi vennero in mente così tante domande che temevo il mio cervello non avrebbe retto.

Ma la più importante riuscì ad uscire, anche se era a malapena udibile

“Mamma?”

Black Thief (I diari della gazza ladra)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora