6. The Dark Side Of The Moon

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Mi risvegliai in un letto dalle candide lenzuola e con accanto tante persone che, guardandomi, bisbigliavano tra di loro.
"Ben svegliata!" esclamò qualcuno.
La conoscevo troppo bene quella voce, era di mia madre.
Ancora con gli occhi chiusi dissi: "Mamma che è successo?" e successivamente aprii gli occhi.
"Sei all'ospedale, ieri sera un animale ti ha morso" rispose.
"Come è successo e soprattutto è grave?" Chiesi io. Nelle situazioni gravi tendevo a parlare velocemente e porre troppe domande.
"No, non ti preoccupare." Rispose il dottore vicino a lei.
Di fianco a lei c'era anche mio padre che sorrideva dolcemente. Girando la testa dall'altro lato vidi una fascia bianca sul braccio sinistro, leggermente sporca di sangue.
"Dottore" dissi "per caso mi è stata trasmessa qualche malattia?"
"No, abbiamo effettuato degli esami" rispose.
"Menomale" dissi sollevata.
"Ci sono delle persone che vogliono vederti" disse mio padre, che fece cenno con la mano di entrare.
"Camille! Ci volevi far preoccupare?" Disse Renèé. Feci un sorrisino.
"Ragazzi, sono così felice di vedervi!" eclamai.
"Il lato positivo è che puoi scrivere lo stesso, visto che sei destra e il braccio infortunato è il sinistro" disse Dustin.
Non so il perché, ma scoppiammo a ridere.
"Si, ma non dimenticare la persona che ti ha salvata chiamando i soccorsi" disse "dai entra".
Era Beck. Un ciuffo castano gli ricadeva sulla fronte, mentre notai che non indossava gli occhiali dalla montatura blu.
"Grazie" dissi semplicemente. Insomma, come si ringrazia una persona in una situazione del genere?
"Figurati" rispose.
"Allora vi lasciamo soli" disse Margaret "su ragazze e Dustin, usciamo".
Li seguirono anche i miei genitori, i quali avevano capito la situazione. Non sono mai stati come quelli delle mie amiche, ovvero sempre leggermente gelosi. Mi dissero che quando una persona che mi amava sarebbe entrata nella mia vita, non sarebbero stati loro a impedirlo.
"Allora" cominciò  Beck imbarazzato "come ti senti?".
"Ehm...potrei stare meglio" risposi "grazie ancora, mi dispiace di averti rovinato la serata"
"Tu non puoi rovinarmi la serata" rispose lui.
Sorridemmo entrambi.
Senza occhiali, ebbi la possibilità di guardare meglio i suoi occhi. Erano meglio degli occhi chiari che solitamente si amano. Erano di un marrone così intenso che ti ci potevi perdere dentro.


Il dottore entrò, dimenticandosi di bussare.
"Camille, volevo dirti che dobbiamo fare altri esami...così, per sicurezza" mi avvisò il dottore.
Quell'uomo, non so perché, mi ricordava Albert Einstein. Forse per i capelli, forse per la forma del volto o per il camice bianco.
"Certo" risposi.
"A dopo" mi salutò Beck.
"Prima devo andare un attimo al bagno" dissi rivolgendomi al medico.
"Certo, io e l'infermiera ti aspettiamo fuori"
Quando la porta si chiuse, ebbi 2 secondi per respirare e ricordarmi della sera precedente.
Poi ebbi un flashback: Beck. Le maschere. Occhi gialli. Ipnosi. Occhi rossi. Dolore. Di nuovo Beck.
Mi alzai di scatto. Sentivo le voci degli altri provenire da fuori alla camera.
"Probabilmente è stato un cane, un lupo o un coyote" sentii dire "la nostra unica preoccupazione era che le avesse attaccato la lic- rabbia, la rabbia".
Ero in piedi e guardai fuori alla finestra. Era notte e la Luna spiccava nel cielo blu. Essa è sempre stata emblematica per me, in qualche modo mi rappresentava. I miei genitori mi raccontavano sempre che da piccola volevo farla venire avvicinare a me, come se fosse stata una persona.
Quella sera la Luna era piena, notai. Alle mie orecchie arrivò il suono dell'ululato di un lupo.
Lo sentii così bene che era come fosse nella mia stessa stanza.
Poi mi girai.
"E tu chi sei?" Dissi spaventata.

Un ragazzo se ne stava in piedi indisturbato lì, come se nulla fosse. 

"Sono Paul, ti prego di non urlare" mi disse con calma.
Poi fece diventare i suoi occhi rossi.

Note di Camille, un po' di tempo dopo...
Che serata quella! Non credo che la scorderò mai. 

You, Me and the WolvesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora